Cop 30
GIORNO 5. La Cop comincia a scoprire le sue carte
Belém, 15 novembre 2025
Questo è il bollettino del quinto giorno della Cop 30. Siamo ormai alla fine della prima settimana e in venue si avverte quella frenesia tipica dei venerdì di negoziato: si corre, si entra e si esce da una sala all’altra, e mentre scrivo praticamente ovunque c’è ancora qualcuno che sta negoziando. Domani dovranno chiudersi i lavori degli organismi tecnici, quindi il tempo si è compresso e tutto sta succedendo velocemente.
Fuori dalle sale si è diffusa una sensazione nuova: sempre più governi stanno parlando apertamente dell’idea di costruire una roadmap per la transizione dai combustibili fossili. Non è nell’agenda ufficiale, ma il tema è entrato nella conversazione politica in modo chiaro. Per molti Paesi, questa Cop potrebbe essere il punto di partenza di un processo pluriennale che finalmente definisca un percorso comune, credibile e sostenibile per uscire dai fossili.
Nel frattempo, nelle stanze più politiche circola un messaggio: non tutto dovrà essere visibile quest’anno, ma è importante che il processo inizi. Si sottolinea che serve una guida, una bussola, un impegno collettivo che vada oltre le dichiarazioni di intenti. E in parallelo si apre un fronte nuovo: per la prima volta a una Cop si parla di come rendere sostenibile e giusta anche l’estrazione dei minerali critici per la transizione. È entrato un primo linguaggio in una bozza sul Just Transition Work Programme, ma non è ancora chiaro se sopravviverà al testo finale.
A dominare davvero la giornata è stato il negoziato sul Global Goal on Adaptation: si capisce che sarà uno dei pezzi centrali del “pacchetto finale” della presidenza brasiliana. Lo si nota dal fatto che in altre sale, mentre si discuteva di questioni tecniche come l’Articolo 6.4, alcuni delegati ripetevano che era inutile insistere su dettagli marginali finché il tavolo GGA non avesse trovato una direzione. È un segnale chiaro: sta nascendo un pacchetto complessivo, probabilmente costruito intorno a tre blocchi:
- giusta transizione
- finanza per l’adattamento
- e, se ci saranno i numeri, un impegno politico sulla transizione dai fossili.
Ed è proprio su quest’ultimo punto che iniziano ad arrivare i primi segnali di nervosismo, alcuni Paesi stanno già cercando di frenare, come l’Arabia Saudita che oggi, in una sessione informale, ha espresso opposizione netta a ogni riferimento alla scienza, all’Ipcc e alla soglia di 1,5°C. Un tentativo chiaro di indebolire il linguaggio.
La comunità scientifica risponde con decisione: 1,5°C non è una “temperatura dell’anno”, ma una media pluriennale. E anche se l’anno scorso abbiamo superato temporaneamente la soglia, l’obiettivo resta scientificamente valido, ed è ancora politicamente essenziale. È proprio questo il messaggio che società civile ed esperti stanno difendendo qui a Belém.
Domani i gruppi tecnici dovranno chiudere, poi entreranno in scena i ministri: è lì che questa Cop inizierà davvero.
di Andrea Grieco
