Rubrica: Europa e Agenda 2030
Costruire un’Europa resiliente ai cambiamenti climatici, a partire dai Pnrr
Settimana 22-28/2. La nuova strategia europea per l’adattamento ai cambiamenti climatici indica obiettivi trasversali per tutte le politiche, ruolo dei territori e dell’azione locale, cooperazione internazionale. 1/03/2021
Il 24 febbraio è stata adottata dalla Commissione l’attesa nuova strategia europea per i cambiamenti climatici. L’iniziativa, che rientra nel programma del Green deal europeo e nel quadro della legge europea per il clima in corso di discussione, rinnova la strategia europea di adattamento già adottata nel 2013.
Partendo dalla premessa che anche bloccare tutte le emissioni di gas serra non previene gli impatti climatici che sono in corso e che continueranno ancora per decenni, questa nuova strategia è definita trasversale a tutte le iniziative del Green deal, quali la strategia per la biodiversità, la strategia from Farm to Fork, i piani d’azione per l’economia circolare e per inquinamento zero, la strategia forestale, la strategia per il suolo, l’ondata di ristrutturazioni, la strategia per una mobilità intelligente e sostenibile, la revisione della strategia per la finanza sostenibile.
Nel suo sviluppo, coinvolge di fatto tutte le politiche e le attività economiche, le infrastrutture che dovranno essere riviste per essere “a prova di clima”, così come anche le attività d’industria e Pmi, le assicurazioni e i rischi per la finanza, i molteplici impatti sulla salute.
La Commissione evidenzia come le perdite economiche dovute a eventi estremi più frequenti legati al clima siano in aumento. Nell'Ue, queste perdite superano già in media i 12 miliardi di euro all'anno. Stime prudenti mostrano che l'esposizione dell'attuale economia dell'Ue a un riscaldamento globale di 3 ° C superiore ai livelli preindustriali comporterebbe una perdita annuale di almeno 170 miliardi di euro. Particolarmente critiche sono le perdite annuali assolute per siccità in Europa valutate in 40 miliardi di euro/anno, con gli impatti più gravi nelle regioni del Mediterraneo e dell’Atlantico. Il fenomeno dell’innalzamento del mare impatterà sulle coste dove vive circa il 40% della popolazione e dov’è generato circa il 40% del Pil dell’Ue.
Di fatto per rispondere alla gravità delle sfide dell’adattamento è necessario uno sforzo di tutti i livelli di governo e dell’intera società. Ciò richiede più che mai una coerenza delle politiche, lo stesso adattamento ai cambiamenti climatici ne può divenire veicolo e prova di verifica.
La strategia costruisce un quadro di riferimento per l’Ue e per gli Stati membri affinché il processo decisionale e l'azione a fronte dell'incertezza climatica siano facilitati, ancorando le decisioni alla scienza più recente: dobbiamo attingere alla scienza per migliorare la nostra comprensione del nesso tra rischi climatici, vulnerabilità e disuguaglianze socioeconomiche.
É necessario raccogliere più dati possibili per elaborare proiezioni di scenari sempre più accurate con l’ausilio delle tecnologie digitali e l’elaborazione di gemelli digitali dei nostri territori al fine di evitare di assumere decisioni cieche al clima (climate-blind). La Commissione prevede nel 2021 di aggiornare a tal fine la direttiva Inspire quale parte dell’iniziativa “GreenData4All”.
La piattaforma online Climate adapt sarà rafforzata per mettere a disposizione dati e informazioni sempre aggiornati a livello Ue sull’adattamento.
