Rapporto 2025 Goal 12 "Consumo e produzione responsabili"
Il mondo consuma sempre più risorse, Italia leader nell’economia circolare
Rapporto ASviS 2025: a livello globale impennata dei rifiuti elettronici, preoccupa lo spreco di cibo. Nel nostro Paese tre leve decisive: raccolta differenziata, circolarità dei materiali e riciclo dei rifiuti urbani.
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Tra il 2015 e il 2022 il mondo ha usato sempre più risorse: il consumo interno di materiali è aumentato del 23%, passando da 92 a oltre 113 miliardi di tonnellate. Anche il consumo individuale è cresciuto: da 12,4 a 14,2 tonnellate a testa.
C’è un triste paradosso sul cibo: ogni giorno le famiglie buttano abbastanza alimenti da poter preparare più di un miliardo di pasti, mentre una persona su 11 soffre la fame e una su tre non può permettersi una dieta sana. Lo spreco alimentare non è solo ingiusto, ma anche dannoso: genera fino al 10% delle emissioni globali di gas serra e consuma enormi quantità di acqua, suolo e risorse naturali. In totale, lo spreco di cibo costa al mondo oltre mille miliardi di dollari l’anno.
Anche i rifiuti elettronici stanno crescendo a ritmi record. Nel 2022 sono finiti sul mercato mondiale 96 miliardi di chilogrammi di apparecchiature elettriche ed elettroniche, oltre il 50% in più rispetto al 2010. Questo boom ha portato a produrre 62 miliardi di chili di e-waste (circa 7,8 kg per persona) destinati ad arrivare a 82 miliardi entro il 2030. E il dato più preoccupante è che solo il 22% di questi rifiuti viene raccolto e riciclato correttamente.
Un segnale positivo arriva però dal mondo delle imprese: secondo il Rapporto SDGs 2025 dell’Onu, il 96% delle 250 aziende più grandi al mondo e il 79% delle prime cento pubblicano oggi report di sostenibilità. Dal 2016 al 2023 questi report sono quasi quadruplicati, grazie a obblighi normativi e standard internazionali più chiari.
Sul fronte della lotta all’inquinamento da plastica, il negoziato globale di Ginevra del 15 agosto non ha portato a un accordo definitivo. Ma tutti i Paesi hanno confermato l’impegno a continuare il dialogo.
Per raggiungere davvero i Target del Goal 12, servono sforzi più decisi e coordinati: governi, imprese, sindacati, società civile e consumatori devono lavorare insieme per trasformare sistemi, politiche, mercati e abitudini quotidiane. Solo così sarà possibile costruire un modello di produzione e consumo davvero sostenibile.
LA SITUAZIONE IN ITALIA
Il Goal 12 gode di buona salute: nel nostro Paese aumentano la raccolta differenziata urbana (+31 punti dal 2010), la circolarità dei materiali (+9 punti) e il riciclaggio dei rifiuti urbani (+22 punti). Nell’ultimo anno cresce ancora la raccolta differenziata (+1,4 punti) e si riduce il consumo di materiali per persona (da 8,9 a 8,3 tonnellate). A livello territoriale 18 regioni su 21 migliorano e i divari si riducono, diventando tra i più bassi tra tutti i Goal.
Sugli obiettivi quantitativi specifici, il quadro però è in chiaroscuro. Riguardo all’uso circolare dei materiali (30% entro il 2030), l’Italia potrà raggiungere l’obiettivo solo accelerando il ritmo degli ultimi cinque anni. Per quanto concerne il riciclo dei rifiuti urbani (60% al 2030), il traguardo è alla portata, con il 2023 già al 53,3%. Infine, guardando alla riduzione dei rifiuti pro capite (-20% entro il 2030 rispetto al 2010), i progressi sono minimi. Nel 2023 ogni abitante produce ancora 496 kg di rifiuti, solo il 7% in meno. Continuando così, non sarà possibile arrivare ai 428 kg previsti.
Anche dai sondaggi arrivano segnali confortanti. Secondo l’Osservatorio Packaging del largo consumo 2025 di Nomisma, sette italiani su dieci orientano le proprie scelte alimentari anche sulla base del packaging, e l’imballaggio “green” è percepito come indicatore chiave di sostenibilità. Il 79% considera l’acquisto di cibo un ambito prioritario per pratiche responsabili, privilegiando riduzione degli sprechi, prodotti locali o sfusi e confezioni sostenibili.
La strada è quella giusta, ma guai ad abbassare la guardia. Sul fronte normativo, per esempio, la nuova disciplina europea sugli aiuti di Stato apre spazi importanti per sostenere investimenti in tecnologie pulite, decarbonizzazione ed economia circolare. Le regole semplificate permettono ai Paesi membri di attivare più rapidamente misure a favore della produzione circolare e della riduzione dei rischi legati agli investimenti green. Per l’Italia è un’occasione strategica per accelerare la transizione verso un modello industriale più competitivo e pienamente circolare.
