Rubrica: Voci dal territorio
Buone pratiche: quando un computer si smonta nascono relazioni, competenze e futuro
Ingegnere ambientale e fondatore di Esg42, Filippo Valenti trasforma dispositivi non più funzionali in occasioni di apprendimento, inclusione e valore sociale. Un esempio di circolarità per aziende, dipendenti e territori. 19/11/25
Questa non è solo una storia di tecnologia. È la storia di una persona che ha deciso di restituire senso al proprio lavoro, trasformando oggetti dimenticati in strumenti di relazione e cambiamento. Filippo Valenti, ingegnere ambientale e fondatore di Esg42, racconta che tutto è iniziato da una domanda semplice: “cosa può nascere se smettiamo di buttare via e iniziamo a guardare ciò che abbiamo con occhi diversi?”
“Per anni ho lavorato nella consulenza IT, e tutt’ora son in una multinazionale tecnologica. A un certo punto ho sentito il bisogno di fare qualcosa che avesse un impatto più diretto, più umano. Volevo alzarmi al mattino sapendo di aver fatto qualcosa di bello e utile per gli altri”.
È così che è nata Esg42, una società benefit che unisce rigenerazione tecnologica, educazione e inclusione. Un progetto che vuole prolungare la vita dei dispositivi e, nel farlo, vuole coinvolgere attivamente le persone, i dipendenti delle aziende in laboratori pratici dove si impara a smontare, riparare, ricostruire. “Smontare un computer è come smontare un pensiero: torni alle origini, capisci come funziona davvero. È un atto di consapevolezza e responsabilizzazione”.

L’approccio è flessibile e si costruisce intorno a chi lo richiede. Grazie alla collaborazione con un refurbisher, Esg42 è in grado di rispondere subito a un’esigenza molto concreta delle aziende: gestire ciò che non serve più evitando sprechi.
“Il materiale che l’azienda vuole sostituire viene rilevato con un obolo simbolico. Dopo la rigenerazione e la rivendita, il margine viene suddiviso tra refurbisher, Esg42 e cliente, secondo quote variabili. La parte del cliente diventa sostegno concreto a un progetto sociale”.
Una scelta che unisce economia circolare e responsabilità: meno rifiuti, nessun costo nascosto, solo valore che ritorna al territorio. Se l’azienda non ha già un progetto da sostenere, Filippo ne mette a disposizione diversi, nati dalle relazioni costruite nel tempo. “Angelo” è un dispositivo sociale open source pensato per aiutare le persone ipoacusiche.

Chi semina fiori raccoglie sorrisi è un altro progetto da poco avviato. “Le associazioni che gestiscono alloggi per persone fragili chiedono soprattutto oggetti funzionali, per permettere un ingresso rapido e dignitoso negli spazi. Io invece provo a portare anche ciò che non è strettamente necessario, ma che può far vivere diversamente un luogo. Perché ogni spazio e ogni persona hanno bisogni diversi, ma la bellezza, la cura e un gesto di generosità sono sempre funzionali al sentirsi accolti, parte di qualcosa. E prendersi cura di qualcosa di vivo può diventare anche un piccolo momento di respiro, una distrazione gentile dai propri pensieri.”
Questa attenzione alla dimensione umana torna continuamente nel racconto di Filippo.
Esg42, prima ancora che un servizio, è un invito a capire cosa succede quando le persone mettono il proprio tempo - non solo il proprio denaro - in un gesto di comunità.
“Chiedo alle aziende una cosa semplice e difficile allo stesso tempo: il tempo. Decidere di impegnare qualche ora dei dipendenti, per fare qualcosa insieme. E quando lo fanno, cambia tutto. Cambia l’energia negli uffici, cambia la percezione della grande azienda nel quartiere, cambiano le relazioni”.
I laboratori Demolition&reuse e Fix&gift diventano così spazi di incontro: dipendenti che non si parlerebbero mai finiscono a fianco, tra cacciaviti e schede madri, a ricostruire non solo un computer, ma un legame.
“È come creare volontariato dal basso, spontaneamente. Vedi persone che scoprono un territorio che non conoscevano, scuole che hanno bisogno, associazioni che fanno un lavoro silenzioso. È un ponte che si crea senza forzature tra comunità e azienda”.
Per dare misura all’impatto, Esg42 utilizza ora anche una piattaforma blockchain, Regusto, che permette di tracciare e rendicontare ogni attività: quantità di materiali recuperati, CO₂ evitata, persone coinvolte, beneficiari finali. “Non è solo una questione di numeri, ma di trasparenza e di responsabilità verso chi partecipa”.
Alla base di tutto rimane la filosofia sintetizzata nel nome del progetto: Esg42: Every seed grows. “Un seme cresce sempre, se qualcuno gli dedica cura e tempo. Anche una persona può farlo, anche un oggetto può farlo. La sostenibilità, per me, è questa: vedere valore dove altri vedono scarto”.
Rigenerare la tecnologia è il pretesto. Il vero obiettivo è rigenerare le relazioni, i territori, e consapevolezza. “Non posso cambiare tutto, ma posso mettere un seme. E se cresce, cambia anche chi lo guarda. Non posso trasformare il mondo, ma posso far partire un processo. E quel processo cambia anche chi lo vive.”
Ed è in questo seme, coltivato nel quotidiano senza clamore, che si riconosce lo spirito delle buone pratiche del territorio.
