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ASviS live: “la costruzione di un nuovo modello sociale passa da scelte politiche”
Sanità, parità di genere, istruzione, povertà e disuguaglianze tra i temi all’evento dell’Alleanza sulla dimensione sociale e il Rapporto 2023. La Legge di bilancio non basta, servono ulteriori misure per garantire il “One health”. [VIDEO] 15/11/23
“Per molti è difficile considerare la sostenibilità sociale come parte integrante dello sviluppo sostenibile, anche perché è un tema che sfugge alla misurazione”, ha dichiarato Enrico Giovannini in apertura dell’ASviS live dedicato alla dimensione sociale dello sviluppo sostenibile, il secondo dei quattro eventi organizzati dall’Alleanza Italiana per lo sviluppo sostenibile per discutere dei risultati del Rapporto ASviS 2023. “Bisogna ammettere che nessun governo ha preso davvero sul serio l’Agenda 2030, nessuno l’ha assunta come quadro riferimento per le politiche e, proprio per questo motivo, per questa mancanza di coordinamento, abbiamo messo in campo politiche che si sono rivelate in contrasto tra di loro. Guardiamo per esempio al Ministero della salute: bene la creazione del dipartimento che vede la salute umana strettamente connessa a quella degli ecosistemi, tuttavia non c’è un euro nella Legge di bilancio per attuare questa politica”, ha proseguito il direttore scientifico dell’ASviS. L’evento, che si è tenuto il 14 novembre a Roma presso la Ceoforlife Clubhouse Montecitorio, ha messo tra i temi al centro del dibattito le debolezze del sistema sanitario, che per essere superate richiedono politiche di lungo periodo, sul ripensamento del rapporto pubblico-privato e sulle azioni di mitigazione degli effetti della crisi climatica attraverso l’ottica del “One health”, basata sull’interconnessione tra salute umana, animale e ambientale. Analoghi interventi devono poi riguardare la lotta alla povertà e alle disuguaglianze, la promozione del lavoro dignitoso, della parità di genere e dell’istruzione di qualità.
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“Come descritto dal Rapporto ASviS”, ha continuato Giovannini, “il tasso di giovani laureati è al 27% a fronte di un impegno Ue del 50%. Continuiamo poi ad avere un forte abbandono scolastico, con un tasso vicino al 40% per quelli che ci ostiniamo a chiamare stranieri nonostante siano integrati nella società. Purtroppo su povertà, parità di genere e disuguaglianze il nostro Paese non è su un sentiero di sviluppo sostenibile. Nonostante alcune misure previste dalla proposta di Legge di bilancio per il 2024 riguardino i servizi sanitari, bisogna ammettere che la portata dei provvedimenti appare debole, e lo abbiamo precisato anche durante la nostra audizione. Per esempio, lo stanziamento di 520 milioni di euro per ridurre le liste d’attesa non è sufficiente a contenere il problema, che dovrebbe essere affrontato anche monitorando le prescrizioni mediche, migliorando le condizioni lavorative dei professionisti sanitari e riducendo le carenze di organico. Servono inoltre finanziamenti orientati a provvedimenti integrati e multisettoriali ispirati al principio della salute in tutte le politiche (One health), che tengano in conto i rischi derivanti dalla crisi climatica e dalla perdita di biodiversità”.
Il Rapporto ASviS deve diventare una sorta di bussola per la politica e per tutti i livelli di governo. A sottolinearlo Mariastella Gelmini, vicepresidente del gruppo di Azione del Senato, nel corso del suo intervento: “Mi ha colpito il fatto che nell’analisi ASviS appare chiara la frattura che c’è stata tra il periodo precedente la pandemia e la situazione attuale. Prima qualche passo in avanti era stato compiuto, ma ora viene rimesso tutto in discussione, anche a causa del conflitto in Ucraina. Quello che mi fa piacere rilevare, in qualità di parlamentare, è che alcuni degli obiettivi dell’ASviS sono anche parte delle nostre battaglie. Parliamo del tema del diritto alla salute, che è una vera emergenza, qui il Pnrr non basta e non risolve la situazione, per esempio della carenza di personale. Qual è il modello di medicina e territorio che vogliamo avere? Come superiamo il modello delle liste di attesa? Queste sono secondo me le domande che ci dobbiamo porre. Faccio notare che nessuno vuole più lavorare in luoghi mal pagati, come i pronto soccorso. Il Rapporto ci richiama dunque alle responsabilità di garantire il diritto alla salute. In generale non è solo un problema di risorse il nostro, ma anche di strategie: serve una riflessione in materia di sanità fatta tra grandi regioni, riconoscendo al privato un ruolo importante, anche per evitare ricadano solo sul pubblico determinate gravose attività. Continuo a pensare che il tema delle politiche attive e della formazione sia poi fondamentale, e che l’istituzione di un salario minimo in un Paese dove tre milioni di persone non vengono retribuite in maniera dignitosa sia doveroso. In generale, grazie anche al Pnrr, dobbiamo superare i tanti divari, di genere, economici e territoriali, che dividono il Paese”.
