Rapporto 2025 Goal 9 "Imprese, innovazione e infrastrutture"
La tecnologia accelera, ma in Italia gli investimenti in ricerca e sviluppo sono lenti
Rapporto ASviS 2025: divari territoriali e governance frammentata ostacolano sviluppo e competitività nel nostro Paese. Necessario definire una strategia industriale nazionale e incentivare formazione tecnica e competenze digitali.
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Il 2024 è stato un anno di forte accelerazione tecnologica, soprattutto nel campo dell’intelligenza artificiale (AI). I progressi sono stati rapidi e sorprendenti, ma alcune questioni cruciali restano irrisolte: quale impatto avrà l’intelligenza artificiale sulla cultura, sull’ambiente, sul lavoro e sulla società? E come regolare il suo utilizzo sempre più pervasivo come strumento di guerra ibrida e di diffusione della disinformazione? Nel corso del 2025 sono stati compiuti i primi passi per una negoziazione globale sulla regolamentazione dell’AI. Tuttavia, come osserva il Rapporto ASviS 2025, le premesse non sembrano molto promettenti.
Rimane ancora aperto il problema del consumo di energia da parte dell’AI: secondo l’Agenzia internazionale dell’energia (Iea), a causa del suo rapido sviluppo, la domanda di energia elettrica da parte dell’AI potrebbe passare dall’1,5% al 3% del consumo mondiale entro il 2030. Per soddisfare questa crescente domanda sarà necessario un mix con altre fonti (tra cui le fossili e il nucleare), posizione contestata da numerosi esperti ed esperte del settore.
Dal 2015 si sono registrati progressi notevoli nell’espansione delle infrastrutture di sviluppo industriale e innovazione. Ad esempio, le nuove reti 5G lanciate nel 2019 hanno raggiunto nel 2024 il 51% della popolazione mondiale. La distribuzione, però, è fortemente diseguale e nei Paesi meno sviluppati la copertura si ferma al 4%.
Anche il settore manifatturiero ha visto una crescita significativa: a livello globale il valore aggiunto pro-capite è cresciuto del 17,3% tra il 2015 e il 2024, e del 40,6% nei Paesi meno sviluppati. Allo stesso tempo, nonostante l’ampio utilizzo delle energie rinnovabili, le emissioni di CO2 dalla combustione di fonti fossili nei processi industriali hanno raggiunto il valore record di 37,6 milioni di tonnellate, in crescita dell’8,3% rispetto al 2015.
In ambito di ricerca e sviluppo, dal 2015 la spesa investita in questo settore è aumentata annualmente del 5,1% e la quota di forza lavoro dedicata del 4,3%. Ma le disuguaglianze territoriali restano estremamente marcate: in Africa subsahariana ci sono 91 ricercatori e ricercatrici ogni milione di abitanti, contro i 4.254 del Nord America e dell’Europa.
LA SITUAZIONE IN ITALIA
L’indice composito per il Goal 9 “Imprese, innovazione e infrastrutture” cresce leggermente nel 2024, ma il quadro complessivo rimane sostanzialmente stabile rispetto al 2010. Nell’ultimo anno registrano risultati positivi l’accesso alla rete Internet fissa ultraveloce, che ora copre il 70,7% della popolazione, e la percentuale di persone occupate in professioni scientifico-tecnologiche, che sale al 19,3%. Peggiora invece la quota di prestiti a società non finanziarie e famiglie produttrici sul Prodotto interno lordo (Pil). Le disuguaglianze territoriali restano sostanzialmente immutate.
Il primo obiettivo quantitativo analizzato stabilisce che, entro il 2030, venga raddoppiato il traffico merci su ferrovia rispetto al 2015. Questo target potrebbe essere raggiungibile se si confermasse la tendenza del lungo periodo, ma non se si confermasse la dinamica degli ultimi cinque anni. Il secondo obiettivo prevede di raggiungere entro il 2030 la quota del 3% del Pil dedicata a Ricerca e sviluppo: gli andamenti registrati dall’Italia sono caratterizzati da un ritmo di miglioramento troppo lento per raggiungerlo. Positiva invece l’espansione della rete Gigabit che entro il 2030 potrebbe raggiungere tutte le famiglie.
In ambito normativo, nel 2024 è stata approvata la Strategia italiana per l’intelligenza artificiale pensata per modernizzare il Paese e recuperare il divario digitale con le altre economie europee. A settembre 2025 il Senato ha approvato in via definitiva la legge italiana sull’intelligenza artificiale. Si tratta del primo quadro normativo nazionale approvato da un Paese europeo che disciplina sviluppo, adozione e governance dei sistemi di AI nel rispetto dei principi costituzionali e dei diritti fondamentali, in coerenza con l’AI Act europeo. Per accelerare competitività e adozione, il Governo ha introdotto un programma di investimenti da un miliardo di euro a favore di startup e Piccole e medie imprese (Pmi) nei campi dell’AI, della cybersicurezza e delle tecnologie emergenti. Tuttavia, come evidenzia il Rapporto ASviS, continuano a esistere alcuni ostacoli, in particolare una governance frammentata e uno scarso coinvolgimento delle Pmi.
