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Onu: fame e insicurezza alimentare in crescita nel mondo
Il nuovo report delle Nazioni unite su fame e malnutrizione fotografa dati preoccupanti, ma anche possibili soluzioni per favorire il raggiungimento del Goal 2 dell’Agenda 2030. 30/7/2019
Cresce la povertà alimentare nel mondo: nel 2018 circa 820 milioni di persone hanno sofferto la fame, nove milioni in più rispetto al 2017, un aumento registrato per il terzo anno consecutivo. È quanto emerge dal nuovo rapporto “State of food security and nutrition in the world”, redatto da cinque agenzie delle Nazioni Unite (Fao, Unicef, Oms, Wfp - World food programme e Ifad - International fund for agricultural development) e presentato il 15 luglio a New York, nonché diffuso tramite diretta streaming dal vivo della cerimonia di lancio presso la sede Fao di Roma.
Il Report analizza i dati rispetto a 18 indicatori di quattro Obiettivi di sviluppo sostenibile (gli SDGs 2 “sconfiggere la fame”, 6 “acqua pulita e servizi igienico-sanitari”, 14 “vita sott’acqua” e 15 “vita sulla terra”). L’edizione di quest’anno include il nuovo indicatore “Prevalenza dell'insicurezza alimentare moderata o grave” basato sulla Food insecurity experience scale (Fies), utile per misurare l’insicurezza alimentare a diversi livelli di gravità e monitorare i progressi verso l’SDG 2. Essere esposti a una moderata insicurezza alimentare significa affrontare difficoltà nel procurarsi il cibo, riducendo la qualità e/o la quantità degli alimenti che si consumano. Secondo i dati oltre due miliardi di persone rientrano in questa categoria, non potendo avere un accesso regolare a cibi sani e nutrienti in quantità adeguate.
Parallelamente il numero delle persone in sovrappeso continua a crescere in tutto il mondo, passando dal 30,8% nel 2000 al 38,9% nel 2016 per gli adulti. Il fenomeno colpisce anche i più giovani: nel 2016, un bambino su cinque in età scolare (131 milioni di bambini tra i cinque e i nove anni) e quasi un adolescente su cinque (207 milioni) erano in sovrappeso e nel 2018 il fenomeno ha colpito anche più di 40 milioni di bambini in età pre-scolare (sotto i cinque anni).
Su fame e malnutrizione, invece, per i poveri e i più vulnerabili la situazione è sempre più difficile. La malnutrizione aumenta infatti nei Paesi in cui ancora non vi è traccia di crescita economica, specialmente negli Stati a medio reddito e nelle nazioni che vivono prevalentemente di commercio internazionale di materie prime. Sebbene l'Asia rimanga la regione con il più alto numero di persone denutrite (513 milioni, contro i 256 milioni in Africa), se si guarda all’accesso a un’alimentazione sicura, nutriente e sufficiente, e quindi in particolare all’indicatore della “prevalenza della sotto-alimentazione” (prevalence of undernourishment), è l’Africa la regione con i dati più allarmanti. Infatti, dal 2015 la “prevalenza della sotto-alimentazione” in Africa è aumentata in maniera lieve ma costante (18,3% nel 2015, 19,2% nel 2016, 19,8% nel 2017) e secondo le stime la percentuale per il 2018 raggiungerà il 19,9% (contro l’11,3% dell’Asia). Le cause sono i cambiamenti climatici, i conflitti e le crisi economiche.
Altra categoria svantaggiata oltre ai bambini (in Africa e Asia circa un bambino su tre soffre di malnutrizione cronica) sono le donne: le probabilità di insicurezza alimentare sono più alte tra la popolazione femminile rispetto a quella maschile in tutti i continenti, con il maggiore divario in America Latina.
Oltre a fornire una fotografia della situazione, il Rapporto individua le cause che determinano l’allontanamento dall’obiettivo “fame zero”:
- i guadagni dei piccoli produttori alimentari sono meno della metà rispetto a quelli dei grandi produttori;
- tra il 2016 e il 2017 tutti i Paesi sono stati colpiti dall’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari;
- la pesca sostenibile non è una pratica diffusa nei Paesi in via di sviluppo. Fattori preoccupati sono inoltre la pesca eccessiva e l'implementazione non uniforme di strumenti internazionali per la pesca sostenibile;
- l’emergenza idrica, che riguarda tutti i continenti, specialmente l’Africa settentrionale, l’Asia occidentale e l’Asia centrale e meridionale;
- tra il 2000 e il 2015, a causa soprattutto della conversione di aree forestali in terreni agricoli, il mondo ha perso un'area delle dimensioni del Madagascar. Il grosso della perdita è stato registrato nelle aree tropicali (America Latina, Africa sub-sahariana e Sud-est asiatico);
- l’irregolarità nei prezzi ha contribuito a compromettere l'accesso al cibo delle persone e il loro stato nutrizionale.
Sulla base dei dati il Rapporto propone delle manovre per invertire le tendenze negative. Una di queste riguarda la necessità investire nel settore agricolo, della pesca e della silvicoltura specialmente nei Paesi in via di sviluppo. Non solo, un altro passo che dovrebbero fare i governi sarebbe quello di promuovere la crescita della produttività e rafforzare la resilienza e la capacità di adattamento dei piccoli produttori alimentari.
Inoltre, il Report sottolinea che è necessario migliorare i sistemi di irrigazione in agricoltura e ridurre le perdite nelle reti di distribuzione urbane, nonché effettuare cambiamenti radicali nella gestione delle risorse ittiche. Infine, una misura importante sarebbe quella di migliorare la trasparenza delle informazioni sui prezzi e sull'offerta e domanda degli alimenti di base, consentendo ai mercati di operare in modo più efficiente.
di Eleonora Angeloni