Archivio Rubrica
Strumentario dell’Ue per integrare l’evoluzione demografica nelle politiche
Settimana 9-15 ottobre. Come rispondere ai cambiamenti della popolazione. Obiettivi clima al 2030: completata la legislazione di base del Fit for 55. Comitato delle regioni: SDGs priorità nella riforma macro-economica dell’Ue.
Dando corso alla richiesta del Consiglio europeo espressa nelle conclusioni del giugno 2023 (vedi secondo paragrafo nostra rubrica del 4/7/2023), la Commissione europea ha assunto l’11 ottobre una Comunicazione con cui illustra lo strumentario (toolbox) per affrontare le sfide demografiche, in particolare l'impatto dell’evoluzione demografica sulla competitività dell’Europa proiettata nel futuro.
La Commissione parte dalla premessa che con l'aumento dell'aspettativa di vita, l'Europa deve costruire una "società della longevità" che valorizzi la maggiore durata della vita in età avanzata, dando potere ai cittadini più anziani e promuovendo il benessere delle generazioni presenti e future.
Valutando l’impatto sul capitale umano, sulle diseguaglianze tra Stati e Regioni, sulla parità di diritti tra generazioni, la Commissione evidenzia le preoccupazioni di un futuro in cui si prevede che l'invecchiamento della popolazione e la contrazione della popolazione in età lavorativa aggraveranno la carenza di manodopera e aumenteranno la pressione sui bilanci pubblici. Inoltre l'invecchiamento della popolazione avrà probabilmente un impatto profondo anche sugli investimenti, sulla produttività e sull'attività imprenditoriale. Inoltre, il cambiamento demografico incide sulla coesione sociale, territoriale e intergenerazionale delle nostre società democratiche, poiché alcuni Stati membri e regioni sono più colpiti di altri.
Nelle proiezioni demografiche che riporta la Commissione, a causa dell'invecchiamento e del calo delle nascite, la popolazione in Ue raggiungerà un picco intorno al 2026 e si ridurrà gradualmente nei prossimi decenni; la popolazione in età lavorativa diminuirà (di 57,4 milioni di unità fino al 2100) e l'indice di dipendenza degli anziani aumenterà (dal 33% al 60% entro il 2100). A seguito di queste tendenze, la quota dell'Ue nella popolazione mondiale continuerà a diminuire (dall'attuale 6% a meno del 4% nel 2070), riducendo potenzialmente il peso relativo del mercato unico nell'economia globale e diminuendo il peso geopolitico dell'Ue.
La Commissione riporta nella sua analisi anche i dati dell'indagine Eurobarometro sulla demografia pubblicata l’11 ottobre. Nel sondaggio è evidenziato come le preoccupazioni sui cambiamenti demografici siano percepiti nell’opinione pubblica: il 51% dei cittadini europei (Italia 46%) ritiene che gestire i cambiamenti demografici deve rimanere una priorità politica, mentre per il 17% (30% Italia) non deve rimanere una priorità politica; l’85% (percentuale pari per l’Italia) ritiene necessario una stretta collaborazione tra tutti i livelli dell’amministrazione dall’Ue, agli Stati, fino al livello regionale e locale. Le sfide demografiche valutate dai cittadini, in ordine d’urgenza, sono: l'invecchiamento della popolazione (per il 42% media Ue, per il 38% Italia), per la contrazione della popolazione in età lavorativa con l'associata carenza di manodopera (per il 40% media Ue, per il 33% Italia), per la migrazione e l’integrazione (34% media Ue, per il 27% Italia), per lo spopolamento e la fuga dei cervelli (26% media Ue, per il 33% Italia), per il declino della fertilità (21% media Ue, per il 29% Italia).
Evidenziando l’importanza strategica di considerare la dimensione demografica in tutte le politiche considerando come l'evoluzione demografica rimodella economie e società, la Commissione indica necessario un intervento risoluto e concertato dell’Ue nel perseguire un approccio globale che consenta a tutte le generazioni di realizzare i propri talenti e le proprie aspirazioni.
Nel delineare il quadro d’iniziative per affrontare queste sfide, la Commissione dichiara come principi guida delle politiche: l’uguaglianza di genere e l’equità intergenerazionale, uno sviluppo che includa le specificità locali, tenendo conto delle regioni rurali e remote, e che abbracci le altre mega-tendenze globali, come la transizione verde e quella digitale. L’assunzione di questi principi guida deve promuovere in sintesi benessere e prosperità economica in tutte le regioni con politiche basate sui territori.
A tal fine, la Commissione identifica un approccio globale delle politiche di risposta alle sfide demografiche attraverso quattro assi portanti (vedi figura 1):
- sostegno ai genitori tramite una migliore conciliazione fra aspirazioni familiari e lavoro retribuito, in particolare grazie alla disponibilità di strutture di qualità per l'infanzia e a un adeguato equilibrio tra vita professionale e vita privata;
- sostegno alle giovani generazioni mettendole in condizione di prosperare e sviluppare le competenze e agevolandone l'accesso al mercato del lavoro e ad un alloggio a prezzo abbordabile;
- rendere autonome le generazioni più anziane mantenendone il benessere tramite riforme cui si associno politiche adeguate sul mercato del lavoro e il luogo di lavoro;
- ove necessario, risposta alla carenza di manodopera tramite la migrazione regolare controllata, in totale complementarità con la valorizzazione dei talenti interni all’Ue.
