Rapporto 2025 Goal 4 "Istruzione di qualità"
Progressi in Italia su scuola e istruzione, ma bocciata sul livello delle competenze
Rapporto ASviS 2025: più formazione continua, più diplomati, meno dispersione scolastica: segnali positivi, ma il Paese è sotto la media Ue. Preoccupa la deprivazione dei minori. Va creato un organismo indipendente per disegnare politiche educative migliori.
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Per scuola e istruzione non ci sono buone notizie a livello internazionale. Nel 2023 ancora 272 milioni di bambini e bambine non accedono ai percorsi educativi e permangono forti diseguaglianze tra Paesi. Infatti, il 36% dei bambini e delle bambine in età scolare negli Stati a basso reddito non va a scuola, contro il 3% dei Paesi ad alto reddito.
Il Rapporto indica chiaramente come tutti i Paesi devono dare priorità a politiche per affrontare contemporaneamente accesso, qualità dell’apprendimento ed equità, sostenute da adeguati finanziamenti. Vanno fornite garanzie legali per l’istruzione gratuita e obbligatoria, il superamento delle diseguaglianze nelle competenze digitali, investimenti infrastrutturali, soprattutto nei Paesi più poveri, l’ampliamento delle opportunità di apprendimento permanente per gli adulti e i gruppi sociali vulnerabili.
LA SITUAZIONE IN ITALIA
In Italia invece l’indice composito che fa riferimento al Goal 4 “Istruzione di qualità” dell’Agenda 2030 registra un aumento non solo nell’ultimo anno, ma lungo tutto il periodo analizzato (dal 2010 al 2024), salvo per i dati relativi alla lettura di giornali e libri e per le competenze alfabetiche e matematiche. Su queste ultime, in particolare, l’Italia è fuori rotta per il conseguimento dell’obiettivo di ridurre entro il 2030 al disotto del 15% la quota di studentesse e studenti che non raggiungono il livello sufficiente di competenza. Secondo uno studio Ocse, migliorare le competenze apporterebbe un aumento di quasi il 30% sulla produttività del Paese.
Rispetto ai progressi, nell’ultimo anno migliorano la quota di persone che beneficiano della formazione continua, la percentuale di diplomati/e (+2,5 punti percentuali) e la diminuzione dell’uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione (-1,0 punti percentuali). Bene anche il trend in miglioramento per l’obiettivo di raggiungere entro il 2027 il 33% dei posti nei servizi educativi per l’infanzia.
Da un punto di vista territoriale, le disuguaglianze tra Regioni continuano a essere particolarmente marcate, soprattutto tra il Nord e il Mezzogiorno, con quest’ultimo che mostra progressi molto più lenti.
Nel 2024 il Goal 4 continua a migliorare
grazie al maggior numero di persone che beneficiano
della formazione continua, alla crescente percentuale di
diplomati e alla diminuzione dell’uscita precoce
dal sistema di istruzione e formazione. Tuttavia,
peggiorano le competenze alfabetiche e matematiche.
Ma quando si parla di scuola, non si può non parlare della condizione dei/delle minori, dal momento che deprivazione materiale e sociale incidono fortemente sui loro percorsi educativi, rappresentando un ostacolo al loro benessere e alle loro opportunità future.
Rispetto alla media europea, l’Italia nel 2024 si colloca al 16esimo posto, con l’11,7% dei/delle minori deprivati/e, anche se si tratta di un dato in miglioramento rispetto al 2021 (dal 13,5% all’11,7%). Tuttavia, anche in questo caso i divari territoriali restano marcati: nel Mezzogiorno oltre un/a minore su cinque è deprivato/a (21,1%), contro il 7,8% del Nord e il 4% del Centro. Un fattore decisivo è rappresentato dal livello di istruzione dei genitori: più è alto, minore è il rischio che i/le figli/e si trovino in situazioni di deprivazione.
LE PROPOSTE
Investire massicciamente in scienza e tecnologia,
colmando il deficit di capacità d’innovazione e competenze, seguendo quanto indicato dalla “Unione delle competenze”.
Migliorare gli apprendimenti, rafforzare il contrasto alla dispersione e l’inclusione,
potenziando al contempo i servizi all’infanzia.
Educare allo sviluppo e alla cittadinanza globale,
fattore che avrebbe un impatto positivo sulla partecipazione democratica attiva, l’impegno civico e lo sviluppo di competenze per stili di vita sani.
Investire sull’istruzione e la formazione di qualità
a tutte le età.
Attrarre all’insegnamento i giovani
laureati e le giovani laureate.
Creare un organismo indipendente per disegnare migliori politiche
per l’istruzione e la formazione.
E IN EUROPA?
A livello europeo l’andamento dell’indice composito relativo all’istruzione è sostanzialmente stabile tra il 2010 e il 2024, con un lieve miglioramento nel 2023 dovuto alla crescita della partecipazione alla scuola della prima infanzia (+1,3 punti percentuali tra il 2022 e il 2023). Le differenze tra Paesi rimangono stabili, l’Italia migliora, rimanendo comunque al di sotto della media europea. Per quel che riguarda l’obiettivo di ridurre al di sotto del 9% l’uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione, dal 2010 al 2024 sia l’Italia sia l’Unione europea mostrano una forte riduzione. Rispetto all’obiettivo di raggiungere entro il 2030 la quota del 45% dei/delle laureati/e, l’andamento registrato dall’Ue risulta adeguato a raggiungere il traguardo, mentre il nostro Paese mostra un comportamento contraddittorio nel tempo. Male per l’impegno a ridurre al di sotto del 15% gli studenti e le studentesse che non raggiungono il livello sufficiente di competenza alfabetica: gli andamenti registrati sia dall’Italia sia dall’Ue, se confermati, non permetteranno il raggiungimento dell’obiettivo. Lo stesso vale per il livello di competenza matematica, su cui peraltro l’Ue mostra una tendenza opposta a quella desiderata.
Dal punto di vista della condizione dei minori, a livello europeo nel 2024 oltre un minore su dieci (13,6%) viveva in condizioni di deprivazione materiale e sociale specifica. La situazione è particolarmente grave in Grecia (33,6%), Romania (31,8%) e Bulgaria (30,4%), mentre è molto contenuta in Croazia (2,7%), Slovenia (3,8%) e Svezia (5,6%).
