Rubrica: #UnescoSostenibile
Castel del Monte: geometrie antiche e transizione energetica
Un castello da tutelare, l’innovazione da integrare: la sostenibilità energetica non è trasformazione forzata, ma cura consapevole del futuro. La direttrice Campanile: “Un’occasione per aumentare la qualità dell’esperienza del pubblico”. 5/12/25
Intervista a Francesco Longobardi, direttore regionale Musei Puglia, delegato del direttore generale avocante e a Donatella Campanile direttrice di Castel del Monte. A cura di Annateresa Rondinella, cattedra Unesco in Comunità energetiche sostenibili – Università di Pisa
“Il patrimonio culturale non è un ostacolo alla transizione energetica: è, al contrario, uno degli ambiti in cui questo impegno può esprimere al meglio il suo valore”.
(Francesco Longobardi – delegato del direttore generale avocante)
Castel del Monte appare, nella luce secca delle Murge, come un manifesto in pietra della razionalità medievale. Dalla sommità collinare domina la campagna pugliese, immobile e perfetto, con la sua pianta ottagonale inscritta nella roccia e i suoi otto bastioni in dialogo geometrico con il cielo. La sua forma, le proporzioni, la purezza costruttiva ne hanno fatto un unicum assoluto, tanto che nel 1996 l’Unesco lo ha iscritto nella Lista del patrimonio mondiale, riconoscendogli valore universale eccezionale, eco del genio di Federico II, lo stupor mundi, grazie alla sintesi raffinata di culture — l’eredità classica greco-romana, le suggestioni dell’arte e del pensiero islamico mediterraneo, e il rigore architettonico della tradizione cistercense del Nord Europa — insieme a sistemi simbolici, osservazioni astronomiche e armonie matematiche che nessun altro monumento medievale possiede con tale perfezione.
Questa architettura esatta, costruita nel 13esimo secolo direttamente sulla roccia viva e composta di materiali che assorbono il tempo e ne rivelano la fragilità, è oggi chiamata a confrontarsi con una sfida silenziosa e complessa: rendere sostenibile l’energia senza violarne l’essenza. Lo racconta la direttrice Donatella Campanile, che considera la necessità di “trovare un equilibrio tra efficientamento e tutela la questione più delicata per un sito come questo, dove ogni intervento deve essere minimo, reversibile e coerente con la struttura ottagonale e l’identità che rappresenta”. A pesare su questo equilibrio non sono solo la materia e la forma, ma anche le condizioni climatiche: variazioni termiche, eventi estremi, venti intensi e umidità variabile impongono un controllo microclimatico costante per preservare le superfici lapidee, le tracce decorative e gli ambienti interni; il sito, allo stesso tempo, deve restare un luogo vivo, capace di accogliere nel corso delle stagioni chi vi arriva per studiare, per meravigliarsi, per cercare nella pietra la misura della storia.
Il rapporto tra tutela e fruizione è inscritto anche nella natura istituzionale del castello. I vincoli di conservazione paesaggistica e il carattere monumentale del bene guidano ogni decisione, orientano le possibilità tecniche e limitano l’introduzione di impianti visibili o di fonti rinnovabili esterne. Le politiche energetiche vengono integrate nella conservazione attraverso una progettazione non invasiva, la manutenzione programmata, un’attenzione costante agli effetti sulla lettura del monumento e l’introduzione graduale di sistemi di monitoraggio dei consumi e delle condizioni ambientali. In questa prospettiva, torna alla mente il pensiero di Fernand Braudel, per il quale “i monumenti non appartengono al passato: sono materia viva, memoria che si rinnova, e noi ne siamo solo i custodi di passaggio”. La stessa idea sembra abitare ogni scelta compiuta a Castel del Monte, dove la sostenibilità energetica non è trasformazione forzata, ma cura consapevole del futuro.
