Notizie
Investendo il 7% in più sull'energia si potrebbero ridurre del 50% le emissioni inquinanti entro il 2040
Produzione energetica, inquinamento e salute: il rapporto della Iea "World Energy Outlook Special Report 2016: Energy and Air Pollution" mostra la relazione tra questi fattori e propone strategie di lungo termine per i governi. L'aria inquinata è la quarta causa di morte al mondo.
Basterebbe un aumento del 7 % sugli investimenti per l'energia per dimezzare entro il 2040 l'inquinamento dell'aria, quarta causa al mondo delle morti premature.
A rivelarlo è l'International Energy Agency (Iea) che per la prima volta nel rapporto "World Energy Outlook (Weo) Special Report 2016: Energy and Air Pollution" sottolinea il rapporto tra energia, inquinamento e salute.
Ogni anno infatti si stima che 6.5 milioni di decessi siano strettamente collegati alla qualità dell'aria, in particolare nelle aree più povere, ma non solo: l'80% dei Paesi che monitorano i propri livelli di polveri sottili nell'atmosfera, infatti, non riescono ad adeguarsi agli standard stabiliti dall'Organizzazione mondiale della salute (Oms). Eppure, sottolinea la Iea, con le moderne tecnologie in ambito di produzione energetica, i governi, con politiche e azioni mirate e una visione che guardi al futuro, sarebbero in grado di invertire questa tendenza.
Nel dettaglio le statistiche ci dicono, ad esempio, che le morti legate all'inquinamento all'aria aperta sono destinate ad aumentare, passando dai 3 milioni di oggi ai 4,5 del 2040, specialmente in Asia, mentre l'inquinamento domestico nello stesso periodo vedrà un calo dai 3,5 milioni di vittime di oggi a 3 milioni, specie nei Paesi in via di sviluppo, che al momento per cucinare o scaldarsi fanno ancora largamente uso di combustibili quali legna o carbone.
Nonostante nelle economie più avanzate si assista a un tendenziale calo nelle emissioni dannose per la salute, la Iea avverte che se questo declino non riguarderà tutti i Paesi del mondo il rischio sarà quello di ritrovarsi con una situazione disomogenea, con grandi squilibri a livello regionale.
In Cina la diminuzione di emissioni si è ormai consolidata come una tendenza costante negli ultimi anni, mentre a destare più preoccupazioni è la situazione in India, Sudest asiatico e Africa: qui si assiste a un generale peggioramento della qualità dell'aria.
Così, se a mettere a rischio la salute dopo pressione alta, malnutrizione e fumo si collocano proprio le sostanze inquinanti rilasciate da industrie, centrali di energia elettrica e automobili, emerge con ancora più chiarezza l'importanza della transizione economica e sociale disegnata dalla Cop21 di Parigi come roadmap per i prossimi anni, perché “L'aria pulita è uno dei diritti fondamentali dell'uomo”, puntualizza Fatih Birol, direttore della Iea, “E I governi sono oggi in grado di agire immediatamente. Esistono politiche energetiche e tecnologiedalla provata efficacia che permetterebbero un significativo taglio dell'inquinamento in tutto il mondo, con benefici alla salute generale”, prosegue Birol, “Bisogna abbandonare l'idea che le comunità debbano sacrificare l'aria pulita in favore della crescita economica”.
Ecco il rapporto completo
di Elis Viettone