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Ren21: 26% della produzione elettrica mondiale è rinnovabile, ma non basta
Fotovoltaico, idroelettrico ed eolico sono in crescita, ma hanno un ruolo ridotto su riscaldamento e trasporti, mentre le emissioni aumentano. Necessarie politiche di tariffazione della CO2 per invertire la rotta. 20/8/2019
“I dati del 2018 dimostrano che l'energia rinnovabile è qui per restare”. Arthouros Zervos, presidente di Ren21, introduce così il Rapporto annuale sullo stato globale delle energie rinnovabili. “Il fotovoltaico e l'eolico sono ormai opzioni tradizionali (più del 20% dei Paesi generano elettricità con queste risorse)” afferma Zervos, “ma sono necessarie decisioni politiche più audaci in molti altri settori”. Questo documento è di notevole importanza poiché sintetizza il vasto corpus di dati raccolti nel 2018 da Ren21, rete politica internazionale di oltre 350 esperti provenienti da governi, organizzazioni intergovernative, associazioni industriali, ong e mondo accademico per lo studio dell’energia rinnovabile.
“Ancora una volta i progressi si sono concentrati nel settore della produzione di elettricità, campo dove le risorse rinnovabili sono diventate sempre più competitive” afferma il documento. Le rinnovabili hanno infatti fornito oltre il 26% della produzione globale di elettricità nel 2018. Sono stati aggiunti 181 gigawatt di energia e il settore ha dato lavoro (direttamente e indirettamente) a circa 11 milioni di persone in tutto il mondo. A partire dal 2017, le energie rinnovabili rappresentano circa il 18,1% del consumo totale finale di energia (Tfec. Inoltre, per il quarto anno consecutivo, le installazioni di energia rinnovabile hanno superato quelle di combustibili fossili ed energia nucleare, e il settore privato sta svolgendo un ruolo chiave in questa direzione.
Il settore privato sta svolgendo un ruolo chiave nel guidare la diffusione di energia rinnovabile. L'investimento privato nelle energie rinnovabili è cresciuto nel 2018 e l'energia rinnovabile si è diffusa in quantità significative in tutto il mondo. Un contributo importante è arrivato dalle economie in via di sviluppo ed emergenti, che hanno fornito oltre la metà di tutti gli investimenti del 2018.
Questi progressi non sono però sufficienti per arrivare preparati al 2030. “Le emissioni globali di CO2 legate all'energia sono aumentate dell'1,7% nel 2018 a causa dell'aumento del consumo di combustibili fossili” afferma il rapporto. I sussidi globali per l'uso di combustibili sono inoltre aumentati dell'11% dal 2017 e le società del settore hanno continuato a spendere centinaia di milioni di dollari in attività di lobbying. Le politiche di tassazione del biossido di carbonio (54 nel 2018 contro le 46 del 2017) potrebbero stimolare l'interesse per le energie rinnovabili, ma attualmente coprono solo il 13% delle emissioni globali, percentuale troppo esigua per contrastare le industrie che producono energia da fossili.
Uno dei gap principali da colmare rimane il settore del riscaldamento. Le moderne energie rinnovabili hanno infatti soddisfatto circa il 10% della domanda mondiale nel settore, ma la sua crescita continua a essere troppo bassa, a fronte del fatto che il riscaldamento (e il raffreddamento) continuano a rappresentare circa la metà della domanda totale di energia mondiale. Nel 2018, solo 47 paesi avevano obiettivi concreti verso il 2030, mentre il numero di nazioni con politiche di regolamentazione del settore è sceso da 21 a 20.
Anche la penetrazione di energia rinnovabile nel settore dei trasporti rimane bassa, nonostante sia leggermente aumentata rispetto all'anno precedente, raggiungendo il 3,3%. Il settore, nonostante sia dominato dai biocarburanti liquidi, è sempre più aperto all'elettrificazione. Nel corso dell'anno sono stati registrati segnali positivi dal trasporto ferroviario, aereo e marittimo. Il numero globale di autovetture elettriche è aumentato del 63% rispetto al 2017 e molte città si stanno spostando verso l’elettrificazione del trasporto pubblico. “Le città sono fattori trainanti nella diffusione delle energie rinnovabili, e adottano alcuni degli obiettivi più ambiziosi a livello globale” precisa il documento.
Per quanto riguarda la distribuzione delle energie rinnovabili, bioenergia, solare ed eolico rimangono le risorse principali. “La moderna bioenergia (rinnovabile ma non sostenibile) è il principale contributo all'approvvigionamento globale di energia” dichiara il rapporto. Nel 2017 la bioenergia ha fornito il 5% del consumo finale globale di energia, quasi la metà dell'intero contributo delle energie alternative alle carbon fossili. La bioenergia ha dato il suo maggior contributo al settore del riscaldamento e del raffreddamento (5%), seguito dal settore dei trasporti (3%) e dalla fornitura di elettricità (2,1%).
Sono stati installati circa 100 gigawatt di energia fotovoltaica, che rappresentano il 55% degli inserimenti di nuove risorse rinnovabili, seguiti da energia eolica (28%) e idroelettrica (11%). Nel 2018, oltre 90 paesi avevano installato almeno un gigawatt di capacità di generazione, mentre almeno 30 paesi hanno superato i 10 gigawatt di capacità. Per quanto riguarda l’energia rinnovabile collegata ai moti ondosi, alcune tecnologie sembrano vicine alla commercializzazione, anche se rimangono problematiche su politiche di supporto e garanzie sui ricavi.
Il cambiamento richiesto è dunque più ampio. “Raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030 significa mobilizzare le persone a pensare in modo critico al settore energetico” conclude Zervos. “Per questa ragione è necessario rendere l'energia rinnovabile rilevante per i decisori politici sia all'interno che all'esterno del mondo della produzione di energia elettrica, e Ren21 ha cercato di compiere uno sforzo in questo senso”.
di Flavio Natale