La strategia indica tre priorità trasversali per supportare l’adattamento a tutti i livelli e in tutti i settori:
- Integrare l’adattamento nelle politiche macro-fiscali. La resilienza macro-fiscale richiede di tenere conto della gamma di scenari climatici plausibili nelle politiche economiche e di comprendere la gestione del rischio di catastrofi, considerando i possibili effetti sulla stabilità fiscale. Dunque, è necessario effettuare una robusta valutazione dei principali impatti economici dai rischi climatici e considerare il relativo impatto nei processi di pianificazione dei budget pubblici. Ciò dovrebbe generare la messa a disposizione di fondi di bilancio commisurati alle necessarie misure d’adattamento. La Commissione invita gli Stati membri a considerare come integrare questi aspetti anche nello sforzo di ripresa dalla pandemia Covid-19, dunque nei Pnrr.
- Sviluppare soluzioni basate sulla natura per l’adattamento, che siano ad ampio raggio, con effetti multi-beneficio e moltiplicatori a sostegno di diversi obiettivi del Green deal europeo, quali la tutela e il ripristino della biodiversità, la regolarizzazione del ciclo dell’acqua mitigando gli effetti della siccità e dei fenomeni alluvionali, la produzione di cibo, come anche la stessa mitigazione dei cambiamenti climatici. Su quest’ultima la Commissione s’impegna ad attuare standard di certificazione delle rimozioni di carbonio, con benefici per l’intero monitoraggio e quantificazione dei benefici climatici di molte soluzioni basate sulla natura.
- Intervenire con l’azione locale, poiché la stessa rappresenta la base e la messa in pratica delle azioni di adattamento. La Commissione si propone di rafforzare e dare maggiore sostegno a strumenti esistenti, quali in particolare il Patto dei Sindaci, evidenziando come raggiungere la resilienza in modo giusto ed equo è essenziale in modo che i benefici dell'adattamento climatico siano ampiamente ed equamente condivisi. La variabilità dell'esposizione e la vulnerabilità agli impatti climatici, in diverse regioni e gruppi socioeconomici, peggioreranno le disuguaglianze e le vulnerabilità preesistenti, pertanto la Commissione valuta sempre più necessario che il sostegno privilegi iniziative di istruzione, formazione e riqualificazione che portano a lavori verdi. Ciò richiederà una migliore comprensione degli effetti del cambiamento climatico sui lavoratori, le condizioni di lavoro, la salute e la sicurezza, la valutazione dei relativi effetti distributivi e il coinvolgimento delle parti sociali.
La strategia indica iniziative specifiche per favorire l’accelerazione delle misure di adattamento, riferendosi anche alla mission del programma di ricerca Horizon Europe sull’adattamento ai cambiamenti climatici e alle correlate trasformazioni sociali, che dovrà testare soluzioni integrate per conseguire la vision resilienza climatica al 2050, attraverso il coinvolgimento partecipativo dei cittadini.
Ricorda che anche la tassonomia Ue per la finanza sostenibile prevede tra le prime misure l’adattamento, per cui potrà agire come abilitatore e incentivo per canalizzare anche la finanza privata verso la resilienza climatica.
Fondamentale poi è l’introduzione di criteri di resilienza climatica negli investimenti infrastrutturali su cui si stima richiederanno un incremento di costi di circa il 3%, ma con un rapporto costo beneficio del 1:4. Da ciò emerge come strategico creare sinergie e unificare l’adattamento con i programmi di prevenzione e riduzione rischio disastri e dunque con gl’investimenti per il dissesto idrogeologico.
E non secondaria anche la preparazione agli impatti climatici del patrimonio edilizio, da integrare nell’ambito del programma ondata di ristrutturazioni e nel piano d’azione per l’economia circolare. La Commissione si propone di collegare indicazioni per l’adattamento degli edifici ai cambiamenti climatici con la revisione della direttiva sulla performance energetica degli edifici e il regolamento sui prodotti di costruzione.
Una parte importante della strategia prevede azioni in ambito internazionale riconoscendo che il cambiamento climatico è un moltiplicatore di minacce, che aggrava le tensioni e l'instabilità esistenti: l'Ue è già, e sarà sempre più, influenzata dagli impatti climatici al di fuori dell'Europa attraverso effetti a cascata e ricadute sul commercio o sulla migrazione. Ciò rende la resilienza climatica internazionale non solo una questione di solidarietà, ma anche di aperta autonomia strategica e interesse diretto per l'Ue e i suoi Stati membri.
