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La spesa pubblica: le buone pratiche per lo sviluppo sostenibile
Un saggio di The economist intelligence unit (Eiu) riflette su come orientare la politica fiscale degli Stati verso il raggiungimento degli SDGs. I passi da fare sulla strada dell’innovazione. 10/3/20
In che modo la spesa pubblica può accelerare il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile? A questa domanda ha provato a rispondere il saggio dal titolo “The future of public spending: why the way we spend is critical to the sustainable development goals”. A scriverlo, The economist intelligence unit (Eiu), la business unit dell’Economist group che fornisce previsioni e servizi di consulenza economici. Il saggio, scritto con il supporto di Unops, l’ufficio delle Nazioni unite con il mandato per le infrastrutture e per gli appalti, ha indagato le opportunità offerte dal miglioramento delle pratiche di spesa pubblica attraverso molteplici interviste a esperti di politiche pubbliche.
“Gli appalti sono stati tradizionalmente visti come una funzione amministrativa, ma c’è un continuo spostamento verso un loro uso strategico per supportare gli SDGs e altri obiettivi di sviluppo nazionale che i governi stanno perseguendo”, afferma Liesbeth Casier, consulente politico per gli appalti pubblici e le infrastrutture dell’International istitute for sustainable development (Iisd).
“Quando parliamo di appalti sostenibili”, precisa Vinay Sharma, direttore dell’area Solutions and innovations in procurement della Banca mondiale, “parliamo di tre aree: appalti socialmente responsabili, ecologicamente responsabili ed economicamente responsabili. La tendenza è quella di pensare che stiamo parlando solo di approvvigionamento ambientale, mentre dobbiamo tenere conto di tutti e tre”.
In effetti, sebbene gli acquisti verdi e gli appalti sostenibili siano spesso utilizzati in modo intercambiabile, i primi si riferiscono solo a obiettivi ambientali mentre i secondi comprendono obiettivi sociali come la creazione di posti di lavoro, gli acquisti etici, la promozione delle pari opportunità e lo sviluppo economico locale.
Tra i 17 SDGs solo uno fa esplicito riferimento agli appalti pubblici, ovvero il target 7 del Goal 12, che sottolinea la necessità di “promuovere pratiche di appalti pubblici sostenibili, in conformità con le politiche e le priorità nazionali”. Tuttavia la spesa pubblica è parte integrante per raggiungere la maggior parte dei Goal, e si citano ad esempio i Goal: 5 (uguaglianza di genere), 8 (lavoro dignitoso e crescita economica), 9 (industria, innovazione e infrastrutture), 13 (azione per il clima), 16 (pace, giustizia e istituzioni forti) e 17 (partnership per gli obiettivi).
“L’introduzione di valutazioni ambientali o socialmente responsabili negli appalti richiede anche modi di pensare innovativi”, avverte però Erika Bozzay, consulente senior per gli appalti pubblici dell’Ocse, “ma in molti Paesi si riscontra una cultura in tema di appalti pubblici che è avversa al rischio”.
Poiché affrontare tutti i 17 SDGs può essere scoraggiante, riflette Connie Hedegaard, presidente della tavola rotonda dell’Ocse sullo sviluppo sostenibile ed ex commissario europeo per l’azione per il clima, è preferibile “iniziare con alcuni obiettivi molto specifici, invece di essere come paralizzati di fronte a tutto ciò che riguarda il pianeta Terra”.
Per evitare però risposte frammentate e contrastanti, i governi devono stabilire regole e procedure uniformi e definire ciò che costituisce un acquisto sostenibile. “Dati i numerosi enti nazionali e locali coinvolti negli appalti pubblici, il coordinamento è essenziale”, nota Gian Luigi Albano, capo dell’area ufficio studi e supporto alle strategie di gara di Consip. E cita l’esempio degli sforzi per la riduzione delle emissioni di carbonio attraverso politiche di approvvigionamento. “Se non ci sono linee guida politiche sufficientemente precise, si corre il rischio di avere migliaia di modi diversi per farlo”, conclude Albano.
"Per soddisfare gli SDGs più importanti, i Paesi hanno bisogno di più risorse", chiosa Carola Pessino, principal economist nella divisione di gestione fiscale della Banca interamericana di sviluppo (Idb), che auspica un impegno sugli investimenti. "La stima è che nei mercati emergenti questo potrebbe richiedere uno stanziamento annuo di ulteriori quattro punti di Pil. In tal senso, migliorare e rafforzare l'efficienza negli appalti pubblici, nei salari e nei trasferimenti pubblici può liberare fondi per questo”.
di Andrea De Tommasi