Archivio editoriali
Il volontariato nazionale e internazionale, l’umanità, la solidarietà e il coraggio sono indispensabili per affrontare sfide e crisi globali e locali. La rete della società civile trasforma questi valori in azione concrete, non sempre condivise dalla politica e dall’opinione pubblica.
“Soltanto da uno stretto rapporto tra istituzioni e società civile, reciprocamente rispettoso, è possibile realizzare mete di progresso". Con queste parole è intervenuto il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al Forum Ambrosetti di Cernobbio. Infatti, senza il contributo della società civile, fatto di reti di volontari, associazioni e Ong, la democrazia e la coesione sociale rischiano di restare incompiute.
Le organizzazioni della società civile monitorano il rispetto dei diritti umani e denunciano violazioni. Senza di loro, molte ingiustizie resterebbero invisibili. In questo momento i diritti umani sono sotto attacco. Come sottolineato dal Segretario generale dell’Onu, António Guterres, nel discorso del 25 luglio all’Assemblea annuale di Amnesty International, siamo di fronte a una “catastrofe per i diritti umani” e le crisi umanitarie cui assistiamo sono il prodotto di una “crisi morale che sfida la coscienza globale”. La Dichiarazione universale dei diritti umani, approvata dall’Assemblea Generale dell’Onu nel dicembre 1948, indica che il riconoscimento dei diritti umani rappresenta una precondizione per la pace nel mondo.
Intanto chi interviene sul campo è sempre meno al sicuro. In tutto il mondo, infatti, sono in aumento le violenze contro gli operatori umanitari, come uccisioni, rapimenti, arresti arbitrari. Il 2024 è stato l’anno più letale di sempre, con un aumento del 36% rispetto al 2023, secondo l’ultimo rapporto di Humanitarian Outcomes. E questo nonostante esista una branca del diritto internazionale – detta appunto “diritto internazionale umanitario” – dedicata proprio a stabilire un quadro normativo a tutela del personale sul campo.
Gaza si conferma come il contesto più letale per gli operatori umanitari nel 2024, con 181 vittime, seguita dal Sudan con 60 morti (più del doppio dell'anno precedente). Sud Sudan, Nigeria, Libano, Ucraina, Etiopia, Somalia, Siria e Repubblica democratica del Congo completano la classifica dei dieci Paesi più pericolosi per il personale cooperante. Gli attacchi aerei rappresentano la principale causa di morte, specialmente a Gaza, in Libano e in Ucraina, mentre le armi da fuoco leggere sono state il mezzo di violenza più comune nella Repubblica democratica del Congo, nel Sud Sudan e in Sudan. I rapimenti sono aumentati in Sud Sudan, Burkina Faso, Camerun, Repubblica Centrafricana, Ciad, Nigeria e Sudan, ma più in generale è cresciuto il numero di arresti e detenzioni di operatori umanitari da parte delle autorità statali e locali come strumento di molestia e controllo delle organizzazioni che operano in loco.
Eppure, il coraggio degli operatori umanitari continua a portarli sul campo. Credono in ciò che fanno, come ci credono le persone che operano anche a livello nazionale a sostegno dei più fragili. Partiamo dai volontari, una rete incredibile di supporto per il nostro Paese. Secondo i dati Istat di luglio, le persone che hanno svolto attività di volontariato nel 2023 sono 4,7 milioni (il 9,1% della popolazione sopra i 15 anni): se il numero di volontari è in calo rispetto al 2013, chi si attiva lo fa in modo sempre più intenso. Come riportato nel Position Paper ASviS sul Servizio civile universale (Scu), l’ispirazione del Scu alla solidarietà, al principio di cittadinanza, alla tutela dei diritti inviolabili e all’impegno per la pace e la buona convivenza, finisce per realizzare una chiara identità tra i principi istitutivi del Scu e quelli posti a fondamento dell’Obiettivo 16 dell’Agenda Onu 2030 dedicato a “Pace, giustizia e istituzioni solide”.
