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Carbon budget, giusta transizione e perdite economiche al centro dell'AR6
Lavori in corso per il rapporto Ipcc in uscita nel 2022. L’ente intergovernativo ha approvato una policy interna per favorire l’uguaglianza di genere. 5/3/20
Si è da poco conclusa la 52esima sessione dell’Ipcc (Ipcc-52), l’Intergovernmental panel on climate change delle Nazioni unite che fa da supporto scientifico alle Conferenze sul cambiamento climatico. L’incontro ha visto la partecipazione di più di 130 partecipanti provenienti da 113 Paesi. Tra le attività svolte dell’ente intergovernativo c’è quella delicata e fondamentale relativa alla stesura di Rapporti capaci di integrare le migliori pubblicazioni scientifiche sull’argomento climatico, sintetizzando il tutto in una efficace documento rivolto alla politica globale. Fino dalla sua nascita, nel 1988, l’Ipcc ha prodotto cinque rapporti di valutazione (nel 1990, 1995, 2001, 2007 e 2014) più tre relazioni speciali (una nel 2018 e due nel 2019).
Argomento principe dell’ultimo dibattito è stato proprio il prossimo Rapporto di valutazione, il “Sixth assessment report” (Ar6), attesissimo studio in uscita nel 2022, che segue lo “Special report 1.5°C” del 2018. La comunità scientifica ha approvato le linee guida e lo schema che dovrà seguire l’Ar6, più i temi che dovrà toccare. Durante l’Ipcc-52, si è discusso: di carbon budget, in pratica si cerca di stabilire il limite della quantità di gas serra da emettere per centrare l’Accordo di Parigi; di giusta transizione, come tutelare i posti di lavoro che andranno persi nel processo che porta a un mondo libero dai combustibili fossili; di loss and damage, danni e perdite generate dal cambiamento climatico, tema particolarmente sentito, per esempio, dai territori che rischiano letteralmente di scomparire per effetto dell’innalzamento del livello del mare indotto dal riscaldamento globale.
La comunità scientifica si è poi soffermata sull’organizzazione dei futuri lavori che l’Ipcc svolgerà per l’Unfccc (United nations framework conference on climate change), soprattutto alla luce del primo Global stocktake (Gst) delle Nazioni, previsto nel 2023 come deciso dai Paesi firmatari dell’Accordo di Parigi (lo ritroviamo nell’articolo 14). Un processo fondamentale, volto a valutare l’andamento e l’attuazione di tutti gli aspetti toccati dall’Accordo di Parigi.
Infine, l’Ipcc ha istituito una politica interna per la parità di genere: un piano di implementazione per monitorare il bilanciamento della “Gender policy” all’interno dell’ente scientifico. Un passo importante che possiede anche un alto valore simbolico; basti pensare a come la questione di genere s’intreccia e si scontra con le politiche di contrasto e con gli effetti del cambiamento climatico.
di Ivan Manzo