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Nuovi strumenti e metodi per programmare la sostenibilità nei Comuni
Le politiche per il benessere dei territori sono attuabili solo con il ruolo dei Comuni, il coordinamento territoriale e il dialogo tra ministeri. Bes e SDGs strumenti fondamentali. Ecco quanto emerso dal convegno dell’Ifel. 18/11/2019
Mettere a punto nuove idee e prospettive per aiutare gli enti locali a promuovere lo sviluppo del benessere dei cittadini e del territorio, attraverso la definizione di una programmazione efficiente. Questo il senso dello studio condotto dall'Istituto per la finanza e l'economia locale (Ifel) insieme a 20 amministrazioni comunali e con l’Università Politecnica delle Marche.
La sperimentazione, presentata giovedì 14 novembre a Roma nel corso del convegno “I Comuni sostenibili: metodi e strumenti per programmare e valutare il benessere dei territori”, ha messo in relazione il processo e gli strumenti utilizzati per definire le scelte strategiche dei Comuni, contenute nel Documento unico di programmazione (Dup), le risorse (indicate nei documenti di bilancio) e gli effetti prodotti dalle azioni programmate e da quelle realizzate (grazie agli indicatori del Benessere equo e sostenibile - Bes). Un percorso necessario, hanno sottolineato i relatori, per riuscire a raggiungere gli Obiettivi dell'Agenda 2030 delle Nazioni unite.
Se i 17 Goal del documento firmato da 192 Paesi non influissero sul benessere reale dei loro cittadini sarebbero un autentico “autogol”. Sono le amministrazioni pubbliche che “devono trovare, senza forzature eccessive, una dimensione in cui i 17 Goal” producano i loro effetti positivi nella società. Con questa riflessione Guido Castelli, presidente della fondazione Ifel ed ex sindaco di Ascoli Piceno, ha aperto il convegno. Per riuscirci, ha spiegato il direttore della fondazione Pierciro Galeone, occorre “calare questi Obiettivi all’interno della macchina amministrativa, collegando gli obiettivi relativi al Bes a quelli dell’Agenda 2030, per cercare di avere un linguaggio comune”.
Anche Enrico Giovannini, portavoce dell'ASviS, è intervenuto sulla questione: “Bes o SDGs? Usiamo lo schema dei 12 domini dello sviluppo sostenibile o i 17 Obiettivi dell’Agenda 2030 per sviluppare politiche specifiche?” si chiede il portavoce dell'ASviS. “La buona notizia è che da un punto di vista concettuale le due cose quasi coincidono e questo è un messaggio importante perché toglie alibi” agli amministratori. Tuttavia, spiega ancora Giovannini, “la commissione Europea ha fatto una scelta chiara per l’Agenda 2030”. L'incarico di ridisegnare il semestre europeo intorno ai 17 Goal è stato affidato a Paolo Gentiloni, che è stato nominato Commissario dal coordinamento per l'Agenda 2030 da Ursula von der Leyen, presidente della commissione Europea. La nomina di Gentiloni appare un segnale incoraggiante, però, “tutto questo non si può fare senza un coordinamento territoriale e un ruolo chiave dei Comuni. La territorializzazione dell’Agenda è un tema fondamentale” per ottenere risultati tangibili, ha concluso Giovannini.
Per cambiare paradigma occorrono nuove idee. In questo senso, vanno anche lette le nuove analisi che Tiziano Treu, presidente del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro (Cnel), ha annunciato nel lavoro che l'istituto presenterà il prossimo 11 dicembre. “Abbiamo iniziato a pensare ad alcuni indicatori sui territori” che saranno contenuti in un focus del prossimo Rapporto sul mercato del lavoro. Tra questi, racconta Treu, “ne abbiamo scelti tre da approfondire: reddito familiare, partecipazione/mancata partecipazione al lavoro e sicurezza sul lavoro. Abbiamo analizzato questi indicatori su tutti i territori italiani. La cosa che colpisce è che c’è una grande dispersione da Nord a Sud e anche all’interno delle aree stesse esaminate”.
La sperimentazione dell'Ifel cerca di colmare proprio il gap della disponibilità di dati “costruendo un metodo che permetta di passare dalla teoria alla prassi”, racconta il coordinatore del progetto, Fabio Fiorillo. “Con questa analisi si esplicita un percorso per i Comuni, che spesso sanno cosa vogliono ma non sanno come farlo”, continua il ricercatore. L'intenzione degli autori che hanno lavorato alla sperimentazione è di andare oltre al Dup “che rischia di essere solo un adempimento burocratico”, fornendo uno strumento di programmazione e valutazione a tutti i comuni.