Le 320 organizzazioni della società civile che fanno parte dell’ASviS, impegnate per l’attuazione dell’Agenda 2030, sono in prima linea per prestare supporto alle diverse fasce della popolazione, in Italia e all’estero. Si pensi alle ben note Croce Rossa italiana o Fondazione Sos Telefono azzurro; CSVnet, l’Associazione dei centri di servizio per il volontariato; Focsiv, la Federazione organismi cristiani servizio internazionale volontario; la Fondazione Azione contro la fame, il Banco Alimentare che raccoglie, conserva e distribuisce i generi alimentari; Save the Children e Unicef per la tutela dell’infanzia; Oxfam e ActionAid per la lotta contro la povertà e le ingiustizie sociali; Cbm Italia Onlus, impegnata nella lotta contro la cecità e la disabilità nei Paesi in via di sviluppo; Amref, la più grande organizzazione sanitaria africana; l'Aoi, l’Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale; WeWorld che difende i diritti di bambini/e adolescenti e donne. E sono solo un esempio dell’incredibile rete attiva per i diritti umani.
Società civile europea sotto attacco: preoccupano le strategie per delegittimarla
Il Civic space report evidenzia come in diversi Paesi membri stiano aumentando leggi restrittive che ostacolano solidarietà, libertà di espressione e diritto di manifestare, soprattutto per la Palestina e la giustizia climatica. 10/9/25
Il volontariato e le Ong non sono solo attori di solidarietà, ma veri motori capaci di influenzare lo sviluppo sostenibile e sostenere il benessere di tanti nel nostro Paese e nel mondo. Esistono però alcuni rischi e debolezze da non sottovalutare. Nonostante l’entusiasmo, molte persone sperimentano il volontariato in forma occasionale e il numero di volontari è in calo. Trasformare questo slancio in impegno strutturato resta una sfida. Se promuovere una cultura della partecipazione attiva e responsabile fin dalla scuola può aiutare in questo senso, molte organizzazioni hanno visto ridursi le donazioni, anche a causa delle campagne di “criminalizzazione” delle Ong legate al soccorso in mare, mentre la sicurezza organizzativa e la pianificazione a lungo termine degli interventi richiedono certezza finanziaria e visione strategica.
In un mondo che chiede aiuto, la società civile – con i suoi volontari, le reti associative e le Ong – costituisce l’ossatura di un tessuto sociale resiliente e incarna lo spirito concreto di solidarietà, con benefici che vanno oltre la risposta all’emergenza. Si pensi al lavoro di Medici senza frontiere, che offre cure mediche d’emergenza in tanti Paesi. Questa presenza si manifesta in modo tradizionale e anche in modi nuovi, come nel caso della Global Sumud Flotilla, nata con l’obiettivo di rompere il blocco navale israeliano sulla Striscia di Gaza e consegnare aiuti vitali come cibo, acqua e medicinali. Si tratta di esperienze talvolta divisive, per alcuni dal forte valore politico e simbolo di coraggio, per altri non adeguato. Si pensi alle critiche italiane sulla spedizione e a quelle della stessa Commissione europea, che ha affermato: “non incoraggiamo flottiglie come questa, perché fondamentalmente possono aggravare la situazione” e “mettere in pericolo gli attivisti”, sebbene “gli attacchi alle flottiglie non siano giustificabili”.
Il vero aspetto da sottolineare, anche con riferimento ai drammi attuali, è che volontari e associazioni non possono rimanere soli: serve l’impegno dei governi. Solo se gli Stati si faranno carico degli aiuti, magari costruendo partnership strutturate e di lungo termine con le Ong, potrà esserci una risposta efficace alle crisi, assicurando la protezione dei diritti umani e la costruzione di comunità più sicure e giuste, dove la solidarietà di tanti si traduca in un impatto positivo reale e duraturo.
