Sviluppo sostenibile
Lo sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri.

L'Agenda 2030 dell'Onu per lo sviluppo sostenibile
Il 25 settembre 2015, le Nazioni Unite hanno approvato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, un piano di azione globale per le persone, il Pianeta e la prosperità.

Goal e Target: obiettivi e traguardi per il 2030
Ecco l'elenco dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals - SDGs) e dei 169 Target che li sostanziano, approvati dalle Nazioni Unite per i prossimi 15 anni.

Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile
Nata il 3 febbraio del 2016 per far crescere la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e per mobilitare la società italiana, i soggetti economici e sociali e le istituzioni allo scopo di realizzare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile.

Progetti e iniziative per orientare verso uno sviluppo sostenibile

Contatti: Responsabile Rapporti con i media - Niccolò Gori Sassoli.
Scopri di più sull'ASviS per l'Agenda 2030

The Italian Alliance for Sustainable Development (ASviS), that brings together almost 300 member organizations among the civil society, aims to raise the awareness of the Italian society, economic stakeholders and institutions about the importance of the 2030 Agenda for Sustainable Development, and to mobilize them in order to pursue the Sustainable Development Goals (SDGs).
 

Notizie

Nel 2020 previsti conflitti per l’acqua in India, Iran, Iraq, Mali, Nigeria, Pakistan

Un nuovo strumento messo a punto dal Wri prevede le guerre che si scateneranno nel mondo per la mancanza della risorsa idrica, sempre più minacciata dal cambiamento climatico. I peggiori conflitti in Asia e Africa. 27/12/19

È tra gli impatti più visibili dei cambiamenti climatici: l’aumento della temperatura produce desertificazione e obbliga intere popolazioni a fare i conti con la mancanza d’acqua, privandosi così di un elemento primario per la vita e lo sviluppo economico e sociale. Teorizzate negli ultimi decenni, nell’epoca del cambiamento climatico le guerre per l’acqua diventano man mano una realtà con cui fare i conti.

Ma come riuscire a capire in quali zone del mondo si scateneranno conflitti violenti legati alla scarsità e alla cattiva gestione dell’oro blu? A questo tipo di domanda cerca di dare risposta il nuovo strumento lanciato dal World resources institute dal titolo “Water, peace and security” (Wps), reso noto il cinque dicembre presso l'Organizzazione meteorologica mondiale di Ginevra. Per capire in quali parti del pianeta si scateneranno violenze per stress idrico nei prossimi 12 mesi, il tool analizza dati raccolti negli ultimi 20 anni: riesce a distinguere i conflitti già esistenti da quelli che si genereranno per l’acqua grazie a uno studio basato su più di 80 variabili ambientali, sociali ed economiche.

“Mentre la popolazione mondiale si avvicina a 10 miliardi di persone, assistiamo a crisi idriche e alimentari più gravi, disordini sociali e conflitti – ha dichiarato Charles Iceland, direttore delle iniziative idriche globali e nazionali del Wri -. L'acqua è spesso una causa principale trascurata del conflitto e della migrazione. Il Wps è stato progettato per aiutare i Paesi che hanno scarso accesso all’acqua a mobilitare risorse e sviluppare capacità per l’azione. Con la possibilità di prevedere i conflitti innescati in parte dai rischi idrici con 12 mesi di anticipo e con un alto grado di risoluzione e certezza geospaziale, speriamo che questo sia un punto di svolta nel contribuire a prevenire tali conflitti".

Lo strumento, infatti, utilizzando le migliori tecnologie geospaziali riesce a prevedere i tumulti con un alto livello di successo: i test effettuati fino a ora dicono che nell’86% dei casi il Wps è riuscito a prevedere la nascita di nuove guerre per l’acqua. Al momento è in grado di capire l’evoluzione del rischio in Africa, Medio oriente, Sud e Sud-est asiatico ma presto, assicurano i ricercatori, sarà pronto per valutare la situazione a livello globale.

I primi risultati ci dicono che le zone più a rischio per i prossimi 12 mesi saranno:

  • Bassora in Iraq, dove l'acqua è uno dei numerosi fattori che scatenano tensioni. A causa dell'inquinamento proveniente dai fiumi Tigri ed Eufrate, in molti non hanno accesso all'acqua potabile, sono state oltre 120mila le persone ricoverate in ospedale dopo aver bevuto acqua inquinata nel 2018. Un fattore che ha scatenato violenti proteste.
  • L'Iran sudoccidentale, dove i residenti di Khorramshahr e Abadan hanno recentemente sperimentato carenze idriche e acqua potabile di scarsa qualità.
  • In Mali, dove la zona di conflitto si estenderà sempre più a Sud: gli agricoltori dogon e i pastori fulani sono coinvolti in un ciclo di violenze per via del continuo deterioramento delle risorse di cui dispongono, aggravato da differenze etniche e dalla presenza di gruppi armati esterni.
  • In Pakistan e in India le proteste degli agricoltori, spesso violente, per mancanza d’acqua per l'irrigazione sono all'ordine del giorno.
  • In Nigeria, dove gli omicidi e le rappresaglie tra i gruppi di agricoltori e pastori per scarse risorse idriche e terrestri stanno rapidamente crescendo.

La costruzione del Wps ha potuto contare sul contributo di diversi ricercatori esperti in materia provenienti da sei organizzazioni specializzate in ambiente, sviluppo e sicurezza internazionale: Ihe delft Institute for water education, World resources institute, Deltares, The hague center for strategic studies, International alert e il Wetlands international. Oltre al Wps sono in cantiere ulteriori strumenti per agire in modo tempestivo sul nascere di nuovi conflitti.

“Le crisi idriche stanno aumentando in tutto il mondo e saranno solo aggravate dai cambiamenti climatici. Comprendere la dimensione idrologica di tali crisi non è sufficiente per trovare soluzioni accettabili: dobbiamo anche comprendere le loro implicazioni sugli esseri umani e sui sistemi sociali, economici e politici, spesso mal equipaggiati per affrontare tali crisi in modo efficace e cooperativo”, ha dichiarato Eddy Moors, rettore dell’Ihe delft.


di Ivan Manzo

venerdì 27 dicembre 2019

Aderenti