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Health at a glance: Italia male su salute dei giovani e accesso alle cure
Tra i primi in Europa per tabagismo e tra gli ultimi per attività fisica: questo il quadro che fa l’Ocse sui ragazzi italiani. Nel Belpaese si vive a lungo, ma crescono i bisogni di cura insoddisfatti, aggravati dal Covid-19. 3/12/20
Negli ultimi decenni in Europa l’aspettativa di vita alla nascita è aumentata costantemente, arrivando a toccare 81 anni nel 2018. L’Italia, insieme alla Spagna, guida la classifica dei Paesi europei con la maggiore prospettiva di longevità, attestandosi a una media di 83 anni, con le donne che continuano a detenere un vantaggio sugli uomini di circa quattro anni. Tuttavia, questo trend di crescita è andato rallentando negli ultimi anni, specialmente nei Paesi dell’Europa occidentale, a causa delle ricorrenti ondate influenzali e il Covid rischia di contribuire a questo rallentamento o finanche di determinare una riduzione dell’aspettativa di vita dove questa è più alta. È quanto rilevato dal rapporto pubblicato dall’Ocse “Health at a glance: Europe 2020”, diffuso a fine novembre, che analizza annualmente lo stato di salute dei cittadini europei e la qualità dei sistemi sanitari.
Secondo lo studio, tra i maggiori fattori di rischio per la salute dei cittadini europei c’è il tabacco che, specialmente se consumato in adolescenza, può provocare a lungo termine malattie respiratorie, cardiovascolari e cancro. Sebbene il tabagismo tra gli adolescenti sia diminuito negli ultimi anni in Europa, attestandosi su una media del 18% nel 2018, in Italia più di un adolescente su quattro di 15 anni dichiara di aver fumato almeno una volta nel corso dei mesi precedenti alla rilevazione. È uno dei dati più alti in Europa (Eu26).
E se tra il 2008 e il 2018 cala in Italia il consumo di alcol pro capite per adulto attestandosi sotto la media europea (10 litri Eu/8 litri Italia), sul consumo di cannabis tra i 15 e i 34 anni la percentuale italiana è più alta della media europea (20% contro il 15%). Inoltre, il Belpaese detiene il triste primato della quota più bassa dei bambini di 11 anni e degli adolescenti di 15 anni che non praticano almeno un’ora al giorno di attività fisica, come raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità. A questo si aggiunge il dato sull’aumento dell’obesità tra gli adolescenti di 15 anni nel periodo 2010-2018: la percentuale media europea di giovani in sovrappeso passa infatti dal 16% al 19%. E se questo fenomeno è più diffuso tra i maschi, in Italia la quota di ragazzi obesi è più del doppio rispetto a quella delle ragazze.
Tra le principali criticità italiane permane il problemadell’accessibilità al sistema sanitario. L’indicatore è condizionato da vari fattori come i costi delle cure, la distanza dal servizio assistenziale più vicino e i tempi di attesa. In tutti i Paesi europei nel 2018 la maggior parte della popolazione riportava domande di cura insoddisfatte. I bisogni di salute che non trovano risposta spesso si traducono, per le fasce più povere, in una rinuncia alle cure e, più in generale, in un aumento delle disuguaglianze. L’Italia non fa eccezione. E anche se tra il 2008 e il 2019 il tasso di crescita della spesa pubblica pro capite in sanità aumenta in media dell’1%, i livelli italiani si attestano complessivamente ben al di sotto di quelli dei maggiori Paesi europei: se ad esempio la Germania spende circa 4.500€ per cittadino, il Belpaese si ferma a 2.473€. A ciò si aggiunge che molto spesso sono le famiglie a pagare di tasca propria - “out-of-pocket”- una quota consistente delle spese sanitarie.
Infine, l’emergenza da Covid-19 ha messo tragicamente in luce alcune fragilità e lacune preesistenti dei sistemi sanitari europei, tra cui la disponibilità di posti letto in rapporto alla popolazione e la necessità di una certa flessibilità nel poterne aumentare il numero. L’Italia ha dovuto affrontare l’emergenza attestandosi, già prima della pandemia, con una percentuale di posti letto disponibili ogni 1.000 abitanti ben al di sotto della media europea, ovvero solo 3 rispetto ai 5 della media europea.
La pandemia ha messo dunque chiaramente in luce la necessità di rafforzare la resilienza dei sisitemi sanitari nazionali, garantendo una maggiore efficienza delle cure e anche una maggiore accessibilità. Infatti a pagare le conseguenze, anche indirette del contagio, sono state spesso le categorie già vulnerabili come i disabili che, a causa della pandemia, hanno avuto ulteriori difficoltà nell’accedere ai servizi sanitari e nel ricevere assistenza.
Scarica il Rapporto “Health at a Glance: Europe 2020”
Leggi anche il documento diffuso dall’Organizzazione mondiale della sanità su Covid e disabilità
Guarda il video Undesa “Five things to know about living with a disability during Covid-19”
di Elita Viola