Notizie dal mondo ASviS
L’Italia e il Goal 8: penultimi nella classifica Ue su lavoro e crescita
Nonostante gli stimoli economici del 2021, il Paese resta indietro: critici il tasso di impiego lavorativo e la quota di giovani che non studiano e non lavorano. Rapporto ASviS: serve un Piano nazionale per l’occupazione. 9/11/21
Le politiche per il Goal 8: a che punto siamo
Nel corso dell’ultimo anno, che ha visto il Paese investito duramente dagli effetti socioeconomici della crisi pandemica, sono stati attuati diversi interventi con impatti sulla crescita e sull’occupazione, tuttavia la strada da percorrere è ancora lunga per recuperare il terreno perso e colmare i ritardi accumulati con la Grande Recessione, soprattutto se si vuole consentire all’Italia di allinearsi alla media europea.
In merito al Goal 8 (Lavoro dignitoso e crescita economica), il Rapporto ASviS 2021 ha sottolineato infatti che sebbene il recente allentamento delle misure restrittive, il ciclo globale di “rimbalzo” e gli effetti dello stimolo europeo dell’ultimo periodo abbiano consentito di registrare segnali positivi a livello macroeconomico, i divari a livello nazionale e sovranazionale restano profondi. Per i dati occupazionali, ad esempio, si registrano discrepanze significative rispetto all’ambizione delineata dal nuovo Pilastro europeo per i diritti sociali che indica di raggiungere un aumento del 78% del tasso di occupazione entro il 2030: “Su questo fronte l’Italia si è mostrata indietro rispetto a Paesi simili europei e non, con tassi di crescita dell’occupazione tali da rendere impossibile il raggiungimento del target”.
La programmazione economica del Governo ha destinato gran parte delle aspettative per la crescita al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che, ricorda il Rapporto, non dispiegherà i propri effetti completi fino al compimento dei progetti nel 2026, quando l’impatto sul Pil è stimato al 3,6% annuo. Benché questo sia un dato positivo rispetto alle performance degli anni passati, bisogna ricordare che rimane un gap considerevole con il Pil pro-capite pre-crisi.
Sul tema della natalità, in calo nel Paese, il riordino dei bonus è un passo promettente, anche se ne va monitorata l’implementazione: il Bonus Bebè – chiamato anche Assegno di Natalità, erogato fino al compimento del primo anno di età del bambino (o del primo anno di ingresso nel nucleo familiare a seguito di adozione o affidamento preadottivo) – sarà rimpiazzato dal Bonus Figli, l’Assegno Unico Familiare, e coprirà fino al compimento del 21esimo anno del figlio a carico.
“Numerose componenti del Pnrr allocano risorse e propongono azioni finalizzate a colmare il divario in termini di digitalizzazione”, sottolinea inoltre il Rapporto. Particolarmente interessante è l’attenzione (seppur minimale) rivolta allo sviluppo della space economy, settore che si occupa di ricerca, sviluppo e realizzazione delle infrastrutture spaziali, in grado di assorbire occupazione altamente qualificata.
L’Europa e il Goal 8
L’indicatore composito europeo relativo al Goal 8 registra un trend sostanzialmente stabile tra il 2010 e il 2013, seguito da un andamento positivo tra il 2015 e il 2019. Tutti gli indicatori analizzati, nel 2019, si attestano infatti a un livello superiore rispetto al 2010. Particolarmente positivi sono gli andamenti del reddito disponibile (+4.101 euro pro-capite tra il 2010 e il 2019) e del tasso di mortalità sul lavoro, sceso da 2,3 a 1,8 morti per 100mila lavoratori (tra il 2010 e il 2018). Da segnalare anche il miglioramento, tra il 2010 e il 2019, del numero dei Neet - ovvero giovani disoccupati che non sono inseriti in un percorso di istruzione o formazione - (da 15,4% a 12,6%) e del tasso di occupazione (da 67,9% a 73,2%): entrambi, però, sono ancora troppo distanti dagli obiettivi previsti dal Pilastro europeo per i diritti sociali (rispettivamente 9% e 78%), da raggiungere entro il 2030.