Lo strumentario per le azioni viene articolato in questi quattro assi riprendendo e mettendo a sistema le diverse iniziative strategiche e quadri normativi europei già adottati e di prossima adozione (vedi figura 2).
Tra le nuove azioni previste, la Commissione s’impegna a costituire un supporto organizzativo e conoscitivo del fenomeno a supporto anche diretto agli Stati membri provvedendo a:
- rafforzare la base di dati e conoscenze, in particolare sviluppando ulteriormente l'Atlante della demografia, aiutando gli Stati membri a migliorare le statistiche su popolazione e alloggi e sostenendo le attività analitiche e la ricerca nel settore;
- sostenere lo sviluppo e/o il potenziamento a tutti i livelli delle politiche attinenti alla demografia, in particolare tramite lo strumento di sostegno tecnico e ove opportuno l'integrazione della questione demografica nelle pertinenti proposte politiche a livello di Unione;
- fare in modo che nell'Ue nessuna regione rimanga indietro (si veda in proposito nostra rubrica del 24.1.2023), in particolare tramite l'avvio ufficiale della piattaforma “Utilizzo dei talenti” prevista il 23-24 novembre 2023 e il lancio di ulteriori iniziative nell'ambito del meccanismo di incentivazione dei talenti.
Completata la legislazione di base del "Pronti per il 55%”
Il 9 ottobre il Consiglio ha adottato la revisione della direttiva sulle energie rinnovabili che fissa definitivamente il target al 2030 del 42,5%-45% di energie rinnovabili nel mix energetico, e il regolamento ReFuelEu Aviation per la decarbonizzazione del trasporto aereo. La Commissione europea, come riporta il comunicato stampa divulgato in pari data, esprime soddisfazione per l’adozione di questi due pilastri, definendoli finali del pacchetto legislativo “Pronti per il 55%” (noto anche in Italia con l’espressione inglese Fit for 55).
Nel suo comunicato, la Commissione dichiara che l'Ue dispone ora di obiettivi climatici giuridicamente vincolanti per tutti i settori chiave dell’economia e riassume i contenuti essenziali del pacchetto nel suo insieme. Alcuni utili approfondimenti tematici vengono in parallelo pubblicati nella forma di domande e risposte, trattando in particolare i temi: adeguare il sistema energetico agli obiettivi climatici - trasporti, infrastrutture e carburanti sostenibili - rafforzare l'ambizione del regolamento dell'Ue sulla condivisione degli sforzi e promuovere i pozzi naturali di assorbimento del carbonio - rafforzare e ampliare lo scambio di quote di emissione dell'Ue mediante un apposito Fondo sociale per il clima per aiutare i cittadini nella transizione.
Nelle sviluppo delle prossime tappe saranno centrali i piani nazionali integrati per l'energia e il clima (Pniec), attualmente in fase di ultimazione negli Stati membri, a cui è affidato il compito di integrare la nuova legislazione europea, dimostrando in che modo gli obiettivi in materia di clima ed energia per il 2030 saranno raggiunti a livello nazionale.
Come annunciato dalla presidente von der Leyen nel suo discorso annuale sullo stato dell'Unione, la Commissione avvierà una serie di dialoghi con i cittadini e con l'industria sull'attuazione della legislazione del Green Deal europeo e supporterà nei prossimi mesi la conclusione dell’iter presso il Parlamento e il Consiglio di altri atti sul Green deal, relativi all’economia circolare, al ripristino della natura, alla prevenzione dell’inquinamento, e ancora sull’energia.
Sessione plenaria del Comitato delle regioni. Presentazione della relazione annuale
Dal 9 all’11 ottobre si è tenuta la sessione plenaria del Comitato delle regioni. Durante la sessione è stata presentata la relazione annuale sullo Stato delle regioni e delle città nell'Unione europea.
La relazione, redatta dal personale dell'amministrazione del Comitato europeo delle regioni, si compone di una parte analitica e di una parte di raccomandazioni relative allo sviluppo delle diverse politiche europee nella prospettiva delle Regioni e le città. Le valutazioni sono accompagnata anche dal barometro regionale e locale annuale prodotto in partenariato con Ipsos.
In particolare nella sezione dedicata al Green Deal europeo e agli Obiettivi di sviluppo sostenibile, la relazione ricorda che senza l'impegno delle regioni e delle città europee, 105 dei 169 obiettivi stabiliti dagli SDGs non saranno raggiunti entro il 2030.
Come raccomandazioni, la relazione indica che l'Ue dovrebbe fornire alle regioni e alle città un quadro coerente e consolidato per lo sviluppo sostenibile in linea con le agende globali in materia di clima e sostenibilità, adeguando le misure d’attuazione in modo di meglio riflettere le realtà locali. Inoltre, le istituzioni dell'Ue devono collaborare con tutti i livelli di governo per colmare le lacune finanziarie fornendo finanziamenti diretti e orientamenti concreti, introducendo un bilancio verde e collegando meglio il Green Deal dell'Ue alla governance economica dell’Ue.
