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Goalkeepers report 2019: il tuo futuro dipende da dove sei nato e dal tuo genere
Per Bill e Melinda Gates se sei donna o vivi in un Paese povero la tua vita sarà quasi sicuramente più dura o ingiusta, ma invertire la tendenza è possibile: istruzione e sanità di base la chiave per combattere le disuguaglianze. 27/9/2019
Una donna in media impiega quattro ore al giorno per lavori domestici mentre un uomo una sola. In Ciad muoiono più bambini in 24 ore di quanti ne muoiano in Finlandia in un anno. Sono due dei dati più significativi contenuti nel “The Goalkeepers report 2019: Examining Inequality — How Geography and Gender Stack the Deck for (or Against) You” della “Bill & Melinda Gates Foundation” e che ben illustrano la tesi di fondo del rapporto: dove sei nato e la quantità di cromosomi X del tuo Dna predice il tuo futuro più di ogni altro fattore.
Anche se le disuguaglianze geografiche e di genere rimangono enormi, negli ultimi anni il gap si è leggermente ridotto. Ma se ci si vuole avvicinare agli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 bisogna accelerare questo processo investendo in capitale umano. In particolare, il futuro delle nuove generazioni può migliorare lungo due traiettorie: istruzione e salute. Senza investimenti in questi due settori sarà molto difficile combattere le disuguaglianze.
Secondo la fondazione Gates l’assistenza sanitaria di base è la componente più importante sul piano della salute pubblica. Non è infatti un caso che nei Paesi in cui s’investe di più in questo settore i risultati sanitari complessivi migliorano. Il problema è che i governi dei Paesi a basso e medio reddito investono in media solo il 36% dei loro bilanci sanitari in assistenza primaria. Spesso i cittadini devono pagare di tasca propria (quando possono permetterselo) per le cure di base.
Sul fronte scolastico, invece, per molto tempo è rimasta diffusa l’idea che gli investimenti nell’istruzione non aiutassero a migliorare la vita dei bambini più poveri. Tuttavia negli ultimi 50 anni in molti Paesi del mondo i governi hanno abbandonato queste convinzioni e oggi la priorità è garantire alti livelli d’istruzione in tutte le scuole e a tutti i livelli. Dei buoni risultati in questo senso sono stati raggiunti ad esempio in Costa d’Avorio, India, Zambia e Vietnam.
I miglioramenti in campo sanitario e scolastico, tuttavia, rischiano di essere vanificati dalle differenze di genere: indipendentemente da dove sei nato, se sei donna la tua vita sarà più difficile. Alle bambine di molti Paesi del mondo una relativa libertà è concessa solo durante la scuola primaria.
Dall’adolescenza in poi sono obbligate a spendere più tempo in lavori domestici a scapito dell’istruzione. Nell’Africa subsahariana, ad esempio, le ragazze studiano in media due anni in meno rispetto ai colleghi maschi. Inoltre, a parità di titolo di studio, le giovani lavoratrici hanno molte più difficoltà a trovare un impiego rispetto agli uomini.
Per questo motivo gli investimenti sul capitale umano già difficili da implementare in senso assoluto diventano ancora più difficili se si considera la variabile di genere. L’obiettivo deve essere certamente garantire una buona istruzione e la sanità gratuita, ma non basta: è necessario contrastare tutte quelle norme sociali che in tutto il mondo (con intensità differenti) vanificano gli sforzi di favorire nel lavoro e nella cultura ragazze istruite e in buona salute. Queste barriere culturali danneggiano non solo le donne, ma tutta la società perché ne rallentano la crescita economica e sociale.
Negli ultimi anni ci sono stati dei casi virtuosi di politiche orientate a migliorare la vita della popolazione femminile. In particolare, in Perù da quando le donne possono accedere ai contraccettivi e pianificare la loro vita, la partecipazione femminile al mondo del lavoro è cresciuta in maniera sensibile.
In conclusione, quindi, per Bill e Melinda Gates lo sviluppo del capitale umano non deve essere un’astrazione morale ma un obiettivo concreto. E solo quando avremo raggiunto questi risultati, il futuro delle persone non sarà più predetto dal genere e dal Paese di nascita, ma solo dai sogni e dal duro lavoro per realizzarli.
Di Alessandro Sarcinelli