Il Goal 8 mostra un’ampia differenza (29,8 punti percentuali) tra il migliore Paese europeo (Olanda) e il peggiore (Grecia). L’Italia, insieme a quest’ultimo Paese, è l’unica nazione europea a misurare, nel 2019, un livello più basso rispetto al 2010, posizionandosi in penultima posizione nel ranking Ue. Ciò è dovuto alla maggiore quota di Neet (22,2% nel 2019 contro il 12,6% dell’Ue), al part-time involontario (65,8% rispetto al 26,5% dell’Ue) e al minore tasso di occupazione (63,5% nel 2019 contro il 73,2% dell’Ue).
La lista completa degli indicatori di base sui quali sono costruiti gli indicatori compositi europei è consultabile qui.
L’Italia e il Goal 8
Dopo un primo anno di sostanziale stabilità, l’indicatore composito italiano del Goal 8 subisce un netto peggioramento dal 2011 al 2014, risentendo della crisi economica di quegli anni. Dal 2015 al 2019 segue un periodo di lento miglioramento, non sufficiente a riportare l’Italia ai livelli osservati prima della crisi economica. In particolare, nel 2019 si osserva un livello peggiore del 2010 per gli indicatori relativi agli investimenti fissi lordi rispetto al Pil (-10,3%), alla quota di part-time involontario (+4,9 punti percentuali) e al tasso di mancata partecipazione al lavoro (+1,4 punti percentuali).
Il composito del Goal 8 ha risentito nel 2020 in maniera sostanziale degli effetti della pandemia. Si assiste a un peggioramento del Pil pro-capite (-8,4%), che passa, tra il 2019 e il 2020, da 28.893 a 26.453 euro. Diminuisce anche il rapporto investimenti fissi lordi su Pil, nonostante la forte contrazione di quest’ultimo. Segnali negativi provengono anche dal mercato del lavoro dove il tasso di occupazione (20-64 anni) scende di quasi un punto percentuale attestandosi al 62,6% e allontanandosi dall’obiettivo europeo del 78%, da raggiungere entro il 2030. Anche l’indicatore relativo alla quota di Neet mostra un andamento negativo e registra, nell’ultimo anno, il valore peggiore tra tutti i Paesi Ue, pari al 23,3%.
La lista completa degli indicatori di base sui quali sono costruiti gli indicatori compositi nazionali è consultabile qui.
Le proposte dell’ASviS su “Lavoro dignitoso e crescita economica”
- Garantire che il tema delle giovani generazioni, indicato come trasversale dal Pnrr, abbia un’effettiva valenza nella programmazione delle politiche pubbliche. In tal senso, l’impatto dei provvedimenti sui giovani andrebbe valutato ex ante, con particolare attenzione al tema del lavoro (rispondendo così all’ambizione del Next Generation Eu).
- Creare un tavolo di lavoro per disegnare, entro la fine del 2022, un Piano nazionale per l’occupazione, con focus prioritario sull’impiego giovanile, femminile e del Sud Italia, coinvolgendo gli stakeholder di riferimento del settore pubblico e privato.
- Istituire delle linee guida per conseguire lo sviluppo delle competenze lavorative esistenti e la riqualificazione di lavoratori e lavoratrici, volta all’acquisizione di nuove capacità. A livello europeo, questo obiettivo richiede la partecipazione di almeno il 60% degli adulti a corsi di formazione ogni anno, con lo scopo di favorire l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, incrementando i programmi di apprendimento (durante e dopo la scuola dell’obbligo) e stimolando le relazioni con il settore privato, in modo che i percorsi formativi rispondano alle esigenze del mercato e siano indirizzati alle transizioni verde, digitale e demografica.
- Dare concretezza alle promesse di semplificazione e trasparenza nelle pratiche amministrative.
- Porre l’economia circolare al centro dello sviluppo economico e della creazione di lavoro, puntando su una strategia nazionale che incentivi la riqualificazione delle aree industriali e l’occupazione in settori a basso consumo di materie prime.
Guarda tutte le proposte per il Goal 8
di Flavio Natale
Il Rapporto ASviS 2021 “L’Italia e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile”, presentato il 28 settembre in occasione dell’evento di apertura del Festival dello Sviluppo Sostenibile, valuta i progressi rispetto ai 17 Goal dell’Agenda 2030 e avanza proposte concrete, condivise dagli esperti delle organizzazioni aderenti all’Alleanza, per portare l’Italia su un sentiero di sviluppo sostenibile a livello ambientale, sociale, economico e istituzionale. |