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In Europa le donne prendono pensioni mediamente inferiori del 38% rispetto agli uomini
Una relazione della Commissione europea in merito al divario pensionistico di genere riferito al 2012 mostra come in tutti i 28 Pesi membri esista questo scarto che va da un minimo del 5% a un massimo del 42%. La discussione in Parlamento Ue è prevista per l'inizio del 2017.
Il divario tra le retribuzioni di uomini e donne non è solo a livello salariale ma anche pensionistico, almeno per quanto riguarda la popolazione europea.
Nel 2012 infatti in Ue le donne oltre i 65 anni hanno guadagnato in media una pensione del 38% inferiore a quella corrisposta agli uomini. Inoltre le donne hanno maggiori probabilità di ricadere nelle fasce pensionistiche più basse.
A mostrare questi impressionanti dati una relazione elaborata dalla Commissione europea, pubblicata l'1 agosto.
Tenendo in considerazione che un quarto dei cittadini europei ha come fonte primaria di guadagnano la propria pensione e che questo numero è destinato raddoppiare nei prossimi 40 anni, si capisce necessariamente la grande preoccupazione intorno a questo tema, legato alla prevenzione di condizioni di povertà e al mantenimento di adeguati standard di vita per uomini e donne.
E' importante anche notare la differente entità di questo divario a seconda del Paese preso in considerazione, nonostante in ciascuno dei 28 Paesi esista comunque questo scarto tra generi. Si va infatti da un minimo del 5% fino al 42%, notando che Paesi quali l'Estonia e gli ex Stati comunisti, Slovacchia 8%, Lituania 12%, dove le pensioni sono decisamente più basse rispetto alla media europea, anche il divario è inferiore, mentre laddove anche gli importi corrisposti ai pensionati sono più consistenti, si registrano maggiori differenze. In Lussemburgo, ad esempio, lo scarto è del 45%, con uomini che ricevevano in media 4,017 euro e le donne soltanto 2,207, o ancora Olanda 42%, Austria 39% e Francia 36.
Il divario pensionistico tra generi è il risultato di inequità sociali, culturali ed economiche che si sono sovrapposte durante le vite delle donne. In primo luogo perché gli stipendi di queste sono mediamente più bassi, riflettendo un modello tradizionale di famiglia dove è il maschio a fornire le entrate più importanti. Inoltre è alle donne che generalmente viene affidato il carico di lavori domestici e di assistenza non retribuiti ma che mediamente portano via loro 26 ore settimanali contro le 9 degli uomini nelle stesse mansioni. Anche il ricorso più frequente al part-time da parte delle lavoratrici è da annoverare tra le cause.
Infine la crisi economica ha giocato il suo ruolo, portando molti governi, tra cui quello italiano, a una riduzione dell'importo delle pensioni o a spostare in avanti l'età in cui si può accedere ad essa.
Come nota il rapporto, le competenze in merito non sono europee ma pertengono ai singoli Stati. Nonostante ciò l'articolo 153 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (Tfeu) stabilisce margini di intervento e supporto ai singoli Paesi e per questo l'Ue può entrare anche nel merito del divario pensionistico tra uomini e donne.
Un importante contributo all'elaborazione di una strategia per superare queste inequità arriva dal parlamento europeo e dalla Commissione per i Diritti delle donne e l'equità di genere (Feem) che ha nominato l'eurodeputata Constance Le Grip del Partito Popolare per l'elaborazione di un rapporto che ha toccato principalmente questi temi:
- Sviluppo di strumenti per aumentare la consapevolezza sia delle persone che dei politici
- Monitorare la legislazione europea in merito alle discriminazioni di genere
- bilanciare le vite lavorative e famigliari per combattere le discriminazioni pensionistiche di genere
- Condividere le raccomandazioni e le buone pratiche degli Stati membri
Il rapporto è a uno stadio preliminare e verrà discusso propriamente all'inizio del 2017.
di Elis Viettone