Specificamente sulla riforma della governance macroeconomica dell’Ue (vedi nostra rubrica del 3 maggio 2023), il Comitato delle regioni esprime un parere presentando emendamenti per integrare in maniera strutturata il contributo degli enti regionali e locali nei processi consultivi e partecipativi del semestre europeo con l’adozione di un codice di condotta per i governi, e un indirizzo specifico all’attuazione degli SDGs e alla promozione della coesione economica, sociale e territoriale.
Nella motivazione specifica il Comitato riporta che gli enti locali e regionali sono responsabili di oltre la metà degli investimenti pubblici e di un terzo della spesa pubblica in tutta l'Ue, e hanno responsabilità politiche e finanziarie cruciali per l'attuazione dei piani strutturali nazionali di bilancio a medio termine. È pertanto essenziale che gli Stati membri elaborino tali piani collaborando in modo stretto e strutturato con tali enti. Non ne va soltanto della legittimità e dell'equità dei piani, ma anche della loro efficacia. Gli SDGs e la coesione devono figurare tra le priorità che devono essere perseguite dai piani.
Sulla partecipazione in particolare il Comitato integra un emendamento che prevede che ogni Stato membro istituisca un meccanismo di cooperazione strutturata con gli enti locali e regionali, le parti sociali, le organizzazioni della società civile e altri portatori d'interessi pertinenti affinché possano essere pienamente coinvolti nell'elaborazione del piano nazionale strutturale di bilancio a medio termine.
Il Comitato chiede inoltre che gli Stati membri, nella definizione della “spesa netta” possano dedurre le spese in conto capitale sostenute dagli enti locali per programmi europei quali il Green Deal, la digitalizzazione o i fondi strutturali, affinchè anche gli Stati particolarmente indebitati possano essere agevolati nel dare corso agli investimenti necessari alle transizioni.
In un altro parere sul ruolo degli enti subnazionali nel portare avanti le ambizioni climatiche, in vista della Cop 28 sul clima che si terrà a Dubai dal 30 novembre al 12 dicembre, il Comitato mette in evidenza il ruolo cruciale degli enti locali nel rispondere alle sfide climatiche, e richiama le diverse iniziative in atto quali la missione cento città climate neutral al 2030, richiamando anche i risultati dell’impegno degli enti locali per il clima come riassunti nella relazione d'impatto 2022 del Patto globale dei sindaci per il clima e l'energia (GCoM).
Il Comitato chiede un più ampio sostegno alla realtà locali e di veicolare meglio la voce degli enti regionali e locali nei negoziati internazionali. Invita specificamente la presidenza spagnola del Consiglio dell'Ue a riconoscere, nelle conclusioni del Consiglio sui preparativi per la Cop 28, la leadership degli enti locali e regionali nell'accelerare e nell'ampliare l'azione di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, assicurando nel contempo un coinvolgimento efficace dei cittadini nel processo trasformativo verso stili di vita e modelli di consumo e produzione sostenibili. L’invito al Consiglio è anche relativo alla necessità di un maggiore coinvolgimento degli enti locali e regionali nel processo di aggiornamento e di attuazione dei contributi determinati a livello nazionale (Ndc), dei piani nazionali di adattamento (Pan) e delle strategie a lungo termine.
Il Comitato, in particolare pone l’attenzione sulla necessità di un maggiore coordinamento per rispondere alle campagne di disinformazione volte a screditare l'azione locale per il clima, nonché risorse adeguate per sensibilizzare, costruire capacità e coinvolgere le comunità locali nell'azione per il clima.
Nel parere sulla relazione di previsione strategica quale strumento per la governance dell'Ue e per legiferare meglio (vedi articolo su FUTURAnetwork del 12 luglio 2023), il Comitato esprime rammarico del fatto che la previsione strategica spesso sia praticata in maniera saltuaria e/o sia limitata a un gruppo ristretto di analisti e tecnici. Ritiene infatti che essa abbia una valenza politica rilevante e debba quindi essere considerata una riflessione di natura strategica all'interno dalle istituzioni e che debba costituire un processo di interazione permanente con il loro contesto, i loro stakeholder e con i cittadini.
Specificamente, sottolinea il potenziale della previsione quale strumento di orientamento strategico utile anche per meglio ponderare le decisioni di carattere finanziario e di bilancio e rileva la necessità di integrare in maniera trasversale e più sistematica la previsione strategica nelle politiche dell'Ue al fine di migliorare la resilienza dell'Unione e di garantire l'elaborazione di politiche adeguate alle esigenze future. Analogamente, sottolinea come lo sviluppo di una cultura di previsione strategica orientata a una miglior governance a livello locale e regionale e di un suo maggior collegamento con gli altri livelli decisionali sia parte integrante della costruzione della resilienza e di una governance anticipatoria e partecipativa di tutta l'Ue e a livello globale.
di Luigi Di Marco