Rapporto 2025 Goal 2 "Sconfiggere la fame"
Una persona su 11 nel mondo soffre la fame, in Italia politiche frammentate
Rapporto ASviS 2025: insicurezza alimentare in aumento, piccoli produttori in difficoltà. Lievi miglioramenti in Europa. Per il nostro Paese prioritario facilitare l’accesso alla terra e intensificare la lotta al caporalato.
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Per un mondo libero dalla fame c’è ancora da lavorare. Nonostante alcuni progressi in aree specifiche, il fenomeno è cresciuto dal 2019 e si attesa su livelli molto, troppo alti: nel 2023 circa 733 milioni di persone hanno sofferto la fame, quasi una persona su 11. D’altra parte, ogni giorno viene scartato cibo a sufficienza per fornire oltre un miliardo di pasti.
Dal 2002 al 2023 la quota di Paesi con un alto costo degli alimenti è scesa dal 60% al 50%, valore pari a tre volte il periodo pre-pandemico. I piccoli produttori restano estremamente vulnerabili: nei Paesi sviluppati, la loro produttività equivale a un quarto di quella delle grandi aziende. Di conseguenza, anche il loro reddito è spesso meno della metà di quanto guadagnato dai grandi produttori.
LA SITUAZIONE IN ITALIA
L’indice composito per il Goal 2 rimane sostanzialmente stabile tra il 2010 e il 2024, così come nell’ultimo anno. Dopo una crescita fino al 2018, diminuisce leggermente e torna su valori simili a quelli iniziali. Guardando ai singoli indicatori, peggiora la quota di persone che seguono un’alimentazione adeguata (-3,8 punti percentuali), mentre cresce in modo significativo la superficie agricola utilizzata (Sau) per il biologico (+11,1 punti percentuali). La quota della popolazione che presenta un eccesso di peso è aumentata in modo significativo nel 2024 (45,1% rispetto a 44,6% del 2023), interessando più gli uomini che le donne. Tuttavia, una nota positiva viene dai dati più recenti di Nomisma: secondo l’Osservatorio Packaging del Largo Consumo 2025, sette italiani su dieci orientano le proprie scelte alimentari verso imballaggi “green”, e il 79% considera l’acquisto di cibo un ambito prioritario per pratiche responsabili. Una tendenza che va incoraggiata attraverso la promozione della food literacy, ossia la capacità delle persone di compiere scelte alimentari informate, consapevoli e coerenti con i principi di salute, identità culturale e sostenibilità ambientale. Qualche esempio? Un’etichettatura chiara e trasparente dei prodotti, piattaforme digitali di informazione e percorsi di coinvolgimento delle comunità locali.
Le disuguaglianze territoriali aumentano leggermente fino al 2014, poi diminuiscono fino al 2021, per tornare infine a salire, pur restando su livelli inferiori rispetto all’inizio del periodo. Le differenze tra Nord e Mezzogiorno sono meno marcate rispetto ad altri Goal, rimanendo sotto i cinque punti percentuali. Complessivamente, tra il 2010 e il 2024 solo due regioni migliorano in modo evidente, quattro peggiorano e quindici restano stabili, con variazioni inferiori ai cinque punti.
L’Italia conta già su un’agricoltura tra le più sostenibili d’Europa, sia in termini di efficienza nell’uso delle risorse sia in termini di biodiversità colturale. Ma non può dormire sugli allori: la transizione verso produzioni e consumi di cibi sostenibili è una sfida aperta. Vediamo ora gli obiettivi quantitativi. Sul 25% di Sau da destinare al biologico entro il 2030, siamo sulla buona strada. L’Italia registra una crescita costante e nel 2023 raggiunge il 19,8%.
Non siamo in linea, invece, con l’obiettivo entro il 2030 di ridurre del 20% l’utilizzo di fertilizzanti distribuiti in agricoltura rispetto al 2019. Qui l’indicatore risulta stabile, con un valore pari a 387,3 kg per ettaro.
Incerto, infine, l’obiettivo di dimezzare entro il 2030l’uso di pesticidi rispetto al triennio 2015-2017. L’uso è in diminuzione e, mantenendo l’attuale velocità, l’Italia si avvicinerà al target di 7,1 kg per ettaro, senza però raggiungerlo pienamente.
