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L’Italia perde posizioni nella classifica della felicità, 15 marzo 2016
World Happiness Report 2016 è stato presentato ieri a Roma nella sede della Banca d’Italia, in lieve anticipo rispetto alla Giornata della Felicità che l’Onu invita a celebrare il 20 marzo. I “Rapporti sulla felicità” nascono da un dibattito nella sede delle Nazioni Unite nell’aprile 2012.
Quello presentato a Roma è il quarto volume della serie ed ha caratteristiche in parte diverse dai precedenti, perché si tratta di un aggiornamento rispetto al più ampio volume del 2015. L’occasione dell’incontro a Roma, nell’ambito della World Happiness Conference svoltasi dal 15 al 17, ha indotto i responsabili del Rapporto John Helliwell,Richard Layard e Jeffrey Sachs a corredare il documento con un secondo volume, contenente cinque ricerche, di cui quattro di autore italiano, che esplorano le misure della felicità, le relazioni con la dottrina sociale della Chiesa cattolica, la storia della felicità pubblica, il ruolo della famiglia e le correlazioni tra i diversi indicatori del benessere.
Il Rapporto contiene anche le classifiche aggiornate della “Felicità 2013 – 2015”, basate sul sondaggio mondiale Gallup e su altre fonti. L’Italia si colloca al 50° posto tra 157 paesi, ma l’aspetto più rilevante è che insieme alla Spagna è tra gli otto paesi del mondo dove la valutazione espressa dagli intervistati è scesa maggiormente negli anni della crisi (dal 2005 - 2007 al 2013 – 2015), passando nella media da 6,71 a 5,97 su una scala da zero a dieci.
Una tavola rotonda coordinata da Dino Pesole del Sole 24 Ore ha discusso il Rapporto, con la partecipazione del direttore di Avvenire Marco Tarquinio, degli economistiStefano Zamagni (Università di Bologna) e Paolo Sestito (Banca d’Italia), del responsabile della Pontificia accademia delle scienze Marcelo Sanchez Sorondo e del Portavoce dell’ASviS Enrico Giovannini, che ha sottolineato l’esigenza di rivedere i dati con i quali si valuta il progresso e di impegnarsi su nuovi modelli di analisi della situazione sociale (così come si fa per l’economia con i modelli econometrici), per accompagnare e monitorare la realizzazione degli obiettivi che il mondo si è dato con gli SDGs, in tutte le loro interrelazioni.
15/03/16