Cop 30
GIORNO 8. Non una decisione, ma due
Belém, 18 novembre 2025
L’avevamo detto ieri: questa è la settimana liquida, quella in cui gli annunci si moltiplicano, gli equilibri saltano e le strategie cambiano forma nel giro di poche ore. E infatti ieri sera è arrivata la notizia più grande dall’inizio della Cop: il presidente della Cop 30, André Corrêa do Lago, ha deciso di rivoluzionare il metodo di lavoro per chiudere questa conferenza. Non una decisione finale unica, come da tradizione, ma due pacchetti distinti.
Ecco cosa succederà:
- Pacchetto A: conterrà le decisioni più importanti della Cop, quelle che hanno un peso politico vero: adattamento, finanza, giusta transizione, mitigazione e – ormai quasi certo – un riferimento al transitioning away dai combustibili fossili.
- Pacchetto B: raccoglierà i temi più divisivi o meno maturi, probabilmente con una forma giuridica più debole (una nota? una serie di conclusioni?).
Una scelta inedita, ma perfetta per capire fin dove si spinge il consenso e dove invece cominciano le linee rosse. È anche un modo per disinnescare ostruzionismi e blocchi tattici: un terreno molto familiare a chi segue le Cop da anni. Il tutto mentre la Cina sta tentando un’operazione diplomatica ambiziosa: tenere dentro Russia e Arabia Saudita in un compromesso che includa, per la prima volta nella storia delle Cop, un riferimento chiaro all’uscita dai combustibili fossili. Missione non semplice, ma in corso.
Nel frattempo nelle stanze dei negoziati…
Le fratture che hanno bloccato il negoziato sul Global Goal on Adaptation nella prima settimana sono rimaste immutate. Lunedì si è dovuti ricorrere a un round di negoziato informal-informal (nei corridoi o al bar): spesso l’unico modo per parlare con più libertà quando i testi entrano in stallo. In parallelo, lo stallo sull’adattamento si porta dietro anche il negoziato sulla finanza per l’adattamento. Il nodo è ben noto: i Paesi vulnerabili chiedono di arrivare ad almeno 120 miliardi di dollari l’anno entro il 2030. Oggi siamo intorno ai 26. Gli sviluppati frenano, ma il tempo per tirarla lunga è finito: nei prossimi giorni saranno i ministri a dover prendere una posizione chiara.
Lunedì il negoziato sul Gender Action Plan si è fermato subito. Prima sulla questione dei dati: “disaggregati per genere” o “per sesso”? Poi sul tema più politico: quanto le strategie climatiche debbano integrare in modo esplicito le differenze di genere. Domande che sembrano tecniche, ma che in realtà misurano la distanza tra due visioni: quella che considera la giustizia di genere centrale nelle politiche climatiche e quella che la relega a un dettaglio marginale.
Sul Fondo Perdite e Danni ci sono divergenze profonde: il Gruppo Arabo chiede riferimenti molto specifici a un paragrafo della decisione della Cop 28; i Paesi vulnerabili criticano il paragrafo 13 della nuova bozza, temendo che limiti il mandato del Fondo; l’Ue chiede un testo snello, non duplicativo rispetto al Board.
I co-facilitatori hanno convocato un negoziato informal-informal su tre temi: decisioni Cop 28, pledges e risorse, modalità di accesso. È uno dei dossier che potrebbe arrivare fino all’ultima notte.
Domenica notte la Presidenza ha pubblicato una nota sui temi senza una sede formale nei negoziati: gap verso 1,5°C, finanza, misure commerciali, trasparenza. L’idea era raccoglierli in una “mutirão decision”.
Ma ieri la strategia è cambiata: tutto finirà dentro il primo pacchetto politico di Belém, che la presidenza vuole approvare entro metà settimana. Il secondo pacchetto seguirà a ruota.
Unfccc e presidenza lo hanno detto chiaramente: niente tatticismi, niente ritardi (per evitare la situazione di stallo dell’anno scorso).

di Andrea Grieco
