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Giovani e scelte compromesse: ecco da cosa dipende il loro futuro
Livello di istruzione dei genitori, territorio di provenienza, origine culturale. Sono tra i principali fattori che determinano l’abbandono scolastico e le decisioni degli adolescenti, dice l’osservatorio sulla povertà educativa. 10/02/21
Il prossimo futuro del nostro Paese è nelle mani degli adolescenti che oggi sono affidati al sistema scolastico. L’istruzione degli adolescenti deve essere dunque una priorità per l’intera società, e deve essere una priorità monitorare la capacità del sistema educativo nazionale di investire su di loro.
L’osservatorio sulla povertà educativa, offre una banca dati per promuovere un dibattito sulla condizione dei minori in Italia, evidenziando come l’adolescenza non sia solo una fase di transizione tra infanzia e età adulta, ma l’età in cui ragazze e ragazzi compiono molte delle decisioni che definiranno la loro vita successiva, a partire dalla scuola.
Per questo motivo è importante offrire a tutti la possibilità di poter decidere liberamente e in piena consapevolezza il proprio percorso, a prescindere dalle condizioni di partenza. Questa garanzia è alla base della fiducia che ogni adolescente, e cittadino, deve poter riporre nel sistema educativo. Ma purtroppo oggi non è così, per troppi adolescenti la scelta appare già vincolata da fattori che limitano l’opportunità di decidere in modo consapevole il proprio futuro: divari prima di tutto sociali, economici, culturali, ma anche territoriali, e tecnologici.
Oggi, in Italia vivono poco meno di dieci milioni di minori. Un’età in cui emergono in modo forte i divari negli apprendimenti, che troppo spesso portano alla scelta dell’abbandono scolastico. L’abbandono della scuola prima del tempo è l’emblema di un diritto alla scelta che è stato compromesso. Un fallimento per l’intera società nel preparare la prossima generazione di adulti.
Il Rapporto “Scelte compromesse - Gli adolescenti in Italia, tra diritto alla scelta e impatto della povertà educativa”, presentato il 4 febbraio online, analizza i diversi aspetti che rischiano di compromettere questo diritto, che dipendono in buona parte dalla condizione di partenza.
Il primo vero divario è legato all'origine sociale. E questi mesi di pandemia hanno reso ancor più evidenti le profonde disuguaglianze tra le famiglie costrette ad adeguarsi ai ritmi e agli stili di vita imposti dai lockdown. Case sovraffollate, difficoltà di accesso ai servizi di rete, scarsa disponibilità di materiali e dispositivi, ma anche mancanza di sostegno da parte degli adulti.
Non è un caso che l’analisi dei risultati delle Prove nazionali Invalsi restituisca sistematicamente esiti inferiori tra i figli delle famiglie con status socio-economico-culturale più basso. Questi risultati hanno una doppia implicazione: compromettono il diritto alla scelta degli adolescenti di queste fasce di popolazione e rendono più complicata la possibilità di emanciparsi dalla condizione di svantaggio. Non investire in un adolescente significa limitarne il potenziale.
Altro elemento discriminante è il livello di istruzione dei genitori: in quasi 2/3 dei casi, i figli di chi non ha il diploma non si diplomano a loro volta, contribuendo a rendere ereditaria la condizione di partenza. In Italia la relazione tra il livello di istruzione degli adulti e la scelta degli adolescenti di lasciare gli studi prima del tempo è molto alta. Il Report ritiene cruciale il coinvolgimento della comunità educante per contrastare questa tendenza: dal sostegno individuale agli studenti che restano indietro, a investimenti sui sistemi di orientamento scolastico, in modo da valorizzare pienamente il diritto di ragazze e ragazzi a una scelta consapevole.
Alla fine delle medie gli adolescenti sono chiamati a fare una scelta molto importante: la scuola superiore. Scelta per cui il territorio di appartenenza costituisce un forte elemento di divario. In alcuni territori, lontani dalle città maggiori, la scelta della scuola è condizionata anche dall'offerta presente. Nelle aree periferiche o interne della penisola l’offerta educativa viene spesso minata anche da fattori come l’alta mobilità dei docenti, pluriclassi composte da alunni di età diverse, scuole sottodimensionate. Le statistiche rilevano una quota di Neet (giovani disoccupati che non studiano né si formano) più elevata nelle aree interne e nelle periferie.
Infine, ai divari territoriali e sociali, il Report aggiunge quello legato all'origine culturale. In Italia circa un adolescente su dodici ha cittadinanza diversa da quella italiana. Oltre 350mila ragazze e ragazzi, se si considerano i residenti tra 11 e 17 anni. La scelta del percorso di studi successivo alle medie resta purtroppo ancora molto differente tra italiani e stranieri, così come il rischio di abbandono scolastico.
I dati 2020 del ministero dell'Istruzione confermano il trend costante registrato dal 2014: i licei rimangono la scelta prevalente (56%), seguita da istituti tecnici (31%) e professionali (13%). Tra le ragazze e i ragazzi con cittadinanza extra-Ue, la quota di liceali si dimezza, scendendo al 24,4%.
Negli ultimi venti anni il livello di scolarizzazione medio è aumentato in tutto il Paese, anche se non in modo uniforme. Nel 2004, la quota di giovani tra 18 e 24 anni senza diploma né qualifica professionale era infatti del 23,1%. Oggi la quota di abbandono, anche sulla spinta del target del 10% fissato per l’intera Ue, si attesta al 13,5%. La quota di abbandono degli alunni stranieri è del 36,5%: quasi tre volte quello dei coetanei italiani.
Il Rapporto e i dati presentati, aggregati e non, vogliono offrire uno spunto e uno stimolo per annullare questi divari, promuovendo un sistema scolastico inclusivo. Liberare gli adolescenti dalla morsa della povertà educativa significa restituire loro il diritto di scelta, a prescindere dalla condizione di origine della propria famiglia: ricca o povera, italiana o straniera.
Per fare questo, bisogna investire su una solida comunità educante, sul supporto dentro e fuori la scuola e su servizi offerti a prescindere dalla condizione di partenza.
di Monica Sozzi