Il punto di Giovannini
Educazione, musei dei futuri, impatto generazionale: i tanti temi del prossimo evento di Ecosistema Futuro
27 novembre 2025
Nei giorni scorsi, il famoso magazine Economist, considerato uno dei più autorevoli al mondo in campo economico, politico e non solo, ha pubblicato il suo periodico numero dedicato al futuro a breve termine, ovvero al 2026. La copertina del quotidiano inglese disegna un caos totale, determinato da conflitti geopolitici, trasformazioni tecnologiche, caos climatico e così via. La prospettiva proposta è quindi estremamente negativa. Anzi, quello che l'Economist dice è che le probabilità di un'accelerazione dei conflitti sono molto alte.
Di fronte a uno scenario di questo tipo ci sono due possibilità, per ognuno di noi, per l'Italia, per l'Europa. La prima è quella di chiudersi in se stessi, cercando di lasciare il mondo fuori, come dicono alcune canzoni, e concentrarsi sul privato. È una tendenza che molti stanno adottando, come mostrano i sondaggi, e non solo in Italia. L'idea di concentrarsi sul piccolo mondo che ci circonda, non necessariamente un mondo positivo, ma sicuramente meno conflittuale di quello che vediamo nel resto del pianeta, sta coinvolgendo fasce sempre più ampie della popolazione, anche giovanili. Come anni fa diceva Ilvo Diamanti, ci si concentra sul “proprio piccolo”, che ognuno spera di poter controllare in qualche modo.
In realtà i dati mostrano che questo tentativo non porta molto lontano. Sia perché la situazione economica e sociale di tantissime persone, di tantissime famiglie, non è particolarmente positiva, sia perché in questo modo la società si chiude, si impoverisce. Anche il richiamo del presidente Mattarella della scorsa settimana, lanciato in occasione della Giornata mondiale dell'infanzia, a guardare non solo a noi stessi, ma soprattutto alle giovani e alle future generazioni, ribadisce questo concetto: cercare di chiudere il mondo fuori è un'operazione non solo impossibile, ma anche dannosa.
La seconda soluzione possibile è quella di affrontare queste tematiche provando a costruire una “prospettiva di futuro” nel quale riconoscerci, tentando di costruire il mondo che vogliamo e non adattandoci semplicemente a quello che qualcun altro ha scelto per noi. Ed è in questo spirito che va l'iniziativa Ecosistema Futuro, avviata dall'Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile un anno fa, la quale cerca di mettere in rete i soggetti che nella società italiana si occupano di futuro, e ce ne sono tanti (dalle istituzioni che si occupano di tecnologia a quelle che operano nei mondi della cultura, dell’educazione, dell’arte, ecc.), per mettere il futuro, anzi “i futuri” al centro del dibattito culturale, politico ed economico e provare a costruire un futuro migliore per tutte e tutti. Se volete saperne di più potete andare sul sito di Ecosistema Futuro.
Per saperne di più vorrei darvi appuntamento al 2 dicembre, Giornata mondiale dell'educazione al futuro sancita dall'Unesco, quando a Roma si svolgerà un incontro organizzato da Ecosistema Futuro per avviare una serie di percorsi che riguardano l'educazione al futuro nelle scuole e nelle università, nonché l’attuazione concreta della nuova legge che prevede la Valutazione di impatto generazionale delle nuove leggi. E poi parleremo di un'iniziativa legata alla trasformazione dei musei, per renderli “Musei dei futuri”. Potrebbe sembrare un ossimoro, ma si inserisce esattamente sulla linea indicata a livello internazionale dell'Unesco, nonché delle proposte per stimolare la partecipazione giovanile e lavorare insieme con le generazioni più adulte per disegnare un futuro diverso.
Ecosistema Futuro sta incontrando grandi apprezzamenti da molti, forse perché abbiamo proprio bisogno di scegliere il futuro che vogliamo e non semplicemente di subirlo. Quindi appuntamento al 2 dicembre all'auditorium dell'Ara Pacis di Roma, ma anche online sul sito asvis.it e su quelli dei media partner (Ansa, Rai per la sostenibilità e Radio Radicale).
