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Giornata mondiale degli oceani: microplastiche e sbiancamento minacciano gli ecosistemi
Le acque marine garantiscono il 5% del Pil mondiale, con un giro di affari che vale circa 3mila miliardi di dollari l’anno ma l'inquinamento causato dalla plastica mette a repentaglio la sopravvivenza di molte specie
Gli oceani coprono il 70% della superficie terrestre e producono metà del suo ossigeno, ma non godono di buona salute.
A ricordarlo, il rapporto delle Nazioni Unite, in occasione della giornata mondiale dedicata agli oceani l'8 giugno, dove viene denunciata una situazione critica per molti versi.
Quest'anno l'attenzione si è concentrata sull'analisi dell'inquinamento causato dalle plastiche. L'Onu stima che complessivamente la presenza di questo materiale negli oceani si attesti intorno ai 5mila miliardi di particelle, raggiungendo un peso complessivo di 270mila tonnellate. Numeri da capogiro, aggravati dal fatto che una volta riversati nei mari questi rifiuti si scompongano in frammenti molto piccoli, inferiori ai 5 millimetri, le microplastiche, che vengono ingerite dalla fauna marina causano seri danni all'ecosistema.
Una situazione diffusa su tutto il globo, che mette a rischio molte specie marine, in particolare i coralli.
Queste creature in realtà soffrono anche a causa dello “sbiancamento”, specie nella barriera corallina australiana. Nel Pacifico tropicale, infatti, l'insolito innalzamento delle temperature delle acque, provocata secondo gli esperti dagli sconvolgimenti conseguenti al fenomeno climatico conosciuto come El Nino, innescano il processo dello sbiancamento. I coralli espellono le cellule di cui invece avrebbero bisogno per avviare il processo di fotosintesi, faticando quindi a produrre l'energia necessaria per formare lo scheletro. Non bisogna sottovalutare questa reazione, se si tiene anche conto del fatto che oltre un miliardo di persone dipende dalle specie che gravitano intorno alla barriera corallina dal punto di vista alimentare ed economico. A livello globale gli oceani rappresentano una importante risorsa economica, garantendo il 5% del Pil mondiale, con un giro di affari che vale circa 3mila miliardi di dollari l’anno.
A offrire una mappatura accurata della situazione di mari e oceani è il rapporto The Atlas of Ocean Wealth, curato da The Nature Conservancy (Tnc) e dalla sua rete di partner su tutto il globo terrestre: la maggiore raccolta di dati al mondo in materia di monitoraggio della salute delle specie marine e costiere.
Queste informazioni, elaborate sia grazie a nuove metodologie sia a quelle più tradizionali, includono 35 nuove mappe che mostrano la rilevanza della natura per gli abitanti della Terra a ogni latitudine e illustrano anche il potenziale naturale, quantificando accuratamente il valore delle risorse marine. Per questo, spiega il rapporto, stimare l'entità di questo potenziale economico oltre che naturale, può essere un incentivo per la loro tutela che si traduce direttamente in qualità di vita delle persone in tutto il mondo e in possibilità di impresa e di sostentamento.
di Elis Viettone