L'azione esterna deve mirare dunque all'adattamento in modo più efficace, attraverso un approccio di nesso umanitario-sviluppo-pace per raggiungere le comunità più esposte, vulnerabili, soggette a conflitti o emarginate, senza lasciare indietro nessuno e nessun posto. La Commissione evidenzia la necessità di azioni su misura per affrontare l'impatto sproporzionato del cambiamento climatico sui gruppi vulnerabili e sui diritti umani.
Gli SDGs e il Green deal europeo sono indicati come modelli centrali di riferimento per pianificare l’adattamento nell’azione esterna all’Ue, evidenziando l’urgente bisogno di liquidità finanziaria per l’adattamento ai cambiamenti climatici, sia pubblica che privata, e la necessità che la stessa sia indirizzata verso le situazioni di maggior criticità e vulnerabilità: è sempre più riconosciuto che il cambiamento climatico contribuisce alle condizioni di contesto che favoriscono conflitti violenti. L'azione di adattamento può essere uno strumento prezioso nella prevenzione dei conflitti e nella mediazione.
Gli obiettivi di sviluppo umano e gli obiettivi climatici dovrebbero essere presi in considerazione quando si costruisce la resilienza nei paesi fragili e colpiti da conflitti. Strategie, programmi e progetti di adattamento dovrebbero essere concepiti in modo sensibile al conflitto per evitare l'aggravarsi delle tensioni. Questo è importante per ridurre i rischi di sfollamenti legati al clima e comprendere e gestire meglio le interconnessioni tra cambiamento climatico, sicurezza e mobilità.
L’Africa è riconosciuta come il continente più fragile e vulnerabile agli effetti dei cambiamenti climatici. Tra gli esempi di successo promossi con il sostegno finanziario dell’Ue viene citato il Great Green Wall del Sahel, quale misura di adattamento con soluzioni basate sulla natura (vedi rubrica del 18/01/2021). Nel periodo 2014-2019 l’Ue ha mobilitato 3,4 miliardi di euro per supportare l’adattamento nella regione africana.
Ed è proprio la disponibilità di risorse finanziarie per l’adattamento ad essere uno degli aspetti più critici. La Commissione riporta che globalmente il 93% degli investimenti pubblici e privati per il clima sono destinati alla mitigazione. I dati disponibili per il 2017 indicano che per l’adattamento sono stati destinati 25 miliardi di euro, solo un decimo del fabbisogno necessario stimato.
In proposito, il Segretario generale dell’Onu António Guterres nel suo intervento alla conferenza presso il Parlamento europeo del 22 febbraio ha ribadito la sua richiesta che metà dei fondi per il clima sia destinata all’adattamento.
La Commissione indica che rafforzerà il suo impegno nei trattati commerciali nel negoziare obblighi d’integrare misure e garanzie per l’adattamento ai cambiamenti climatici, considerata l’evidenza del fatto che anche gli impatti climatici locali hanno ripercussioni regionali o globali, e che tale rischio climatico transfrontaliero può raggiungere l'Europa. Come ad esempio, l'interruzione delle infrastrutture portuali potrebbe ostacolare o addirittura chiudere le rotte commerciali, sia per le materie prime che per le merci, con potenziali effetti a cascata sulle catene di approvvigionamento internazionali.
In sintesi finale, l'UE e la comunità globale sono attualmente impreparate per la crescente intensità, frequenza e pervasività degli impatti dei cambiamenti climatici, soprattutto perché le emissioni continuano ad aumentare. La lezione del Covid -19 e gli effetti sulla nostra salute e il benessere socio-economico sono un chiaro monito sui pericoli di una preparazione insufficiente. Le scelte che facciamo oggi devono creare un mondo migliore.7
di Luigi Di Marco