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Le voci delle donne nei media, tra opinioni inascoltate ed emarginazione
Nelle notizie e nei processi decisionali relativi al Covid-19, le donne sono spesso invisibili, dice uno studio commissionato dalla Fondazione Gates. Interpellate più per pareri soggettivi che per giudizi autorevoli. 25/11/20
Le donne, sia al Nord che al Sud del mondo, oltre a essere vittime di violenza fisica e a subire maggiormente rispetto agli uomini gli effetti economici e sociali della pandemia, sono spesso ignorate dall’opinione pubblica come professioniste dotate di opinioni autorevoli, secondo il monitoraggio di ActionAid presentato in occasione della giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne.
“Emarginazione politica e sociale” e “invisibilità”, infatti, sono le parole associate alle donne nel dossier dedicato alla parità di genere nei media durante la pandemia, dal titolo “The missing perspectives of women in Covid-19 news: A special report on women under-representation in the news media”, commissionato dalla Fondazione Bill e Melinda Gates e diffuso a settembre 2020.
Basato su quasi 12mila pubblicazioni e 1,9 milioni di articoli redatti tra il primo marzo e il 15 aprile 2020, il dossier analizza le discriminazioni di genere nel campo dell’informazione in India, Kenya, Nigeria, Sudafrica, Gran Bretagna e Stati Uniti, attraverso tre indicatori: le donne come fonti competenti e attendibili nel campo delle notizie; le donne come protagoniste delle notizie; e la copertura mediatica delle questioni relative all’uguaglianza di genere durante la pandemia.
“La voce di ogni singola donna - riporta il dossier - è soffocata almeno da quella di quattro o cinque uomini”, e nei 175 articoli più popolari nei Paesi presi in esame, soltanto il 19% degli esperti intervistati nella descrizione della pandemia è rappresentato da donne.
Su 2.100 citazioni estrapolate da 80 pubblicazioni, inoltre, agli uomini è stato dato quasi tre volte più spazio rispetto alle donne in Gran Bretagna, quattro volte di più in Kenya, più di quattro negli Stati Uniti, quasi cinque in Sudafrica e cinque volte di più in India.
Le donne coinvolte nei processi decisionali relativi alla pandemia, poi, sono pochissime: in Gran Bretagna il 100% della classe politica impegnata nella gestione del Covid-19 è rappresentata da uomini, negli Stati Uniti il 93%, in Nigeria il 92%, in India l’86%, in Kenya l’80% e in Sudafrica il 50%. Le donne, inoltre, rischiano di ammalarsi di Covid-19 maggiormente rispetto agli uomini, che invece registrano maggiori decessi, dal momento che rappresentano il 69% dei professionisti della salute e sono per questo più esposte al virus negli ospedali e nelle strutture sanitarie.
Globalmente, conclude il dossier, l’uguaglianza di genere è mancata nel 99% dei casi analizzati, e le sfide politiche, sociali, economiche e personali delle donne - che per contro sono più informate e più attente alle notizie rispetto agli uomini - sono tendenzialmente ignorate dalla narrazione mediatica della pandemia.
Il dossier raccomanda di dare maggior spazio alla parità di genere e alle donne, sia in qualità di professioniste e di voci autorevoli, sia in qualità di testimoni della crisi, modulando il linguaggio giornalistico a favore di un vocabolario inclusivo, non violento e non discriminatorio.
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di Viola Brancatella