Notizie
Il declino delle specie migratrici: a rischio tre su quattro, Onu lancia l’allarme
Si è conclusa la conferenza Cms Cop 13, tenutasi quest’anno in India dal 15 al 22 febbraio. Rafforzati i piani di conservazione e aggiunte 10 nuove specie al trattato. Premiato l’impegno dell’Italia. 28/2/20
Molte specie migratrici sono in declino, i loro habitat minacciati dal riscaldamento globale e dall’inquinamento. Questi alcuni dei temi discussi nella 13esima conferenza delle parti della Convenzione sulla conservazione delle specie migratrici (Cms Cop13) dell’Unep, che si è tenuta a Gandhinagar, in India, dal 15 al 22 febbraio. All’evento, sul tema “Migratory species connect the planet and together we welcome them home”, hanno partecipato più di 2mila delegati da tutto il mondo. La Cop 13 è stato il primo di una serie di incontri previsti nel 2020, considerato dall’Onu come un “super anno” per la biodiversità, che culmineranno nella 15esima Conferenza delle Nazioni unite, in ottobre a Kunming in Cina, quando verrà adottata una nuova strategia globale per il prossimo decennio, il Post-2020 global biodiversity framework.
Nel Rapporto presentato dalla Cms, il primo in assoluto sullo stato delle specie migratrici, è emerso un quadro preoccupante. Sono in declino, infatti, il 73% delle specie migratrici dell’appendice I, ossia quelle a rischio estinzione, e il 48% delle specie dell’appendice II, ovvero quegli animali che hanno uno stato di conservazione sfavorevole e richiedono accordi internazionali per la loro tutela e gestione. I pesci stanno subendo il calo più rapido. Nel maggio 2019 il Rapporto Ipbes delle Nazioni unite sulla biodiversità aveva rilevato che un milione di specie animali e vegetali, tra cui quelle migratrici, sono a rischio estinzione.
“Il report sullo stato delle specie migratrici è stato un campanello d’allarme e le parti hanno riconosciuto l’importanza di un’analisi più approfondita”, ha affermato Amy Fraenkel, segretario esecutivo della Cms, “la Cop 13 ha commissariato un nuovo rapporto che ci darà un’idea migliore di ciò che sta accadendo a queste specie e fornirà anche uno strumento necessario per capire dove dobbiamo concentrare il nostro lavoro”.
In occasione della Cop 13, sono state concordate diverse misure trasversali. Si è deciso, ad esempio, di integrare la tutela delle specie migratrici nelle politiche energetiche e climatiche nazionali, incentivando le energie rinnovabili, e di rafforzare le iniziative per combattere l’uccisione, la cattura e il commercio illegale di uccelli migratori. È stata inoltre approvata l’adozione di misure per mitigare gli impatti delle infrastrutture, come strade e ferrovie, sulle migrazioni, e ridurre il numero di “catture accessorie” nelle operazioni di pesca.
Dieci nuove specie migratrici sono state aggiunte alle appendici della Cms. Sette sono state inserite nell’appendice I, ovvero l’elefante asiatico, il giaguaro, l’otarda indiana, il florican del Bengala, la gallina prataiola, l’albatro degli Antipodi e lo squalo longimano. Le restanti tre, il muflone, lo squalo martello e la canesca, sono stati annessi all’appendice II. Per altre 14 specie sono stati rafforzati i piani di conservazione.
A conclusione della Cop 13 è stata inoltre lanciata la Dichiarazione di Gandhinagar, per chiedere che le specie migratrici e il concetto di “connettività ecologica” siano integrati e posti come priorità nel quadro adottato dalla 15esima Conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità.
Sette enti, tra governi e istituzioni, sono stati premiati per il loro contributo alla conservazione delle specie migratrici ed è stato conferito loro il titolo di Migratory species champions. Sono Italia, India, Germania, Principato di Monaco, Norvegia, Commissione europea ed Environment agency di Abu Dhabi. Il governo italiano ha ottenuto il riconoscimento “per il suo sostegno allo sviluppo dell'atlante globale sulla migrazione degli animali per il periodo 2018-2020”.
di Andrea De Tommasi