In questo quadro, la governance è inevitabilmente multilivello: la direzione del sito dialoga con il Comune di Andria, la Provincia Bat, la Regione Puglia e gli organismi territoriali deputati alla tutela del paesaggio e della sicurezza, affinché ogni passo sia compatibile con la normativa, con le prescrizioni sulla conservazione e con la necessità di trasmettere intatto questo luogo alle generazioni future. Accanto alle istituzioni, trovano spazio collaborazioni scientifiche e tecniche, come quella in corso con l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, destinata a sviluppare sistemi di monitoraggio dinamico del monumento con metodi non invasivi, per interpretare il comportamento statico delle strutture, anticipare criticità e sostenere la conservazione e l’efficienza gestionale.
Nel solco di tale visione si colloca l’attuale progetto di rifunzionalizzazione impiantistica, che rappresenta il cuore operativo della transizione energetica del castello. La trasformazione non è visibile a occhio nudo e non altera il paesaggio: riguarda l’interno, con il rinnovamento totale dell’illuminazione mediante sistemi Led ad alta efficienza, l’adeguamento degli impianti elettrici con sistemi di continuità, la razionalizzazione delle dorsali tecniche e l’estensione della videosorveglianza. La componente più innovativa è la piattaforma digitale per il monitoraggio integrato del monumento, che consentirà di osservare in modo continuo le prestazioni energetiche, programmare le manutenzioni e ridurre inefficienze e carichi superflui.
La coibentazione — incompatibile con le caratteristiche materiche e simboliche del castello — viene esclusa, così come l’introduzione di impianti rinnovabili, non coerenti con i vincoli paesaggistici e monumentali. La resilienza energetica viene perseguita attraverso sistemi di continuità elettrica, gestione intelligente degli impianti e monitoraggi ambientali. Le scelte si basano sui dati e cercano di armonizzare tutela, comfort di visita, sicurezza e riduzione degli impatti, affinché le soluzioni moderne restino invisibili e, proprio per questo, rispettose.
La direttrice Campanile sottolinea che “questo cammino non serve solo a proteggere: la transizione energetica potrà incrementare la qualità dell’esperienza del pubblico, migliorare l’illuminazione, garantire temperature più stabili, gestire meglio i flussi e ridurre l’impronta ambientale del sito”. In questo senso la sostenibilità diventa una voce narrante del luogo, un elemento identitario che arricchisce la fruizione e la interpretazione del bene. In questa prospettiva, la transizione ecologica si configura anche come forma di diplomazia culturale: interpreta la vocazione universale del monumento come spazio di incontro tra matrici diverse e traduce, in chiave contemporanea, quell’equilibrio tra conoscenza, misura e dialogo che Castel del Monte incarna fin dalle origini. Lo sguardo del dirigente Longobardi si allarga e diventa strategico, indicando alle istituzioni che la transizione energetica nel patrimonio culturale richiede visione e responsabilità condivisa. Come afferma con chiarezza: “Perché la transizione energetica diventi parte integrante delle strategie culturali, occorrono continuità nelle politiche pubbliche, investimenti stabili, ricerca scientifica, competenze tecniche qualificate e una comunità consapevole. La sostenibilità è una forma alta di rispetto e rigenerazione del patrimonio che ci è stato affidato”.
Così, nella purezza dell’ottagono federiciano, la sfida energetica si trasforma in un percorso di conoscenza e responsabilità. Castel del Monte dimostra che l’innovazione può entrare nel patrimonio senza alterarlo, che la tecnologia può essere discreta e alleata della tutela e che la sostenibilità, quando nasce dalla misura e dal rispetto, diventa parte della storia stessa del monumento. Una misura che riecheggia la visione dello stupor mundi, dove conoscenza e forma si uniscono in armonia. Qui, tra pietra, geometria e luce, tutela e sostenibilità non sono due estremi inconciliabili: si incontrano, si completano e costruiscono futuro.
Credits: Archivio Direzione regionale Musei
