Sviluppo sostenibile
Lo sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri.

L'Agenda 2030 dell'Onu per lo sviluppo sostenibile
Il 25 settembre 2015, le Nazioni Unite hanno approvato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, un piano di azione globale per le persone, il Pianeta e la prosperità.

Goal e Target: obiettivi e traguardi per il 2030
Ecco l'elenco dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals - SDGs) e dei 169 Target che li sostanziano, approvati dalle Nazioni Unite per i prossimi 15 anni.

Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile
Nata il 3 febbraio del 2016 per far crescere la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e per mobilitare la società italiana, i soggetti economici e sociali e le istituzioni allo scopo di realizzare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile.

Altre iniziative per orientare verso uno sviluppo sostenibile

Contatti: Responsabile Rapporti con i media - Niccolò Gori Sassoli.
Scopri di più sull'ASviS per l'Agenda 2030

The Italian Alliance for Sustainable Development (ASviS), that brings together almost 300 member organizations among the civil society, aims to raise the awareness of the Italian society, economic stakeholders and institutions about the importance of the 2030 Agenda for Sustainable Development, and to mobilize them in order to pursue the Sustainable Development Goals (SDGs).
 

Notizie

L’economia dei rifiuti in Italia: a rischio i target Ue al 2035

Cresce la raccolta differenziata italiana, ma il Was report evidenzia deficit di capacità e impianti insufficienti. Aumentano gli investimenti ma sono concentrati nei territori più ricchi. 27/12/19

In Italia la raccolta differenziata aumenta, passando dal 55,9% del 2017 al 58,8% del 2018, ma gli impianti di trattamento dei rifiuti sono insufficienti, e se ne costruiscono sempre meno, anche per l’incertezza delle politiche pubbliche. Le aziende del settore crescono, ma gli investimenti restano concentrati nei territori più ricchi del Nord. È il quadro che emerge dal report annuale 2019 di Was – Waste strategy, il think thank di Althesys sulle strategie di gestione dei rifiuti, dal titolo “L’industria del waste management in Italia: quadro competitivo, scenari impiantistici, innovazione”, presentato il 28 novembre a Roma.

I termovalorizzatori non hanno visto incrementi significativi negli ultimi anni. Gran parte dei nuovi impianti previsti è rimasta sulla carta. Secondo il Rapporto, senza nuove costruzioni entro il 2035 si perderà circa la metà dell’attuale capacità. Questo impedirebbe all’Italia di raggiungere i target Ue al 2035 che prevedono, secondo le ultime direttive sull’economia circolare, il 65% di riciclo dei rifiuti urbani e il limite del 10% al conferimento in discarica. Le infrastrutture dovranno crescere perché il raggiungimento di quegli obiettivi comporterà un aumento sensibile della raccolta differenziata (dal 55% del 2017 al 76% nel 2035) e del riciclo (dal 42% al 65%), ma anche del recupero energetico (dal 18% al 25%).

Per i rifiuti organici gli impianti sarebbero sufficienti ma sono distribuiti male sul territorio nazionale: molti al Nord e pochi al Sud. Il contesto di incertezza politica e normativa che condiziona il settore si riflette sul numero di operazioni straordinarie realizzate: le iniziative mappate per il 2018 sono state 23, in calo rispetto alle 28 del 2017 e alle 45 del 2016.

Il valore della produzione dei 124 maggiori operatori dei rifiuti urbani in Italia ha raggiunto nel 2018 9,18 miliardi di euro, con un aumento del 4,9% rispetto all’anno precedente. Le imprese attive nella raccolta operano in 4.143 Comuni italiani (52,1% del totale), servono 40,5 milioni di abitanti (quasi il 70% della popolazione) e gestiscono 22,3 milioni di tonnellate di rifiuti urbani (il 75,5% di quelli prodotti nel 2017).

Nel 2018 gli investimenti dei 124 operatori hanno raggiunto 477,5 milioni di euro, in aumento del 17,4% rispetto al 2017. Le tre grandi multiutility pesano per il 44% del totale. Da sole, raccolgono il 22% dei rifiuti e servono il 21% degli abitanti, realizzando nel 2018 il 30% del fatturato del settore. Non si risolvono, invece, le criticità riscontrate dagli operatori metropolitani che, pur occupando il 17% del settore (con 7,2 milioni di abitanti e il 19% dei rifiuti urbani raccolti), scontano la carenza di impianti. Le piccole e medie utility, invece, continuano a presidiare con buoni risultati i rispettivi ambiti locali, coprendo il 44% del totale e realizzando più di due miliardi di fatturato (22%). Hanno raccolto 5,7 milioni di tonnellate e servito 10,1 milioni di abitanti. Gli operatori privati, con il 16% dei rifiuti raccolti, hanno servito il 23% dei Comuni, incidendo per il 14% del valore della produzione totale.

 

di Andrea De Tommasi

 

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venerdì 27 dicembre 2019

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