Il punto di Giovannini
Le associazioni imprenditoriali unite: accelerare le politiche di sostenibilità
Giovedì 4 dicembre
Il 24 novembre si è svolto il quarto e ultimo ASviS Live, gli appuntamenti dedicati a discutere le diverse dimensioni dello sviluppo sostenibile (istituzionale, sociale, ambientale ed economica) e i contenuti del Rapporto dell'Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, pubblicato il 22 ottobre. Durante l’evento dedicato alla dimensione economica è stato presentato il Position paper “Le sfide della transizione. Lo sviluppo sostenibile e il contributo delle imprese”, elaborato da dieci organizzazioni imprenditoriali che fanno parte dell’ASviS, tra cui Confindustria, Confagricoltura e Confcommercio. È un fatto abbastanza inedito proprio perché queste organizzazioni, al di là di punti di convergenza importanti, spesso hanno posizioni difformi sulle tematiche che riguardano il nostro Paese, in particolare sulla transizione energetica ed ecologica. Nel documento sono anche illustrate le buone pratiche di queste organizzazioni che in questi anni, riunite sotto il Patto di Milano firmato in sede ASviS, hanno lavorato intensamente con i loro associati per portare le tematiche della sostenibilità nella pratica quotidiana delle imprese.
La posizione espressa dalle dieci organizzazioni nei confronti delle politiche attuali è estremamente critica, in particolare per ciò che concerne gli aspetti energetici. La transizione verso le energie rinnovabili procede troppo lentamente e gli ultimi provvedimenti adottati dal governo, tra cui il Decreto-legge rinnovabili, sono stati fortemente criticati proprio dalle associazioni imprenditoriali. Il documento ha segnalato anche la frammentazione dei sussidi rivolti al mondo delle imprese, spesso contraddittori tra di loro o caratterizzati da una instabilità che non aiuta la programmazione delle attività, e la carenza di competenze. C’è infatti un ritardo molto forte del sistema educativo formativo nel preparare le giovani generazioni alle nuove tecnologie, non solo quelle digitali, che sono necessarie per la transizione energetica ed ecologica.
Al di là dei singoli aspetti, che possono essere approfonditi leggendo il Position paper, il messaggio politico di questa posizione comune è molto importante: procedendo alla velocità con cui stiamo procedendo perderemo competitività e opportunità proprio nel momento in cui le imprese sono orientate favorevolmente alla trasformazione digitale ed ecologica, spinte anche dalle politiche europee.
Ma è proprio a livello europeo che emerge spinte per tornare indietro sulla transizione ecologica, con evidenti rischi e costi economici, ambientali e sociali. Anche la scorsa settimana abbiamo visto la posizione del Partito popolare europeo saldarsi con quella delle destre populiste, il che rompe l'usuale maggioranza con i liberali e con i socialisti, sulla lotta alla deforestazione. Anche su altri aspetti legati alla transizione ecologica e al Green Deal si manifesta questa doppia maggioranza: in qualche caso si ha l’usuale maggioranza tra Partito popolare e le forze europeiste, in altri casi invece il primo si sposta verso destra attraverso l’alleanza con formazioni politiche più populiste.
È chiaro che così facendo non si va molto lontano, ma soprattutto si perde l'occasione di far sì che l'Unione europea (ma questo vale anche per l'Italia) affronti la grande trasformazione in corso con un atteggiamento positivo e costruttivo nell’ottica di una transizione che può portare vantaggi non solo ambientali, ma anche economici e sociali, come indica chiaramente il Position paper. Dunque, bisogna cambiare approccio e visione per costruire un futuro più equo e sostenibile per tutte e tutti.