Marina Sereni, responsabile Diritto alla salute del Partito democratico, ha invece evidenziato come la pandemia sia stata un bagno di realtà, ci ha infatti ricordato “che la salute viene prima dello sviluppo economico, che il servizio sanitario nazionale è fatto dalle persone che ci lavorano, senza di loro la salute non può essere garantita ai cittadini, e che non bastano gli ospedali, abbiamo bisogno di una robusta medicina di prossimità. Mi sembra che questi tre pilastri si stiano un poco appannando. Se guardiamo alla Legge di bilancio ci accorgiamo che ci sono dei passi indietro, viene innanzitutto meno l’investimento in generale. Certo, aumenta la spesa per i farmaci, ma non tocca la spesa per il personale. È giusto segnalare come positivo l’aumento delle borse per le specializzazioni, ma va anche sottolineato che non riusciamo più a trovare nel mercato del lavoro interno gli infermieri, perché non li consideriamo come elemento essenziale del sistema e, anche per questo, vengono sottopagati. Non dobbiamo fare una lotta tra sanità pubblica e privata, tra loro ci deve essere un principio di cooperazione con una regia affidata, però, al settore pubblico. Infine, serve un nuovo modello di medicina di base e di prossimità, su questo il Pnrr provava a intervenire ma adesso quelle risorse sono state tolte. Una manovra non proprio in linea con quanto proposto dal documento Onu”.
L’Agenda 2030 viene presa più in considerazione dalla società civile che dalla politica, ed è spesso capace di mobilitare un grosso numero di persone. È il messaggio che emerge dall’intervento di Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva, la quale ha ricordato che “c’è una forte corrispondenza tra i livelli di istruzione e quelli di salute dei cittadini. Più le persone sono istruite e meno possibilità avranno di ammalarsi. Bisogna attuare la riforma per l’assistenza agli anziani non autosufficienti, questo sarebbe un passo importante nella direzione di un sistema di welfare integrato. È necessario proseguire velocemente, anche attraverso i decreti legislativi che si attendono per gennaio. Questa riforma è importante anche perché per la prima volta si pone l’obiettivo di un dialogo tra l’elemento sociale e quello sanitario. Bisogni sociali e sanitari non devono essere più trattati separatamente, come invece avviene oggi. Certo, la sanità ha un problema di risorse, ma non dimentichiamo che per anni salute e welfare sono stati utilizzati come il salvadanaio del Paese. C’è poi il tema di come utilizziamo queste risorse. Pensiamo alle liste di attesa, si tratta di un concetto che non si sposa bene con la salute, perché ci sono casi in cui non si può attendere e in cui si ha il diritto a essere curati nei tempi opportuni. Su questo andrebbe fatta una serie riflessione, magari lavorando sui percorsi personalizzati dei cittadini e sugli interventi preventivi, come quelli di analisi precoce”.
Cristiano Zagatti, coordinatore area Stato sociale e responsabile Politiche della salute Cgil, ha infine sottolineato che è importante rafforzare la partecipazione democratica dei cittadini e che “a livello territoriale si fa parecchia fatica a parlare di governo del territorio, di sviluppo. Penso che sia utile dirci che, nonostante le tante crisi, la costruzione di un modello sociale diverso è fatto da scelte politiche e dobbiamo avere il coraggio di andare nella direzione proposta dal Rapporto ASviS. La precarietà non è una condizione naturale ma voluta, sono le regole del mercato del lavoro che la generano, così come la povertà delle retribuzioni. Su quest’ultimo punto, oltre al tema del salario minimo, andrebbe affrontato l’elemento della rappresentanza. Per quanto riguarda le pensioni, se non poniamo correttivi sui salari è chiaro che creeremo nuovi indigenti che saranno un peso sociale importante. Sarebbe necessario avere anche una serie di politiche per la crescita, ma in questa Legge di bilancio non se ne vedono. Bisogna poi restituire centralità ai servizi pubblici su cui non abbiamo investito nel corso degli ultimi anni, accorgendoci a un tratto che si tratta di beni irrinunciabili. Neanche sulle riforme della disabilità e dell’assistenza territoriale ci sono risorse. I finanziamenti sul servizio sanitario sono inadeguati, non riusciamo neanche a immaginare come investire per recuperare il gap salariale infermieristico del 27% nei confronti di altri Paesi Ue. Nei prossimi anni avremo un buco di 80mila infermieri, come faremo? Infine, due parole sul disagio psichico: anche qui occorre capire quale modello mettere in campo, il bonus psicologo non è stato una misura adeguata, perché bisogna investire sulla prevenzione. Il 3% dei fondi regionali dovrebbero essere destinati alla salute mentale ma al momento ci sono 11 regioni che non arrivano a coprire questa percentuale”.
L’evento ha raggiunto oltre 24mila persone con oltre 10mila visualizzazioni della diretta sul sito asvis.it e sui canali Facebook e Youtube dell'Alleanza. Inoltre, l'iniziativa è stata trasmessa in diretta sui siti Ansa, Green&Blue di Repubblica, Quotidiano Nazionale e Rainews e sulle pagine Facebook Ansa, Quotidiano Nazionale, Il Giorno, Il Resto del Carlino, La Nazione e Rai per la sostenibilità Esg.
di Ivan Manzo
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Goal 1 - "Sconfiggere la povertà"
Goal 3 - "Salute e benessere"
Goal 4 - "Istruzione di qualità"
Goal 5 - "Parità di genere"
Goal 10 - "Ridurre le disuguaglianze"