Notizie
Il piano Onu: la cooperazione per sconfiggere il virus e costruire il futuro
Serve “la più grande risposta sanitaria che il mondo abbia mai visto”. A rischio 25 milioni di posti di lavoro e almeno il 10% del Pil globale. Onu: iniziamo a risolvere i problemi che rendono tutti più vulnerabili. 1/4/20
“È il più grande test che le Nazioni unite hanno mai affrontato”, sono le parole con cui il segretario generale António Guterres ha presentato il Rapporto Onu sugli impatti di lungo termine generati dall’emergenza Covid-19.
Secondo “Shared responsibility, global solidarity: responding to the socio-economic impacts of Covid-19”, studio pubblicato il 31 marzo, i potenziali effetti sull’economia globale e sui singoli Paesi possono essere disastrosi. Lo studio descrive la velocità con cui si è diffusa l’epidemia, dichiarata poi dall’Oms una pandemia, e mette in guardia dai rischi derivanti dalla crisi incentivando i governi nazionali a collaborare per mitigarne gli effetti.
Finora il virus Sars-Cov-2, che scatena nell’uomo la malattia Covid-19, ha causato 33.257 morti, con 697.244 casi confermati in tutto il mondo. “Una crisi umanitaria che richiede un’azione coordinata”, ha continuato Guterres, “serve il massimo supporto finanziario e tecnico per le persone più povere e vulnerabili”.
Una richiesta di solidarietà che deve essere estesa al settore economico, dato che ci prepariamo a vivere una crisi peggiore di quella del 2008 e che, secondo la stima del Fondo monetario internazionale, senza una risposta multilaterale coordinata potrebbe tagliare almeno il 10% del Pil globale (del 2020); motivo per cui l’Onu ha istituito un fondo per sostenere gli sforzi compiuti dai Paesi a basso e medio reddito. Sulla questione è arrivata anche l’analisi dell’Organizzazione mondiale del lavoro (Ilo): saranno tra i 5 milioni e i 25 milioni i posti di lavoro persi, con costi per l’economia globale che potrebbero variare tra 860 miliardi di dollari e 3,4 mila miliardi di dollari.
Il Rapporto avverte che “non c’è più tempo”, bisogna subito passare all’azione per costruire “la più grande risposta sanitaria che il mondo abbia mai visto”, basata su una solida cooperazione guidata dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Inoltre, è assolutamente necessario mettere in piedi una collaborazione scientifica trasversale per arrivare il prima possibile alla creazione di un vaccino o a un trattamento efficace di contrasto al virus, che sia basata su un approccio inclusivo, coinvolgendo il più possibile le comunità in modo da rispettare diritti umani e uguaglianza di genere. All’interno del documento Onu viene infatti riconosciuta l’importanza delle donne e delle ragazze nella risposta all’emergenza e che, soprattutto le opportunità dei più giovani, non devono essere lese dalla pandemia.
Ci sono poi diverse azioni da cui partire per evitare la crescita delle disuguaglianze. C’è naturalmente la fornitura di risorse da destinare a lavoratori e famiglie, senza dimenticare che deve essere garantito un aiuto alle imprese per evitare la perdita di posti di lavoro e che in molti Paesi l’offerta di un assicurazione sanitaria deve essere potenziata. Mentre “bisogna resistere alla tentazione di adottare misure protezionistiche” ed evitare “attività commerciali nocive”.
Ma questo che stiamo vivendo rappresenta anche un momento di scelta. “Bisogna tornare al mondo che conoscevamo oppure occorre affrontare in modo decisivo quelle problematiche che rendono tutti vulnerabili?”, si interroga lo studio. La risposta è che la crisi deve essere sfruttata per costruire sistemi sanitari più forti, per dare manforte alle persone in difficoltà e che vivono in condizioni di estrema povertà, per compiere un passo decisivo nella lotta ai problemi ambientali, primo tra tutti il cambiamento climatico. L’obiettivo deve essere quello di vivere in un Pianeta più sano, per “mantenere la promessa dell’Agenda 2030 e dei 17 SDGs”.
di Ivan Manzo