Sempre nel 2024 sono stati pubblicati in Gazzetta ufficiale i nuovi Criteri ambientali minimi (Cam) per le infrastrutture stradali, un passaggio fondamentale per integrare la sostenibilità nei processi di progettazione, costruzione e manutenzione delle opere pubbliche. Tra gli aspetti più innovativi vi è l’introduzione obbligatoria dell’analisi del ciclo di vita (Life cycle assessment, Lca) che permette una valutazione oggettiva degli impatti ambientali lungo tutta la filiera dell’infrastruttura. Tuttavia, molti enti segnalano difficoltà interpretative dei nuovi requisiti, e la carenza di personale formato e l’eterogeneità delle competenze rischiano di rallentare l’adozione dei Cam, soprattutto nei Comuni di piccole e medie dimensioni.
Il Piano transizione 5.0, operativo da gennaio 2024, era stato immaginato come incentivo strategico per la trasformazione sostenibile delle imprese. Visto il limitato ricorso da parte delle imprese, nel 2025 il Governo ha introdotto diverse modifiche, ampliando la platea dei beneficiari, includendo ad esempio le società specializzate nell’erogazione di servizi energetici e alleggerendo i vincoli relativi alla documentazione e al rispetto del principio Do not significant harm (Dnsh). Nonostante ciò, il Piano ha incontrato notevoli difficoltà attuative. Al termine del 2024, solo una frazione minima delle risorse era stata effettivamente prenotata, evidenziando un ritardo nella progettazione e una scarsa adesione, soprattutto da parte delle Pmi. Come sottolinea il Rapporto, “la sfida non è solo normativa, ma anche culturale”.
LE PROPOSTE
Definire una strategia industriale nazionale,
stimolare la trasformazione verso il modello “Industria 5.0” e la transizione energetica e ridurre le disparità territoriali.
Accompagnare le imprese nella transizione
semplificando le procedure di accesso agli incentivi e rendendo disponibili sportelli digitali di assistenza tecnica.
Realizzare nuove infrastrutture sostenibili
(energetiche, idriche, digitali) e garantire la manutenzione di quelle esistenti per realizzare la transizione digitale ed ecologica.
Investire in formazione tecnica e competenze digitali professionalizzanti
per studenti e studentesse, lavoratori e lavoratrici, e pubbliche amministrazioni, adottando anche misure concrete per ridurre il divario digitale.
Semplificare la governance e favorire la sinergia
tra amministrazioni, centri di ricerca, università e imprese per cogliere pienamente le opportunità offerte dall’AI.
Garantire un monitoraggio continuo dell’impatto sociale ed etico dell’AI,
con il coinvolgimento attivo della società civile, delle organizzazioni dei lavoratori e delle comunità locali.
E IN EUROPA?
L’indice composito registra una crescita costante per tutto il periodo analizzato, ad eccezione del 2020 in cui, a causa della pandemia, subisce una flessione subito recuperata. A questo miglioramento contribuiscono principalmente l’espansione della copertura della rete Internet ad alta velocità e l’aumento del numero delle persone occupate in attività di Ricerca e sviluppo. Su tre obiettivi quantitativi analizzati, l’Unione europea potrebbe avvicinarsi solo a uno: l’accesso alla rete Gigabit. Non riuscirà invece a raggiungere l’obiettivo di raddoppiare, entro il 2030, la quota di merci trasportate su ferrovia (rispetto al 2015) e di investire il 3% del Pil in Ricerca e sviluppo.
Le disuguaglianze tra Paesi sono costanti e piuttosto contenute, con l’eccezione del Portogallo che registra valori molto più bassi. Nonostante i miglioramenti registrati in Italia negli ultimi anni, il nostro Paese rimane al di sotto della media europea.
La Bussola per la competitività e il Patto per l’industria pulita, adottati a inizio 2025, mettono a sistema gli obiettivi di decarbonizzazione del Green deal, nuove misure per la competitività industriale, la riduzione delle dipendenze dalle importazioni e la promozione dell’innovazione nell’Ue. Per lo sviluppo delle tecnologie digitali e dell’intelligenza artificiale, il 2 agosto 2024 è entrata in vigore la legge europea sull’AI (“AI Act”), il primo atto normativo sull’intelligenza artificiale al mondo pensato per regolare lo sviluppo e l’uso dell’intelligenza artificiale in base ai livelli di rischio. È stato inoltre approvato il “Piano d’azione per il continente dell’AI” che integra gli sviluppi e le misure per l’AI sviluppate nella precedente legislatura europea, inserendoli all’interno di un nuovo quadro d’iniziative per sostenere e incentivarne la rapida diffusione.
