Sviluppo sostenibile
Lo sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri.

L'Agenda 2030 dell'Onu per lo sviluppo sostenibile
Il 25 settembre 2015, le Nazioni Unite hanno approvato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, un piano di azione globale per le persone, il Pianeta e la prosperità.

Goal e Target: obiettivi e traguardi per il 2030
Ecco l'elenco dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals - SDGs) e dei 169 Target che li sostanziano, approvati dalle Nazioni Unite per i prossimi 15 anni.

Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile
Nata il 3 febbraio del 2016 per far crescere la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e per mobilitare la società italiana, i soggetti economici e sociali e le istituzioni allo scopo di realizzare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile.

Altre iniziative per orientare verso uno sviluppo sostenibile

Contatti: Responsabile Rapporti con i media - Luisa Leonzi
Scopri di più sull'ASviS per l'Agenda 2030

The Italian Alliance for Sustainable Development (ASviS), that brings together almost 300 member organizations among the civil society, aims to raise the awareness of the Italian society, economic stakeholders and institutions about the importance of the 2030 Agenda for Sustainable Development, and to mobilize them in order to pursue the Sustainable Development Goals (SDGs).
 

Rapporto 2025 Goal 16 "Pace, giustizia e istituzioni solide"

 

Conflitti in aumento nel mondo, Italia in stallo tra giustizia lenta e fiducia fragile


Rapporto ASviS 2025: a livello globale cresce la violenza e resta debole la partecipazione. Nel nostro Paese misure repressive verso migranti, detenuti e manifestanti. Urgente migliorare le condizioni delle carceri.

 

 Scopri di più sulla campagna Un Goal al giorno 

Le guerre continuano a causare sofferenze enormi e sfollamenti. Sono 59 i conflitti armati attivi tra Stati o al loro interno, il livello più alto dalla fine della Seconda guerra mondiale. Nel 2024 quasi 50mila persone, in larga parte civili, hanno perso la vita in tali conflitti: una ogni 12 minuti, con un aumento del 40% rispetto al 2023. Nel biennio 2023- 2024 il numero di bambini e donne uccisi è cresciuto rispettivamente del 337% e 258% rispetto al biennio precedente. Circa l’80% dei decessi dei bambini e il 70% di quelli femminili si sono verificati a Gaza. Alla fine del 2024 123,2 milioni di persone erano state sfollate con la forza. Il 2024 è stato il più mortale degli ultimi dieci anni per i giornalisti, con 82 uccisioni, oltre il 60% avvenute in zone di conflitto. La spesa militare globale ha raggiunto il livello record di oltre 2.700 miliardi di dollari, con un trend in crescita che, se confermato, porterebbe a raggiungere livelli compresi tra 4.700 e 6.600 miliardi di dollari entro il 2035. Con circa il 10% di quei 2.700 miliardi di euro sarebbe possibile eliminare la povertà estrema sul pianeta. Nonostante le evidenti difficoltà, la diplomazia internazionale ha continuato a lavorare, conseguendo alcuni risultati che mantengono ancora viva la speranza in un nuovo multilateralismo. Ad esempio, dando seguito agli impegni assunti con il Patto sul Futuro, a fine giugno 2025 è stato adottato il cosiddetto “Impegno di Siviglia per la finanza allo sviluppo”, al quale hanno aderito tutti i Paesi eccetto gli Stati Uniti, successivamente seguiti da Israele (voto contrario) e Argentina (astenuta) in occasione del voto dell’Assemblea Generale sul tema.

Sul fronte della giustizia, la situazione resta critica: un detenuto su tre nel mondo è in attesa di giudizio, senza una condanna definitiva. E la difesa dei diritti umani continua a essere in discussione: nel 2024 si sono registrate 502 uccisioni e 123 sparizioni di attivisti e sindacalisti in 37 Paesi. Anche la partecipazione politica mostra segnali di debolezza. La fiducia nei governi resta fragile e molte cittadine e cittadini si sentono esclusi dai processi decisionali. Su 83 Paesi analizzati, solo il 44% delle persone ritiene che il proprio sistema politico sia reattivo e che la propria voce conti davvero. Le donne, in particolare, percepiscono una minore influenza politica rispetto agli uomini. In questo quadro complesso emergono due sviluppi incoraggianti. Continua a salire il numero di Paesi che si sono dotati di leggi sull’accesso alle informazioni: a fine 2024 erano 140, rispetto ai soli 14 del 1990, anche se l’applicazione rimane disomogenea. Inoltre, salgono a 89 gli Stati con istituzioni nazionali indipendenti per i diritti umani pienamente conformi ai Principi di Parigi, contro i 70 di dieci anni fa.

 

 LA SITUAZIONE IN ITALIA 

Nel 2024 l’indice composito del Goal 16 risulta sostanzialmente stabile, ma se si guarda al periodo 2010-2024, l’indicatore registra un peggioramento complessivo, dovuto soprattutto al forte aumento delle frodi informatiche, passate da 1,6 a 5,1 casi ogni mille abitanti nel 2023, e al calo della partecipazione sociale, diminuita di 5,7 punti percentuali tra il 2012 e il 2023. Le disuguaglianze territoriali si sono ridotte fino al 2021, grazie al miglioramento dei territori più in ritardo, per poi aumentare leggermente fino al 2024. Nel confronto 2010-2024, 18 territori peggiorano, uno risulta stabile e solo due migliorano.

Un aspetto positivo riguarda il sovraffollamento delle carceri, diminuito di 30,4 punti percentuali nel lungo periodo, pur restando alto: nel 2024 si contano 120 detenuti ogni 100 posti disponibili. L’obiettivo di azzerare il sovraffollamento entro il 2030 (Target 16.3) resta quindi incerto: la tendenza recente, in risalita dal 2021, va nella direzione opposta a quella necessaria per raggiungerlo.

