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Oil: futuro incerto per i giovani, Neet in aumento e due su tre sono donne
Mancanza di posti qualificati, scarsa formazione professionale, esclusione sociale. Milioni di ragazzi sono ancora senza rappresentanza nel mercato del lavoro. Nonostante il progresso tecnologico. 19/3/20
Il numero di giovani che attualmente non studiano, non lavorano e non sono impegnati in alcun percorso formativo (Neet, ovvero “not in education, employment or training”) è in aumento e la maggior parte sono donne. I ragazzi affrontano un futuro incerto nel mercato del lavoro a causa dell’automazione, della scarsa attenzione alla formazione professionale e della mancanza di posti adeguati alle loro qualifiche. È la fotografia scattata dall’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil) nel nuovo rapporto “Global employment trends for youth 2020: technology and the future of jobs”, pubblicato il 9 marzo.
Il Rapporto mostra che il tasso di partecipazione alla forza lavoro dei giovani (15-24 anni) è in diminuzione. Tra il 1999 e il 2019, nonostante la popolazione giovanile mondiale sia cresciuta da 1 miliardo a 1,3 miliardi, il numero totale di giovani impegnati nel mondo del lavoro (coloro che sono occupati o disoccupati) è sceso da 568 milioni a 497 milioni. L’Oil rileva anche una tendenza al rialzo della quota di giovani Neet: erano 259 milioni nel 2016 (rapporto “Get youth 2017”) e sono saliti a 267 milioni nel 2019, di cui due terzi (181 milioni) sono giovani donne. “Queste tendenze indicano che non verrà centrato l’obiettivo fissato dalla comunità internazionale di ridurre sostanzialmente il tasso di Neet entro il 2020”, osserva l’organizzazione.
“Troppi giovani in tutto il mondo si stanno allontanando dall’istruzione e dal mercato del lavoro, il che può danneggiare le loro prospettive a lungo termine, oltre a compromettere lo sviluppo sociale ed economico dei loro Paesi”, ha affermato Sangheon Lee, direttore del dipartimento per le politiche dell’occupazione dell’Oil, aggiungendo che “i motivi per cui diventano Neet variano enormemente”. Per questo, secondo Lee, “la sfida consisterà nel raggiungere questi giovani con politiche forti ma con un approccio mirato, perché un approccio indifferenziato non funzionerebbe”.
Altre sfide che, secondo l’Oil, richiedono una risposta politica forte includono la persistente disparità di genere nel mercato del lavoro, la prevalenza di lavoro informale (che colpisce più di tre quarti dei giovani lavoratori) e il fenomeno dei lavoratori poveri (quasi un terzo del totale). Inoltre, i giovani affrontano il più alto rischio di automazione, essendo selezionati in occupazioni che sono in media più automatizzabili, ovvero sostituibili con le macchine. Per questo l’Oil chiede che i programmi di formazione professionale siano rivisti e modernizzati in modo tale da soddisfare le mutevoli esigenze dell’economia digitale.
Quanto ai giovani laureati, il Rapporto rileva che questi hanno meno probabilità di perdere il posto di lavoro a causa dell’automazione. Tuttavia affrontano altri problemi, perché il rapido aumento di coloro che completano l’istruzione terziaria ha creato uno “squilibrio tra la domanda e l’offerta di laureati, spingendo verso il basso i salari”.
Ma il mercato del lavoro a livello globale non potrà evitare le pesanti ripercussioni legate all’attuale emergenza sanitaria provocata dalla diffusione del Coronavirus. Come osserva, ad esempio, il rapporto “Il mercato del lavoro 2019. Una lettura integrata” curato da ministero del Lavoro, Istat, Inps, Inail e Anpal e pubblicato il 12 marzo. “La comparsa del coronavirus Covid-19 a gennaio 2020 e la sua rapida diffusione in Cina”, si legge, “sta ulteriormente indebolendo le prospettive di crescita economica, con prevedibili pesanti ricadute anche sul mercato del lavoro”.
Il Rapporto rileva che il 2019 è stato segnato in Italia da un aumento dell’occupazione, con un massimo storico di 23,4 milioni di unità. Sul totale dell'anno scende anche il tasso di disoccupazione, cioè il numero di persone che cercano un impiego e non lo trovano sul totale della popolazione attiva. Il dato cala al 10%, in flessione di sette decimi di punto rispetto all'anno precedente. Tuttavia, già prima dell’emergenza, c’erano problemi strutturali rilevanti per il lavoro. Da una parte, osserva il Rapporto, "permane la tendenza a una crescita occupazionale a bassa intensità lavorativa" e d'altra parte "gli elevati divari con l'Ue sono aumentati anche nella recente fase di ripresa". Per questo il presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo parla di “una dinamica complessivamente favorevole” entro cui permane, tuttavia, “un’ampia area di inoccupazione e di sottoccupazione, con un diffuso utilizzo del part-time involontario, una dinamica che non ha impedito l’acuirsi degli squilibri territoriali interni e rispetto all’Unione europea”.
“Global employment trends for youth 2020: technology and the future of jobs”
“Il mercato del lavoro 2019. Una lettura integrata”
di Andrea De Tommasi