Anche l'Istat partecipa al progetto, spiega Angela Ferruzza della Direzione centrale delle statistiche ambientali e territoriali. L'istituto “già sta cercando di produrre materiale legato agli argomenti di cui si è parlato nel convegno” visto che gli SDGs hanno già posto la comunità scientifica di fronte alla “necessità di un'analisi complessa che tenga insieme gli elementi economici, sociali, ambientali e istituzionali”. Per riuscirci, conclude la ricercatrice, “è fondamentale l’integrazione” tra i diversi approcci e le diverse discipline.
Ma sono proprio i Comuni ad avere necessità di statistiche efficaci per indirizzare l'azione del loro governo: “L’agire amministrativo deve fondarsi sui dati e non sulle percezioni - racconta Marco Bosi, vicesindaco di Parma - e su questi ci si deve basare per prendere decisioni e la politica deve avere la forza di confrontarsi sui numeri”. Tuttavia, l'amministratore sottolinea come esistano difficoltà a reperire persone che siano in grado di interpretare i nuovi dati e come siano necessarie “competenze per cambiare la programmazione pubblica”.
D'altronde l'avvento dei Big data ha sconvolto l'analisi statistica tradizionale, spiega Matteo Mazziotta, che lavora al portale dell'Istat “A misura di Comune”, che mette a disposizione dei comuni italiani un ampio archivio statistico di dati che li riguardano. “Abbiamo bisogno di misurare fenomeni socio-economici complessi. Dobbiamo pensare a diversi indicatori”, integrando indagini campionarie e fonti amministrative, adeguando gli strumenti statistici alla programmazione degli interventi di sviluppo locale. Per questo, sottolinea Mazziotta, occorre fornire un “set di indicatori” che siano utili alle amministrazioni e disponibili a tutti attraverso un portale interattivo.
Non solo: Massimo Anzalone, capo area bilancio e contabilità presso l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, ha sottolineato come contabilità e bilanci delle aziende sparse sul territorio siano strumenti preziosi per le amministrazioni per definire e avviare programmi specifici.
“Sono le alleanze tra istituzioni che fanno avvenire le cose e creano impatto”, gli fa eco Paolo Pezzana dell'Università di Milano, ma non si possono fermare a una visione di breve termine: “servono processi che attivino risorse e stimolino interventi dai territori. È fondamentale trovare obiettivi sul breve termine che diano risultati, ma ci servono visioni a medio lungo termine per colmare questo gap” tra amministratori e cittadini, conclude il professore.
In questo senso si colloca lo sforzo che sta compiendo la Corte dei Conti. Lo spiega Ermanno Granelli, presidente di coordinamento sezioni riunite in sede di controllo della Corte dei Conti: “Siamo alla vigilia dell’approvazione della delibera del programma annuale per il 2020”. La delibera armonizzerà un grande programma nazionale “orientato a mettere al centro dei controlli l’Agenda 2030”.
La Rappresentante del Presidente del consiglio a presiedere la cabina di regia “Benessere Italia”, Filomena Maggino, ha spiegato nel suo intervento la complessità dell'azione da mettere in campo per risolvere i ritardi: “Il Bes è uno strumento importante che a livello internazionale è l’esempio più avanzato di misurazione del benessere condiviso”, ma per riuscire ad avviare politiche efficienti bisogna far dialogare i ministeri”, da qui la Cabina di Regia organizzata dal governo. “L’obiettivo è quello di creare politiche trasversali, tematiche che devono essere gestite da più ministeri, se non da tutti. Abbiamo fatto più di 200 incontri che ci hanno aiutato a definire quali sono queste politiche trasversali”.
“Se vogliamo cambiare la vita delle persone dobbiamo mettere a disposizione strumenti a chi ha a che fare con i territori”, sottolinea Angelo Rughetti, responsabile dell'Osservatorio sugli investimenti comunali dell'Ifel. “Gli indicatori devono essere intercambiabili tra di loro” e utilizzabili dalla “miriade di enti pubblici dell’amministrazione”. Avere a disposizione degli indicatori prima di prendere una decisione capendone gli effetti, dunque, è fondamentale”.
di William Valentini