Rapporto 2025 Goal 14 "Vita sott'acqua"
Più del 60% dello stock ittico italiano è gestito in modo insostenibile
Rapporto ASviS 2025: in Italia solo l’11% dell’ecosistema marino è protetto. Occorre assicurare la gestione sostenibile degli ecosistemi nel rispetto dell’art. 9 della Costituzione, e definire un Piano per il ripristino della natura.
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Nonostante gli sforzi di conservazione, solo l’8,4% degli oceani è oggi classificato come area marina protetta, una percentuale ancora lontana dall’obiettivo del 30% entro il 2030 fissato dal Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework (Kmgbf). Nel 2021, il 64,5% degli stock ittici marini è stato pescato a livelli biologicamente sostenibili, mentre il restante 35,5% risulta sovrasfruttato. Si tratta di un lieve miglioramento rispetto alle stime precedenti, che indicavano un 62,3% di stock pescati in modo sostenibile.
Considerando il volume delle catture, emerge che il 77,2% degli sbarchi globali proviene da stock gestiti in modo sostenibile, segno che le attività di pesca a più alto rendimento tendono a essere amministrate con maggiore efficacia. Tuttavia, la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata continua a rappresentare circa il 15% delle catture mondiali, colpendo in modo sproporzionato i pescatori artigianali, riducendo la disponibilità di cibo e aggravando le condizioni di povertà nelle comunità costiere.
Gli effetti della crisi climatica sugli ecosistemi marini destano crescente preoccupazione. Il riscaldamento e l’acidificazione delle acque compromettono la sopravvivenza delle barriere coralline, che ospitano un quarto della vita marina e da cui dipende il sostentamento di circa un miliardo di persone. In appena nove anni, dal 2009 al 2018, il 14% delle barriere coralline mondiali è andato perduto. Le proiezioni indicano che, anche limitando l’aumento medio della temperatura globale entro 1,5°C, tra il 70% e il 90% delle barriere coralline scomparirà, fino a una perdita totale con un riscaldamento superiore ai 2°C.
Con gli ecosistemi oceanici sempre più minacciati dai cambiamenti climatici, dall’inquinamento e dalla perdita di habitat, diventa cruciale una gestione integrata e sostenibile dei mari. Sempre più Paesi stanno adottando approcci basati sugli ecosistemi, come la pianificazione dello spazio marittimo e la gestione integrata delle zone costiere. Nel 2023, 126 Paesi e territori erano impegnati in iniziative di pianificazione marittima, con un incremento del 20% rispetto al 2022, ma solo 45 Stati hanno approvato formalmente piani nazionali.
Un segnale incoraggiante è arrivato il 13 giugno 2025, con l’approvazione da parte di 170 Paesi su 193 della Dichiarazione “Il nostro oceano, il nostro futuro: uniti per un’azione urgente”, adottata in chiusura del vertice Onu sugli Oceani (Unoc) di Nizza. Il documento è stato accolto come una prova della rinnovata capacità del sistema multilaterale di far convergere gli Stati nella tutela dei beni comuni globali.
La Dichiarazione riafferma l’impegno a rispettare gli obiettivi già previsti dal Patto sul Futuro, in linea con l’Accordo di Parigi sul clima, il quadro di Kunming-Montreal sulla biodiversità e l’Accordo sulla conservazione e l’uso sostenibile della diversità biologica marina nelle aree al di fuori delle giurisdizioni nazionali. Quest’ultimo è stato finora ratificato da 74 Paesi sui 145 che avevano assunto l’impegno, consentendone l’entrata in vigore, ma non ancora dall’Italia.
Sul piano normativo, non si registrano novità di rilievo. Il Rapporto ASviS richiama tuttavia l’attenzione sull’entrata in vigore del Regolamento europeo sul ripristino della natura, che si inserisce negli impegni assunti dall’Italia anche nell’ambito del Kunming-Montreal global biodiversity framework. Si tratta di una misura cruciale non solo per la tutela degli ecosistemi, ma anche per l’adattamento ai cambiamenti climatici, la mitigazione delle emissioni attraverso lo stoccaggio del carbonio, la resilienza del ciclo dell’acqua, la produttività agricola e lo sviluppo della bioeconomia. A tal proposito, va notato che la Legge delega approvata non prevede l’allocazione di alcuna risorsa finanziaria al ripristino della natura.
LA SITUAZIONE IN ITALIA
La Strategia per il mare, adottata con il Decreto legislativo n.190 del 13 ottobre 2010 in attuazione della Direttiva quadro 2008/56/CE, è stata oggetto nel 2025 di una nuova valutazione da parte della Commissione europea. Il giudizio, pubblicato il 4 febbraio, è stato fortemente critico: secondo Bruxelles, “nel complesso, il secondo programma di misure presentato dall’Italia è considerato inadeguato ad affrontare le pressioni che agiscono sull’ambiente marino italiano”.
Parallelamente, con un diverso strumento normativo rispetto alla Direttiva europea, è stato istituito il Comitato interministeriale per le politiche del mare (Cipom), incaricato di garantire il coordinamento e la definizione degli indirizzi strategici delle politiche marittime nazionali, integrando anche gli obiettivi della Strategia marina. Tra i compiti del Comitato figurano l’elaborazione del Piano del mare e la presentazione di una relazione annuale, l’ultima delle quali risale al maggio 2024. La carenza di dati aggiornati ha reso complessa la valutazione dei progressi compiuti dal 2016 in relazione al Goal 14 dell’Agenda 2030.
L’indice composito registra un miglioramento tra il 2010 e il 2024, grazie alla tendenza positiva osservata dal 2020 in poi, determinata soprattutto dalla diminuzione degli stock ittici in sovrasfruttamento (-29,6 punti percentuali). Tuttavia, nell’ultimo anno la situazione appare stabile, senza variazioni significative negli indicatori.
Il primo obiettivo del Goal 14 mira all’azzeramento degli stock ittici sovrasfruttati entro il 2030 (Target 14.4). Pur registrando progressi rispetto al 2010 e agli ultimi cinque anni, l’Italia è ancora lontana dal traguardo: nel 2023, infatti, il 62% degli stock risultava sovrasfruttato. Anche per il secondo obiettivo, quello di raggiungere il 30% di aree marine protette entro il 2030 (Target 14.5), i risultati sono insufficienti: siamo all’11,6% di aree marine protette.
LE PROPOSTE
Assicurare la tutela e la gestione sostenibile degli ecosistemi
nel rispetto del nuovo art. 9 della Costituzione.
Elaborare i contenuti del Piano del mare in un’ottica di “economia blu”,
strategico per definire il Piano sullo spazio marittimo previsto dalla Direttiva 2014/89/Ue, rispetto alla quale l’Italia risulta ancora inadempiente.
Definire un Piano integrato per la protezione e il ripristino della natura,
capace di affrontare fenomeni di degrado ambientale come alluvioni, siccità, erosione del suolo e incendi.
Adeguare il Piano nazionale per la biodiversità al Kmgbf,
promuovendo soluzioni basate sulla natura per l’adattamento climatico previsto dal Pnacc.
Impostare una concreta valutazione ex ante ed ex post delle politiche pubbliche
nell’ottica del capitale naturale.
Il dato europeo non è disponibile per questo Obiettivo
