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System change compass: una bussola per orientare la transizione sostenibile in Ue
Systemiq e Club di Roma indicano la strada per raggiungere gli obiettivi del Green deal e di Next Generation Eu nel futuro. Sono necessari approcci sistemici: questi piani sono più vulnerabili di quanto si pensi. 3/11/20
“L’Unione europea sta intraprendendo uno sforzo senza precedenti: una trasformazione verde e digitale”. Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, apre così il rapporto “A system change compass: implementing the european Green deal in a time of recovery”, prodotto da Systemiq, azienda impegnata sui temi della sostenibilità, e dal Club di Roma, pubblicato il 23 ottobre e recentemente presentato in un webinar. “Il Green deal europeo e Next Generation Eu daranno forma all'architettura sociale, economica ed ecologica del continente per i decenni a venire. Per utilizzare al meglio il loro potenziale e costruire l'Europa in cui tutti vogliamo vivere, dobbiamo adottare però un approccio sistemico”.
È proprio su questo aspetto che si concentra il Rapporto: la necessità di fornire una guida per la realizzazione del Green deal europeo, affrontando i fattori trainanti dell'uso delle risorse, esaminando il panorama industriale sulla base di una transizione economica sostenibile, prendendo le esigenze della società come punto di riferimento per tutte le attività economiche.
“Il Green deal fornisce una stella polare per un’Europa prospera e verde. Tuttavia, in quanto programma politico che collega vecchie e nuove teorie del cambiamento, è molto vulnerabile” si legge nel documento.
Il Rapporto delinea così una prospettiva sistemica da applicare alla struttura economica europea nel suo insieme, così come ai suoi singoli elementi costitutivi, identificando tre pilastri, dieci condizioni di sistema, 30 orientamenti politici, otto ecosistemi economici (contenenti dai tre ai cinque orientamenti per guidare la definizione delle priorità economiche per i fondi di recupero dal Covid-19) e oltre 50 orientamenti campione per le politiche industriali del futuro, tracciando così una vera e propria mappa del percorso europeo dei prossimi anni.
“Abbiamo il piano, abbiamo le risorse, abbiamo l’appoggio internazionale, e tutte le ‘stelle' sono allineate per portare avanti questa trasformazione” afferma Kurt Vandenberghe, European green deal advisor. “Ma c’è bisogno della partecipazione e del supporto di ognuno”.
Sempre a questo proposito, Sandrine Dixson-Declève, co-presidente del Club di Roma, ha aggiunto che “bisogna affrontare questioni sistemiche secondo un approccio non settoriale, in modo da ottimizzare i risultati di ogni azione”.
È sicuramente vero che l’orientamento del Green deal europeo e Next Generation Eu riflettono questo cambio di passo, tracciando obiettivi e principi per riequilibrare resilienza ed efficienza, considerando la sostenibilità e la ripresa dalla crisi da Covid-19 “come due facce della stessa medaglia”. Questi piani, però, possono incontrare delle difficoltà, sormontabili solo attraverso tre pilastri, utili a un rapido lancio dell’European green deal:
- Elaborare orientamenti politici condivisi a livello globale;
- Produrre orientamenti economici in grado di soddisfare i bisogni della società;
- Delineare un quadro comune di obiettivi e una tabella di marcia.
Il System change compass affronta proprio questi pilatri, ridefinendo il sistema politico-economico europeo tramite dieci condizioni di sistema. “Identifichiamo questi principi, che dovranno però essere discussi e alla fine concordati tra gli attori” si legge nel Rapporto. “Alcuni, come gli obiettivi di governance o la riprogettazione del mercato delle risorse, si discostano nettamente dal modo in cui funziona attualmente il nostro sistema economico”. Inoltre, aggiunge sempre il documento, “i dieci principi non sono classificabili: devono avere il medesimo peso e importanza, poiché tutti si rafforzano a vicenda”.
A questi dieci punti il System change compass aggiunge inoltre:
- 30 orientamenti politici “per il ripristino delle premesse fondamentali del Green deal”, traducibili in strumenti da utilizzare a livello nazionale ed europeo. “Quando applicati al sistema generale, i dieci principi del System change compass si traducono in questi 30 orientamenti, utili ai policy makers per plasmare le attività economiche in modo da garantire che rimangano entro le risorse del nostro Pianeta”;
- Otto “ecosistemi economici” per il futuro delle politiche industriali dell’Europa. Quattro di questi soddisfano direttamente un’esigenza sociale specifica (cibo sano, città sostenibili, mobilità intermodale e beni di consumo), mentre quattro ecosistemi economici aggiuntivi supportano gli altri nella fornitura di questi bisogni (energia rinnovabile e risparmio energetico, economia circolare, recupero del rapporto con l’ambiente, digitalizzazione). “Le persone non hanno bisogno di prodotti e servizi, ma che i loro bisogni sociali vengano soddisfatti” si legge nel Rapporto. “Non hanno bisogno di automobili, ma di mobilità”;
- Oltre 50 orientamenti campione che identifichino una visione comune delle priorità industriali: “il futuro dell'Europa non sarà dominato dalle aziende e dalle industrie di oggi, ma dai sistemi economici di domani e dai loro rispettivi ‘campioni’ emergenti”. Questi orientamenti costituiscono un primo tentativo per disegnare il panorama industriale europeo futuro. “Se queste priorità verranno sviluppate, le industrie possono diventare verdi, resilienti, autentici motori per lo sviluppo dell’economia del ventunesimo secolo”. Questo renderebbe le industrie settori per generare nuovi posti di lavoro, che verranno stimolati attraverso i fondi di recupero.
Adottare un approccio sistemico, riunire politiche differenti sotto denominatori comuni, aggregare fattori disaggreganti, restano dunque il punto cardinale per la riuscita della transizione verde, e il compito è tutt’altro che semplice. Johan Huizinga, storico olandese del Novecento, studiando i popoli arcaici nel saggio antropologico Homo Ludens (1938) scriveva: “le lingue cosiddette primitive talvolta hanno parole che designano le diverse specie di un genere, ma non ne hanno alcuna che designi il genere stesso; hanno parole che designano luccio e anguilla, ma non ne hanno alcuna che designi il pesce”.
La difficoltà è dunque trovare la parola “pesce”.
di Flavio Natale