Cop 30
GIORNO 10. “La speranza è l’ultima a morire”
Belém, 20 novembre 2025
Oggi è una giornata strana, quasi sospesa, qui nella venue si avverte un clima diverso: non c’è frenesia, non c’è caos, c’è attesa. Lunga, pesante, condivisa. Tutti guardano l’orologio chiedendosi la stessa cosa: arriverà una nuova bozza stasera oppure no? La verità è che molti non ci credono più. I negoziati avanzano con una lentezza esasperante, e questa incertezza si riflette nei volti delle delegate e dei delegati, più tesi che stanchi.
Intanto, nella venue è arrivato Antònio Guterres. Il segretario generale delle Nazioni Unite è qui per dare il famoso “push politico”. Se servirà a qualcosa, lo capiremo presto. Per ora la sua presenza aggiunge solo ulteriore aspettativa.
Durante un breve incontro con la stampa, gli hanno chiesto che cosa aspettarsi dal coinvolgimento degli Stati Uniti, soprattutto in un momento in cui la Cop è praticamente bloccata. Lui ha risposto con un sorriso stanco e una frase che è rimbalzata ovunque:
“La speranza è l’ultima cosa a morire.”
Una frase semplice, quasi proverbiale, ma che dice molto.
Nel frattempo, i negoziati non si sono mai fermati, si è lavorato tutta la notte. Il mutirão nasce con un obiettivo unico: chiudere tutto entro domani. Ma stamattina era evidente che siamo ancora lontani da un equilibrio stabile.
Cosa succede al negoziato
Adattamento: i negoziatori hanno passato ore a cercare un punto d’incontro sul tema che blocca l’intero pacchetto: come finanziare la resilienza dei Paesi vulnerabili. I ministri latinoamericani hanno fatto un appello compatto: senza un aumento concreto della finanza per l’adattamento, gli indicatori del Global Goal on Adaptation non hanno alcun senso. La regione non vuole che una Cop in Amazzonia si chiuda senza progressi chiari su questo fronte. Il problema è sempre lo stesso: i Paesi ricchi dovrebbero dedicare una quota consistente dei fondi già promessi (300 miliardi l’anno entro il 2035) proprio all’adattamento. Ma nessuno vuole essere il primo a mettere cifre sul tavolo.
Giusta transizione: la discussione sulla giusta transizione si è complicata ulteriormente. La Cina non vuole che si parli di minerali critici nel testo e sarebbe la prima volta in assoluto in una Cop. La Russia frena qualsiasi riferimento ai diritti umani nelle catene minerarie.
Gender Action Plan: lo stallo è totale. Russia, Arabia Saudita e altri Paesi insistono per inserire una definizione binaria di “genere”, che molte delegazioni europee e latinoamericane considerano inaccettabile. Una questione apparentemente tecnica che sta diventando uno dei simboli della distanza tra visioni politiche inconciliabili.
L’Unione europea ha trovato una posizione comune sulla roadmap per l’uscita dai combustibili fossili. La proposta vuole: accelerare gli impegni presi a Dubai, ancorare la roadmap alla scienza, basarla sugli Ndc, monitorarla annualmente con un rapporto della Presidenza.
È ufficiale: la Cop 31 sarà ad Antalya. Dopo giorni di incertezza, la decisione è arrivata: la prossima Cop si terrà in Turchia, con presidenza australiana. Un compromesso che pochi si aspettavano, ma che chiude una delle partite politiche più rumorose delle ultime settimane.
Durante il Food & Agriculture Day, l’Alliance of Champions for Food Systems Transformation ha annunciato tre nuovi ingressi: Colombia, Vietnam e Italia. Un ampliamento che dà respiro a un’agenda che vuole trasformare i sistemi alimentari in veri pilastri di resilienza, mitigazione ed equità.
Insomma, è evidente che il tempo stringe. Questa Cop sta cercando in tutti i modi di trovare un varco tra posizioni che si irrigidiscono mentre tutti aspettano un testo.
E domani, molto probabilmente, vi dirò se il mutirão reggerà o meno.

di Andrea Grieco
