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L'educazione digitale dei bambini nel 21°secolo: mix tra benessere e tecnologia
Il 91% dei quindicenni ha accesso a uno smartphone e il 18% degli studenti ha accesso a internet prima dei sei anni. Il digitale può migliorare la vita dei bambini ma può creare problemi. 2/1/20
Il Rapporto dell’Ocse “Educating 21st Century Children - Emotional Well-being in the Digital Age” si concentra sulla connessione tra benessere emotivo e tecnologie digitali, esaminando come sono cambiati i genitori, le amicizie e su come è possibile sfruttare, da parte dei bambini, le opportunità online, minimizzandone i rischi.
Secondo il Report i bambini sono sempre più connessi e trascorrono sempre più tempo online. Nel 2015, il 91% dei quindicenni che hanno aderito al Programma per la valutazione internazionale degli studenti (Pisa) ha dichiarato di avere accesso a uno smartphone, il 74% ha avuto accesso a un portatile, il 60% ha avuto accesso a un pc e il 53 % ha avuto accesso a un tablet con connessione internet. Nei Paesi Ocse ogni studente trascorre mediamente circa due ore e mezza al giorno online quando non è a scuola e più di tre ore durante il fine settimana.
Un'altra tendenza importante, sottolinea il Rapporto, è che i bambini accedono a internet sempre prima: nel 2015 il 18% degli studenti è andato online per la prima volta prima di raggiungere i sei anni. Questa tendenza contribuisce alla creazione di nuovi stress fisici e mentali.
I bambini del 21esimo secolo sono più ansiosi, dormono meno e l’obesità infantile è in crescita; calano le attività all’aperto in favore del tempo passato davanti ad uno schermo. La difficoltà di monitoraggio del comportamento online da parte dei genitori espone i ragazzi a rischi come cyber bullismo, sexting (invio di testo o immagini sessualmente esplicite tramite internet) o semplicemente l’utilizzo di app non destinate alla loro fascia di età. Tuttavia, secondo il documento dell’Ocse, molti rischi e opportunità legati alla tecnologie digitali non sono ancora conosciuti e non sono gli stessi per tutti i soggetti.
Fuori dal contesto scolastico gli studenti svantaggiati tendono a utilizzare internet per chattare o per inviare email e ancor meno lo utilizzano per leggere le notizie e ottenere informazioni pratiche. Gli studenti svantaggiati potrebbero anche non essere consapevoli di come trarre vantaggio dall’uso della tecnologia.
Sebbene la scuola sia l'ambiente migliore per colmare il divario tra studenti avvantaggiati e svantaggiati, lo studio esprime seri dubbi sulla capacità degli insegnanti di trasferire ai bambini solide competenze digitali. Gli stessi insegnanti segnalano che una delle necessità più importanti per la crescita professionale è legata alle competenze Ict.
Con l’aumento dell’uso della tecnologia, conclude il Rapporto, lo sviluppo della cittadinanza digitale è diventata prioritaria in molti Paesi del mondo. Incoraggiare i bambini ad essere resilienti e ad impegnarsi in comportamenti etici quando sono online, permetterà loro di acquisire le giuste competenze digitali.
Per i governi significherà attuare una serie di politiche in grado di fornire ai bambini (e ai genitori) tutti gli strumenti e le conoscenze necessarie per proteggersi online. Per supportare i governi in questo compito, l'Ocse ha adottato nel 2012 la Raccomandazione sulla protezione dei minori online. Questo documento, attualmente in fase di aggiornamento, si concentra su tre principali sfide affrontate dai governi: la necessità di un approccio politico e pratico basato sull'evidenza; la necessità di gestire la complessità delle politiche attraverso un migliore coordinamento e coerenza delle politiche e in ultimo sulla necessità di trarre vantaggio dalla cooperazione internazionale per migliorare l'efficienza dei quadri politici nazionali.
di Tommaso Tautonico