Il DL 95/2025 ha aumentato di 47 milioni di euro il Fondo per l’innovazione in agricoltura per il 2025, destinandolo a colture resilienti ai cambiamenti climatici, tecnologie per la produttività, modernizzazione delle imprese e innovazione in pesca e acquacoltura. Le colture climate-smart sono considerate un investimento strategico per tutelare il capitale naturale. Nonostante il calo occupazionale del settore (-2,6%), progetti di formazione e innovazione, come il Livestock Environment Opendata, puntano a qualificare gli operatori agricoli e favorire la transizione sostenibile. Inoltre, due decreti emanati tra fine 2024 e inizio 2025 hanno reso pienamente operativa in Sicilia la Legge regionale 21/2021, prima in Italia a riconoscere l’agroecologia come modello strategico per l’agricoltura.
Nel complesso, il Rapporto ritiene urgente superare un approccio puramente assistenzialista, innovando il Fse+ e il Fondo nazionale indigenti, sia in relazione alla quantità e qualità del cibo distribuito sia nelle forme organizzative. Serve anche migliorare quantità e qualità dei prodotti distribuiti, introducendo criteri ambientali e sociali negli acquisti pubblici e favorendo prodotti freschi anche tramite iniziative locali. Secondo il rapporto ASviS, le politiche contro la povertà alimentare oggi sono frammentate e spesso emergenziali: è necessario coordinarle meglio e renderle strutturali, anche attraverso un tavolo permanente tra pubblico e privato. Il tema va inserito in strategie più ampie di contrasto alla povertà, rafforzando strumenti di sostegno al reddito (come reddito alimentare o carte acquisti) per garantire equità e continuità.
Per un’agricoltura competitiva e sostenibile serve rafforzare la responsabilità sociale delle imprese agricole lungo tutta la filiera. L’adozione di standard internazionali e sistemi di due diligence è fondamentale per prevenire impatti negativi e garantire trasparenza e qualità. La Guida Ocse-Fao aggiornata nel 2024 offre indicazioni su modelli produttivi responsabili. L’Italia potrebbe incentivare la due diligence con una sua strategia nazionale.
Sul fronte del caporalato, restano da completare vari strumenti previsti dal Decreto Agricoltura (banca dati appalti agricoli, sistema informativo nazionale, utilizzo dell’assegno di inclusione per chi denuncia, parametri sui costi medi di produzione). È urgente attuarli per tutelare lavoratori e lavoratrici e prevenire sfruttamento e speculazione nelle filiere.
LE PROPOSTE
Rendere i sistemi alimentari resilienti agli effetti dei cambiamenti climatici,
con l’introduzione di misure fiscali e contributive dedicate, e la creazione di una rete di sportelli Esg agricoli.
Superare gli ostacoli all’accesso alla terra e al credito,
con l’istituzione di un plafond individuale destinato alle giovani imprenditrici e ai giovani imprenditori agricoli per l’acquisto di terreni.
Migliorare le condizioni di lavoro,
contrastando il caporalato e incentivando l’iscrizione delle imprese alla Rete del lavoro agricolo di qualità (Laq).
Garantire l’accesso a diete nutrienti,
affrontando i fattori strutturali della volatilità dei prezzi alimentari.
Fornire incentivi per produzioni e consumi di alimenti vegetali
a partire da una revisione dell’Iva.
Investire su qualità e sostenibilità delle mense scolastiche,
migliorando le filiere di approvvigionamento, il sistema degli appalti e privilegiando il consumo di alimenti di stagione.
Prevedere misure efficaci di tutela
volte a garantire l’equilibrio di mercato e il mantenimento di un reddito adeguato per i produttori.
E IN EUROPA?
L’indice composito mostra un miglioramento in tutti i Paesi europei, dovuto principalmente all’aumento della quota della superficie agricola destinata a coltivazioni biologiche (+3,2 punti percentuali tra il 2012 e il 2020) e alle performance del settore agricolo: nel 2023 il reddito agricolo per unità di lavoro annua (Ula) è aumentato di 7.203 euro rispetto al 2010. Le differenze tra i Paesi sono diminuite fino al 2020, per poi tornare a livelli simili a quelli del 2010. Analizzando i singoli Paesi, Olanda, Belgio e Croazia hanno conseguito aumenti più marcati, mentre l’Italia presenta un valore superiore alla media europea, con un incremento di quasi sei punti.
Sul piano normativo, a febbraio 2025 la Commissione europea ha adottato la “Visione per l’agricoltura e il cibo”, che orienterà le politiche agricole dell’Ue fino al 2040. Il piano punta a costruire un settore agroalimentare attrattivo, competitivo e resiliente, capace di garantire redditi equi agli agricoltori, ridurre le dipendenze esterne e assicurare una transizione sostenibile lungo tutta la filiera.
