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Bei: il 38% degli italiani prevede che emigrerà per il cambiamento climatico
Surriscaldamento globale, disoccupazione, sanità: queste le tre preoccupazioni principali. Per un terzo degli europei gli effetti del clima sono irreversibili, ma il 69% crede di poter contribuire personalmente a combatterne gli effetti. 9/12/19
La Banca europea per gli investimenti (Bei) ha lanciato la seconda edizione dell'Eib climate survey, indagine sulla percezione dei cambiamenti climatici condotta dalla Bei. “I risultati sono particolarmente rilevanti in un momento in cui il clima è una delle massime priorità sia dell'agenda politica Ue che della Bei” afferma il Rapporto.
Condotto in collaborazione con il Bva, società di ricerche e consulenza esperta in scienze comportamentali, il sondaggio diffuso alla vigilia della conferenza di Madrid mira a creare un dibattito sugli atteggiamenti e le aspettative dei cittadini in termini di azione per il clima nell'Unione europea, negli Stati Uniti e in Cina. "Ascoltare l’opinione dei cittadini è fondamentale per assicurarci di affrontare le loro preoccupazioni, senza lasciare nessuno indietro", afferma Emma Navarro, vicepresidente della Bei.
L'indagine rivela in primo luogo che la migrazione ambientale è vista come una realtà preoccupante in Europa, tanto che l'82% degli intervistati afferma che il cambiamento climatico costringerà le persone a lasciare il proprio Paese di residenza per sfuggire a condizioni meteorologiche estreme. In particolare, il 24% degli europei prevede di trasferirsi in un altro Paese a causa dei cambiamenti climatici e in Italia questa percentuale sale al 38%. Questa percezione è significativamente più alta tra le nuove generazioni, dove il 41% sta prendendo in considerazione l'opzione di trasferirsi all'estero. Un importante divario può essere registrato anche tra i Paesi europei: ad esempio, il 33% degli austriaci di età compresa tra 15 e 29 anni prevede di trasferirsi in un altro Paese, percentuale che sale al 51% tra i giovani spagnoli.
La differenza tra Paesi dell’Europa settentrionale e meridionale si fa sentire anche riguardo all’ordine delle problematiche nazionali. Gli europei del Sud vedono infatti la disoccupazione come il problema più grande (il 72% degli spagnoli e il 69% degli italiani la collocano tra le prime tre sfide). I Paesi del Nord Europa come Danimarca, Paesi Bassi, Germania e Austria vedono invece la crisi climatica come la più grande minaccia per il loro futuro. Questo contrasto di opinioni si riflette anche sulla percezione dell’impatto del cambiamento climatico nella quotidianità: i cittadini dei Paesi mediterranei segnalano un impatto maggiore (94% per l'Italia e 87% per la Spagna), mentre la percentuale scende al 63% e 66% rispettivamente per Danimarca e Svezia. Complessivamente, l'82% degli europei afferma che i cambiamenti climatici hanno un impatto significativo sulla vita quotidiana, percezione che sale al 98% in Cina e al 76% negli Stati Uniti.
Ma come vengono percepite le soluzioni a questa minaccia?
“Gli europei rimangono più scettici rispetto ai cinesi quando si tratta di combattere i cambiamenti climatici” dichiara il Rapporto. “Il 59% degli europei lo considera reversibile, che è 21 punti in meno rispetto alla Cina (80%) ma superiore alla percentuale degli Stati Uniti (54%)”. Il 69% degli europei pensa inoltre che il proprio impegno individuale possa influire positivamente sul surriscaldamento globale, percentuale a metà strada tra il 72% della Cina e il 65% degli Stati Uniti.
I risultati dell'indagine confermano dunque che la minaccia del cambiamento climatico è ampiamente condivisa in tutta Europa. Il 47% degli europei lo classifica come la più grande sfida della propria vita, seguita dall’accesso ai servizi sanitari (39%) e dalla disoccupazione (39%). Lo stesso non si può dire per gli Stati Uniti, dove la minaccia del cambiamento climatico si attesta al 39%, dopo l'accesso ai servizi sanitari (45%), mentre il 73% dei cinesi ritiene che il surriscaldamento globale sia la più grande sfida per la società, prima dell'accesso ai servizi sanitari (47%) e delle crisi finanziarie (33%).
“L’Italia è ottimista sulla possibilità di risolvere i cambiamenti climatici” fa notare il Rapporto. Mentre l'86% del pubblico italiano riconosce che gli esseri umani hanno avuto un ruolo significativo nel causare il cambiamento climatico, il 69% ritiene che possa ancora essere invertito, 10 punti in più rispetto alla media europea (59%). Il 73% degli italiani si sente inoltre parte attiva della lotta per risolvere questa crisi.
Per quanto riguarda gli impatti del surriscaldamento globale, esiste un forte consenso tra gli italiani (94%) sul fatto che questa minaccia abbia avuto un’influenza significativa sulla vita quotidiana. I tre segni più preoccupanti del cambiamento climatico sono, per la nostra nazione, lo scioglimento dei ghiacciai (47%), l'inquinamento atmosferico (40%, 8 punti in più rispetto alla media europea) e l'aumento delle temperature (39%). Inoltre, in molti sono d’accordo che questi effetti sull'ambiente e sull'aria continueranno a farsi sentire in futuro: l'80% degli italiani afferma infatti che, anche se le emissioni di gas serra cesseranno, le loro conseguenze continueranno a propagarsi per secoli.
di Flavio Natale