Intanto, si consolida l’impegno delle amministrazioni pubbliche italiane verso l’adozione del Green public procurement (Gpp). L’indice medio di performance, calcolato in relazione ai bandi pubblicati nel 2024 e alle politiche adottate per rafforzare l’approccio sostenibile negli acquisti, si attesta al 71%. Più indietro i Comuni, il cui dato medio nazionale di performance Gpp si ferma al 56%.
Nel 2025 il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica ha approvato nuovi Criteri ambientali minimi (Cam) per la gestione dei rifiuti urbani e ha aggiornato quelli relativi ai servizi di ristoro e alla distribuzione di acqua potabile, con alcune norme che riducono le tutele ambientali e sanitarie precedenti. Ha inoltre avviato l’istruttoria per aggiornare i Cam su vari settori, tra cui calzature, apparecchiature da ufficio, toner e illuminazione pubblica, e per introdurre nuovi criteri per i servizi di disinfestazione e derattizzazione. Il decreto avvia anche la revisione dei Cam già vigenti per edilizia, infrastrutture stradali e gestione del verde pubblico, con ulteriori istruttorie in arrivo su altre categorie.
Numerose, infine, le proposte di legge all’esame del Parlamento, dal Ddl “Disposizioni sanzionatorie a tutela dei prodotti alimentari italiani”, che mira a limitare gli sprechi alimentari, al Ddl “Coltiva Italia”, approvato dal consiglio dei Ministri per sostenere con massicci investimenti il settore zootecnico. La norma, tuttavia, non contiene alcun vincolo alla transizione delle produzioni animali verso modalità di allevamento più estensive, né alcun sostegno alla riconversione verso produzioni vegetali, misura che gioverebbe molto alla sostenibilità e alla resilienza dell’agricoltura italiana.
LE PROPOSTE
Accelerare i processi di economia circolare,
rafforzando le filiere industriali interessate e riducendo le dipendenze strutturali dalle importazioni.
Introdurre un sistema di deposito cauzionale (Drs) per il riciclo per i contenitori di bevande monouso,
complementare alla raccolta differenziata.
Sensibilizzare consumatori/trici e clienti sulla sostenibilità dei prodotti
nella fase della distribuzione e della ristorazione, con il supporto di un sistema di misurazione degli sprechi alimentari.
Intervenire su qualità e sostenibilità delle mense scolastiche,
migliorando le filiere di approvvigionamento, il consumo di alimenti freschi e stagionali, la partecipazione delle studentesse, degli studenti e delle famiglie alle scelte, la diffusione di progetti per la lotta agli sprechi alimentari.
Rafforzare il sistema di misurazione degli sprechi alimentari,
al fine di sostenere le azioni di empowerment del consumatore e della consumatrice.
Sostenere la proposta europea di un “Buy European sustainable act”
per accelerare la transizione a basse emissioni di carbonio nell’Ue e favorire la competitività italiana sui mercati internazionali.
E IN EUROPA?
Se l’Italia sul Goal 12 procede a passo spedito, l’Europa ha il freno a mano un po’ tirato: in 13 anni l’indice composito cresce solo di tre punti. Questo perché tre indicatori restano fermi (consumo di materiali pro capite, circolarità della materia e produzione di rifiuti urbani), mentre il tasso di riciclo e la produttività delle risorse mostrano miglioramenti più robusti.
Le differenze tra Paesi restano ampie e stabili: Finlandia, Bulgaria e Romania rimangono distanti dalla media per quasi tutto il periodo. Dal 2010 al 2024 solo Romania e Svezia peggiorano, mentre 15 Paesi migliorano, sebbene solo Slovacchia e Italia compiano un salto davvero significativo. Dieci Paesi restano sostanzialmente invariati. Nel 2024 l’Italia si conferma il secondo Paese con le migliori performance, subito dopo i Paesi Bassi.
Per quanto riguarda gli obiettivi quantitativi europei, il traguardo del 30% di utilizzo circolare dei materiali entro il 2030 appare lontano: l’indicatore rimane sostanzialmente stabile e nel 2023 si ferma all’11,8%, un livello che rende improbabile il raggiungimento dell’obiettivo senza una netta accelerazione. Anche per il riciclo dei rifiuti urbani, che dovrebbe arrivare al 60%, il percorso europeo mostra segnali contrastanti. A lungo termine si osservano progressi, ma negli ultimi cinque anni la tendenza si è indebolita, allontanando l’Europa dalla traiettoria necessaria per centrare il Target.
Una buona notizia sul piano legislativo: lo scorso aprile è stato adottato il Piano Ue 2025-2030 per la produzione circolare e sostenibile, valorizzando il quadro delle iniziative legislative già approvate nel Green deal e preparando il terreno per l’adozione di una legge europea per l’economia circolare (programmata per il 2026). Il Piano si concentra, in particolare, su categorie di prodotto con maggiori potenzialità di risultato quali i prodotti tessili.
