Rapporto 2025 Goal 11 "Città e comunità sostenibili"
Disagio abitativo e vulnerabilità climatica: le sfide per le città italiane
Rapporto ASviS 2025: in Italia migliora l’inquinamento atmosferico, ma aumenta il rischio di alluvioni. Necessario potenziare le infrastrutture verdi, la mobilità sostenibile e l’edilizia sociale.
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Oggi più della metà della popolazione mondiale vive in città e trovare casa a un prezzo accessibile è diventato sempre più difficile: tre miliardi di persone fanno fatica a permettersi un posto dove vivere e oltre un miliardo vive in baraccopoli o in insediamenti privi dei servizi di base. Dai dati raccolti in 124 Paesi è emerso che nel 2023 le famiglie hanno destinato il 31% del loro reddito per pagare l’affitto o le rate del mutuo e le utenze.
Le città, inoltre, sono particolarmente esposte alle conseguenze del cambiamento climatico, come alluvioni o ondate di calore. Aggrava il problema la riduzione delle aree verdi urbane, passate dal 19,5% nel 1990 al 13,9% nel 2020. Per sviluppare infrastrutture resilienti ai cambiamenti climatici servirebbero tra i 4500 e i 5400 miliardi di dollari all’anno, da qui fino al 2030. Nel biennio 2021-2022 i fondi disponibili sono stati 831 miliardi, ma solo l’1% è stato destinato a misure di adattamento alla crisi climatica.
La partecipazione, da parte di cittadine e cittadini, alle decisioni sul futuro della propria città è ancora limitata. Un’indagine condotta nel 2024 su 152 in 50 Paesi mostra che solo il 19% di esse ha coinvolto la società civile nella panificazione urbana, mentre nella maggior parte dei casi la partecipazione è scarsa o quasi nulla. La mancanza di coinvolgimento della cittadinanza mette a rischio l’equità urbana, l’erogazione efficace dei servizi e la fiducia nelle istituzioni.
LA SITUAZIONE IN ITALIA
Nel lungo periodo l’indice composito risulta stabile a causa dell’andamento contrastante degli indicatori che lo compongono. Da un lato diminuiscono i giorni in cui si supera il limite di PM10 e la quota di famiglie che hanno difficoltà a raggiungere almeno tre servizi essenziali; dall’altro aumenta il numero di lavoratori e lavoratrici che si spostano solo con mezzi privati per andare al lavoro e l’indice di abusivismo edilizio.
Rispetto agli obiettivi quantitativi, l’Italia registra una diminuzione delle persone ferite in incidenti stradali, ma non abbastanza da poter raggiungere il target del 20,2% entro il 2030: nel 2023 era ancora pari al 38,1%. L’offerta del trasporto pubblico registra un leggero peggioramento che, se confermato, non permetterà all’Italia di raggiungere l’aumento previsto del 20% rispetto al 2010.
Tra il 2015 e il 2020 aumenta di 1,5 punti percentuali la quota di persone a rischio alluvioni, rendendo difficile ridurla a meno del 9% entro il 2030. Per quanto riguarda l’inquinamento atmosferico, dall’indagine Istat emerge una crescente preoccupazione: il 51,9% della popolazione percepisce la questione come prioritaria. Il numero di giorni in cui si supera il limite di PM10 si è dimezzato rispetto al 2010, ma nel 2023 sono ancora 27: a questo ritmo non sarà possibile raggiungere il traguardo di scendere sotto i tre giorni entro il 2030.
Persistono forti disuguaglianze territoriali che richiedono un deciso intervento politico. Sebbene negli ultimi anni il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e i fondi di coesione abbiano sostenuto le regioni meridionali e la crescita economica dell’intero Paese in generale, la capacità dei Comuni di finanziare spesa corrente e gestione di nuove infrastrutture limita gli investimenti di capitale, in particolare al Sud. Inoltre, l’utilizzo dei fondi di coesione 2021-2027 procede con lentezza: al 30 aprile 2025 risulta impiegato solo il 20% delle risorse disponibili. La riduzione del personale comunale, inoltre, ha indebolito la capacità amministrativa e progettuale delle città: tra il 2011 e il 2021 i Comuni hanno perso 120mila lavoratori, un quarto del totale.
Oltre agli aspetti finanziarti e alla capacità amministrativa, il Rapporto sottolinea anche la carenza nel quadro normativo. Manca una legge quadro sul governo del territorio in grado di tracciare efficaci linee guida per le politiche nazionali e di riordinare le varie attività assunte in autonomia dalle diverse Regioni. La programmazione per l’attuazione dell’Agenda urbana nazionale è in ritardo e il Comitato interministeriale per le politiche urbane non è stato riattivato. La proposta di legge sulla rigenerazione urbana non è ancora stata approvata e non sono state introdotte normative per il contenimento del consumo di suolo. Per la gestione delle periferie emergono criticità strutturali (marginalità sociale, degrado edilizio, criminalità organizzata) che non possono essere affrontate con misure emergenziali come il cosiddetto Decreto Caivano.
Sulla questione abitativa, l’Italia mostra dati peggiori rispetto alla media dell’Ue per disagio abitativo grave e deprivazione abitativa. La quota di alloggi di edilizia residenziale pubblica, inoltre, è scesa al 2,4% del 2022 rispetto al 4,2% del 2010. L’annunciato futuro piano per l’edilizia residenziale intende far fronte al disagio abitativo e sostenere l’edilizia pubblica e sociale, anche sfruttando gli edifici inutilizzati e risanando quelli in stato di degrado, ma i contenuti di tale piano non sono stati divulgati.
LE PROPOSTE
Promuovere la riforma organica del governo del territorio
e definire una coerente legge sulla rigenerazione urbana.
Attuare la Direttiva sulla prestazione energetica degli edifici
e il Regolamento europeo per il ripristino della natura.
Costituire gli organi di governo del Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc)
e avviare urgentemente la sua operatività.
Potenziare le infrastrutture verdi urbane e periurbane,
in coordinamento con i Piani di ripristino della natura nella pianificazione urbanistico-territoriale.
Accelerare la transizione verso la mobilità sostenibile
e migliorare la qualità dell’aria.
E IN EUROPA?
L’indicatore relativo al Goal 11 “Città e comunità sostenibili” mostra un leggero miglioramento tra il 2010 e il 2023, nonostante la flessione registrata durante la pandemia, grazie alla riduzione delle morti per incidenti stradale e delle morti premature a causa dell’esposizione al particolato PM2.5. Riguardo all’obiettivo quantitativo di dimezzare le morti per incidente stradale rispetto al 2019, il dato europeo è sceso da 6,7 a 4,5 ogni 100mila abitanti tra il 2010 e il 2023. Se l’Unione europea seguisse il ritmo dell’ultimo anno, tuttavia, non riuscirebbe a raggiungere l’obiettivo. A livello normativo, l’Unione europea ha annunciato l’adozione del primo piano europeo per alloggi a prezzi accessibili, in programma per il primo trimestre del 2026.
Le differenze tra i Paesi diminuiscono, perché quelle in situazioni più critiche hanno fatto passi avanti. 17 Stati registrano un miglioramento, mentre dieci risultano in condizioni di stabilità. Tra questi c’è anche l’Italia, che al 2023 conferma la sua posizione al di sotto della media europea.