Anche per la durata dei procedimenti civili i progressi non bastano: il Target 16.7 prevede una riduzione del 40% rispetto al 2019, con un valore obiettivo di 253 giorni, ma nel 2024 la media resta di 447 giorni, ancora molto lontana dal traguardo.

Sul fronte della partecipazione civica e politica, i segnali non sono incoraggianti. Tra il 2003 e il 2024 la quota di persone che si informano o discutono regolarmente di politica è scesa al 48,2% (-8,9 punti percentuali rispetto al 2003), con un calo più accentuato tra i giovani e le giovani. Le motivazioni più citate per la mancata partecipazione sono il disinteresse (63%) e la sfiducia (22,8%), più che la mancanza di tempo o la complessità dei temi.

La fiducia nelle istituzioni rimane fragile: resta elevata, seppur in lieve calo, quella nella presidenza della Repubblica, mentre continua a essere molto bassa nei partiti politici.

Le ragazze e i ragazzi italiani non sono però apatici o disinteressati alla politica, come ripete una certa narrazione. Secondo il Rapporto Giovani 2025 dell’Istituto Toniolo, tre giovani su quattro considerano la politica fondamentale per la vita democratica e personale, e quasi l’80% sarebbe disposto a impegnarsi in prima persona se ci fossero maggiori opportunità di partecipazione reale.

 

Nel 2024 il Goal 16 risulta stabile, 

con segnali contrastanti:

da una parte aumenta l'indice di sovraffollamento delle carceri,

dall'altra, dimuisce la durata dei processi civili.

 

Sul piano legislativo, il 2024-2025 è stato segnato da provvedimenti che hanno sollevato ampie preoccupazioni in materia di diritti umani e garanzie costituzionali. Il Rapporto ASviS rileva che il cosiddetto “Decreto Sicurezza” ha introdotto misure più repressive verso migranti, detenuti e manifestanti, incluso il nuovo illecito di “blocco stradale”, che incide in particolare sulle libertà dei più giovani e delle persone vulnerabili. La Corte di Cassazione ha segnalato il rischio di violazioni dei principi costituzionali, soprattutto per quanto riguarda la tutela della maternità, nel caso della custodia in carcere delle detenute con figli, e i diritti umani, in particolare quello di protesta pacifica. Anche il nuovo reato di “rivolta penitenziaria” potrebbe aggravare il sovraffollamento carcerario, già critico, e contribuire all’aumento di incidenti e suicidi tra i detenuti. Al 30 giugno 2025 le carceri italiane ospitavano 62.728 persone, con un tasso di affollamento del 122,2% e punte superiori al 150% in oltre un terzo degli istituti. Intanto, il Decreto Caivano ha portato a un aumento del 50% della popolazione nei penitenziari minorili in meno di tre anni. Significativo il Ddl n. 1433, approvato al Senato lo scorso luglio, che introduce il reato di femminicidio e misure più severe contro la violenza sulle donne, mentre la Legge n. 47/2025 limita a 45 giorni la durata delle intercettazioni, riducendo uno strumento cruciale nel contrasto a criminalità organizzata e corruzione.

 

 LE PROPOSTE 

Rafforzare l’impegno concreto dell’Italia per la soluzione delle crisi globali e regionali,

a partire dalla guerra in Ucraina e dalla pacificazione della striscia di Gaza, e per svolgere un ruolo propositivo e lungimirante per la pace e il disarmo.

Completare entro il 2026 la costruzione e il miglioramento degli spazi di detenzione

e potenziare i servizi di riabilitazione, anche allo scopo di ridurre la recidiva.

Prevedere misure amministrative non detentive

per le cittadine e i cittadini stranieri in attesa di giudizio.

Rendere disponibili dati sulla condizione di stranieri/e

che vivono nei Centri di Permanenza per il Rimpatrio (Cpr).

Attuare il Piano dell’Ocse per il contrasto alla misinformazione-disinformazione,

sfruttando le potenzialità del “Piano Olivetti per la cultura”, che prevede azioni per la partecipazione democratica, inclusiva anche dei gruppi sociali vulnerabili ed emarginati.

Istituire un’Assemblea nazionale sul Futuro,

allo scopo di coinvolgere la società civile italiana, e specialmente i giovani, nella progettazione del futuro comune.

Approvare e attuare rapidamente la Valutazione d’Impatto Generazionale (Vig),

per consentire al Paese di rafforzare la prospettiva di lungo termine promossa dall’Agenda 2030, nel rispetto delle future generazioni

 

 E IN EUROPA? 

A livello europeo, l’indice composito è rimasto sostanzialmente stabile. I risultati più significativi hanno riguardato l’aumento della quota di cittadine e cittadini che interagiscono online con le pubbliche amministrazioni, cresciuta di 23,9 punti percentuali, e la diminuzione di 3,1 punti di chi percepisce la presenza di criminalità o vandalismo nella propria area di residenza. Questi progressi, tuttavia, sono parzialmente compensati dal prolungamento dei tempi della giustizia civile.

Le disuguaglianze tra Paesi si sono ridotte fino al 2017, ma sono poi tornate a crescere leggermente fino al 2023, grazie al miglioramento delle nazioni con le performance inizialmente più deboli. In totale, 12 Stati tra cui l’Italia, ancora sotto la media europea, hanno migliorato la propria posizione; dieci sono rimasti stabili, mentre cinque hanno registrato un arretramento. Tra i casi più rilevanti figurano Estonia, Lituania e Repubblica Ceca, oggi ai primi posti, e la Lettonia, che ha guadagnato 22 punti.

Aderenti