Divari scolastici: non è solo una questione geografica
In matematica gli studenti del sud e delle isole sono indietro di due anni. Non pesano però solo i gap territoriali, ma anche quelli tra diversi indirizzi e istituti. L’indagine di Fondazione Agnelli e Fondazione Rocca. 8/7/25
I divari di apprendimento degli studenti sono una grave criticità del sistema scolastico italiano. Un fenomeno che penalizza l’equità del nostro sistema d’istruzione. È la sintesi dello studio “Divari scolastici in Italia. Un’indagine sulle differenze di apprendimento nei territori e tra le scuole” promossa da Fondazione Agnelli e Fondazione Rocca, presentato di recente alla Camera dei Deputati. L’indagine si è concentrata, con analisi quantitative e qualitative, sui divari di apprendimento nella scuola secondaria di II grado, in particolare, nella classe seconda (cioè, dopo dieci anni di scuola), partendo dai dati Invalsi 2022-23, integrandoli con dati e informazioni da Ocse-Pisa 2022 sulle competenze dei quindicenni.
Differenza “fra” e “dentro” le scuole
I risultati confermano che i divari di apprendimento nel nostro Paese sono legati ad una molteplicità di fattori che si intrecciano fra loro. È noto che i divari territoriali di apprendimento seguono in prevalenza il gradiente Nord-Sud. Ad esempio, se consideriamo la matematica, la distanza fra la macroarea con i risultati migliori (Nord Est: Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia-Giulia ed Emilia-Romagna) e quella con i risultati peggiori (Sud e isole: Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna) è di 24 punti. Questo significa che in matematica gli studenti di Sud e Isole sono indietro di oltre due anni nell’apprendimen to. Limitarsi ai divari territoriali, sottolinea perù l’indagine, non permette di cogliere la complessità del fenomeno. I gap scolastici possono avere altre cause, come ad esempio la condizione socio-economica, le caratteristiche degli studenti, le differenze tra le classi e quelle fra le scuole.
In Italia, la varianza (le differenze) nei punteggi Invalsi nella classe seconda della scuola secondaria di II grado è distribuita, ad esempio, in matematica: per il 52% è data da differenze nelle caratteristiche degli studenti, per il 19% da differenze tra classi, per il 23% tra scuole e per il 7% tra regioni (indice economico-culturale)
Eppure, evidenzia l’indagine, dall’analisi emergono casi di “disallineamento”, cioè di regioni che pur con un indice di contesto socioeconomico e culturale simile ad altre, hanno risultati Invalsi decisamente più alti, come ad esempio Puglia vs Campania e Sardegna vs Abruzzo, Lazio vs le altre regioni del Centro in matematica.
Altri fattori
Al termine dell’analisi, continua il rapporto, resta una percentuale di varianza in termini di risultati medi in matematica e italiano, che non risulta “spiegabile” dai fattori fin qui considerati. Una ipotesi è che parte di queste differenze non spiegate sia da attribuirsi alle azioni che dipendono dalla scuola stessa, dalla sua dirigenza e dai suoi docenti.
Secondo i dati Ocse-Pisa 2022, ad esempio, le attività extracurriculari offerte dalle scuole hanno un impatto significativo e positivo sugli esiti di apprendimento.

Il documento ASviS su giovani e futuro: così la scuola può prepararli al cambiamento
Una riflessione sulla condizione giovanile, tra disuguaglianze attuali e sfide per il domani, con una panoramica di strumenti e buone pratiche che gli istituti scolastici possono mettere in campo per formare cittadini attivi. 21/5/25
Inoltre, alcune azioni che dipendono dalle scuole (dirigenza, docenti e intera comunità scolastica) possono fare la differenza nel contrasto ai divari di apprendimenti. Specifici benefici posso venire da:
- un modello organizzativo ispirato a logiche cooperative fra dirigenti e docenti, orientato al contrasto dei divari di apprendimento, alla creazione di un clima scolastico positivo, a una gestione unitaria degli istituti con più indirizzi, a un'efficace comunicazione con le famiglie;
- una gestione dinamica e proattiva delle risorse finanziarie e materiali, capace di orientare i progetti finanziati dall'esterno (Ministero, Pnrr, ecc.) in base ai fabbisogni della scuola e integrarli con attività ‘aggiuntive’ proposte dalla scuola;
- una gestione collegiale della didattica e dei curricola per favorire una più efficace declinazione degli obiettivi dell’indirizzo di studio in contenuti e priorità di apprendimento coerenti con i bisogni della scuola, attraverso modelli didattici comuni progettati dai docenti, che diano centralità alle competenze di base e alla personalizzazione degli apprendimenti;
- attività extracurricolari ricche e dinamiche, in rete con gli enti locali, con le imprese e il mercato del lavoro locale (soprattutto per tecnici e professionali), il terzo settore, anche queste orientate alle competenze di base e al supporto degli studenti più svantaggiati.
di Tommaso Tautonico
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