Cop 30
GIORNO 11. La Cop che doveva essere la più storica di sempre rischia di essere solo una Cop di passaggio
Belém, 21 novembre 2025
La verità, oggi, è che qui a Belém nessuno ha più il coraggio di dirlo ad alta voce, ma tutti lo pensano: la Cop che si annunciava come “la Cop delle Cop ” molto probabilmente non lo sarà. O lo sarà, sì, ma in modo molto più modesto di quanto si sperava. Dopo lo stallo di ieri, anche oggi si sono viste pochissime mosse.
La gran parte dei negoziati è avvenuta a porte chiuse, con la Presidenza brasiliana impegnata a ricucire linee diplomatiche tese come fili elettrici. Per la serata era prevista una plenaria, ma la cronaca ha cambiato tutto: un incendio nella Blue Zone ha costretto all’evacuazione immediata dell’intera venue.
Fumo visibile dall’esterno, padiglioni chiusi, migliaia di delegati ammassati nei parcheggi. Io sto bene (e grazie a tutte le persone che hanno scritto) ma la situazione è stata caotica. Per molte ore non è stato chiaro se si poteva rientare o meno.I lavori sono ripresi questa mattina.
Secondo il calendario oggi sarebbe dovuto essere l’ultimo giorno della COP, non lo sarà. Serviranno tempi supplementari. Ancora una volta, e non dovrebbe più sorprenderci: una Cop che finisca nei tempi previsti non si vede dal 2003. Da più di vent’anni il “venerdì finale” è solo teoria. La prassi è un’altra: negoziati che scivolano nel weekend, plenarie notturne, testi che arrivano quando l’alba è già passata. Belém non farà eccezione.
Stamattina all’alba è arrivata la bozza: un testo magro, pieno di opzioni che non impegnano nessuno, costruito più per non far arrabbiare che per far avanzare qualcosa. È come se questa Cop avesse perso coraggio proprio nel momento in cui avrebbe dovuto prenderne di più.
Cosa dice la bozza
La bozza della Mutirão Decision, il cuore politico di questa COP, include: la risposta al deficit di ambizione sulla mitigazione, una sezione su finanza e Articolo 9.1, una parte sulle misure commerciali e il riferimento alla cooperazione internazionale.
La bozza scontenta molti, forse troppi, soprattutto perché parte da un livello di ambizione molto basso, in particolare sulla mitigazione. Un testo così magro può essere una scelta tattica, un punto di partenza che serve a far emergere reazioni e richieste,ma è anche un rischio enorme.
Nel testo non compare ancora la parola “fossili”. Non un riferimento netto.
Si parla invece di global Implementation Accelerator, cioè una piattaforma volontaria per accelerare l’attuazione degli NDC e dei Piani di Adattamento e di Belém Mission to 1.5, un percorso guidato dalle prossime tre COP per rafforzare cooperazione e investimenti. Sull’adattamento, la chiamata a triplicare la finanza entro il 2030 rimane nel testo, è una delle poche ancore politiche salvate. Ma non ci sono dettagli su come i Paesi sviluppati intendano sostenerla. Per rispondere alle richieste del Sud globale, la bozza propone un nuovo programma di lavoro di due anni sull’Articolo 9.1 (finanza pubblica).
Nel frattempo, in risposta alla bozza, più di 40 Paesi hanno firmato la richiesta di inserire nella Belém Declaration un riferimento chiaro all’uscita dai combustibili fossili. La Colombia, che ha perso slancio interno nella propria politica di phase-out, qui sta giocando un ruolo da protagonista, cercando di tenere unito il gruppo e dando visibilità al tema.
Le prossime 24 ore saranno decisive. La Presidenza brasiliana della Cop30 dovrà rialzare l’ambizione del testo, gestire le pressioni dei Paesi vulnerabili, trovare un equilibrio tra Cina, Arabia Saudita, Africa e UE, ed evitare un mancato accordo che sarebbe un colpo durissimo per una COP ospitata in Amazzonia.
Non sarà semplice.
di Andrea Grieco
