Notizie dal mondo ASviS
Quale futuro per lo sviluppo sostenibile nelle aree interne e montane?
Il Position paper del Gruppo di lavoro ASviS sul Goal 11 definisce la via per la sostenibilità dei territori. È necessaria un’Agenda per lo sviluppo sostenibile per le aree interne e la montagna elaborata dal Cipess. 31/1/22
Il Position paper “Le aree interne e la montagna per lo sviluppo sostenibile”, redatto dal sottogruppo “Aree interne e Montagna” del Gruppo di lavoro dell’ASviS sul Goal 11 (Città e comunità sostenibili) e reso pubblico il 31 gennaio, descrive le difficoltà delle e degli abitanti delle aree interne e montane, illustrando al contempo le possibilità legate alle caratteristiche di questi luoghi; possibilità che, grazie ad adeguate politiche, possono rivelarsi delle opportunità per costruire un futuro più sostenibile. Il Paper offre un esame delle politiche per questi territori e si chiude con una serie di buone pratiche per uno sviluppo sostenibile delle aree interne e montane.
GUARDA IL VIDEO SUL POSITION PAPER PRODOTTO DALL'ASviS
I luoghi in cui si gioca il futuro della biodiversità. A distinguere le aree interne e montane rispetto al resto del Paese è prima di tutto la grande concentrazione di biodiversità: infatti il 50% dei cosiddetti hotspot di biodiversità si trova in montagna. Sono luoghi dove la flora e la fauna continuano a vivere in un contesto originario e per questo motivo la fragilità dell’equilibrio che garantisce la riproduzione della biodiversità è molto alta. Il documento realizzato dall’ASviS mira quindi a sottolineare la necessità di salvaguardare questa specificità, senza però dimenticare quanto sia importante la convivenza tra insediamenti urbani e natura. È infatti necessario garantire una continuità di produzione sostenibile dei servizi ecosistemici, perché è da essi che deriva la vivibilità sia dei territori montani e interni che di quelli a intenso sviluppo urbano e metropolitano.
Fragilità. Il rischio maggiore è rappresentato dalle profonde disuguaglianze di tipo economico, sociale, territoriale e geomorfologico che vivono gli abitanti delle aree interne e montane. Lo spopolamento, il difficile accesso alla sanità, all’istruzione (sia di primo che di secondo livello) e la mancanza di opportunità lavorative, soprattutto per le giovani generazioni, sono i principali fattori che determinano il dislivello di tenore di vita delle comunità interne e montane rispetto a quelle urbane e situate a valle.
Dai limiti alle opportunità. I limiti, evidenzia il documento, possono diventare delle grandi opportunità se affrontati adeguatamente: seguendo questo ragionamento i territori non urbani devono perseguire percorsi che li rendano più attrattivi, sia per dare la possibilità a chi nasce in queste zone di poterci rimanere, sia per accogliere chi decide di uscire dai contesti metropolitani. Il capitale naturale, meglio preservato rispetto alle aree urbane e di pianura, la tradizione artigiana e le storiche pratiche agro-silvo-pastorali, sono solo alcuni dei punti di forza su cui le zone montane possono contare. Inoltre questi territori sono le fonti da cui le città traggono risorse fondamentali per la loro sopravvivenza (acqua, legno, energia, pietra…).
È per questo motivo che vi è la necessità, seguendo le proposte del Paper, di stipulare un nuovo patto tra territori di montagna e territori di pianura. Ovvero un’Agenda per lo sviluppo sostenibile delle aree interne e della montagna elaborata dal Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (Cipess) che riesca a equilibrare le disparità e le disuguaglianze tra zone basse e zone alte mantenendo un legame sano di interdipendenza. Questo accordo può essere costruito a partire dai fondi che verranno stanziati dai progetti europei Next generation Eu e New green deal, i quali verranno messi a terra dal governo nazionale. Per questo è importante che la comunità si senta coinvolta nel processo di trasformazione e dia un apporto sostanziale alla realizzazione del Patto.
Politiche per le aree interne e montane. Un futuro inclusivo, connesso e sostenibile per le aree interne e montane può essere garantito solamente dalla promozione di adeguate politiche pubbliche e dallo stanziamento dei fondi necessari per attuarle. La Strategia nazionale per le aree interne 2014-2020 (Snai) ha svolto in questi ultimi anni un importante lavoro di sperimentazione, tuttavia solo il 5,1% dei 279 milioni di euro previsti è stato speso. Inoltre, per avviare il rilancio delle aree interne, la Strategia avrebbe dovuto dotarsi di un carattere maggiormente strutturale. Si auspica che la messa a terra del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) possa dare una svolta a un altro strumento, la Strategia nazionale delle Green community, il cui obiettivo è affrontare le disuguaglianze presenti in maniera trasversale e con una forte azione di coordinamento. È annunciata anche una legge-quadro sulla montagna e una specifica Strategia. Per questo è necessario coordinare queste iniziative nell’Agenda elaborata dal Cipess e proposta dal Position paper.
Una montagna di salute. Il contesto montano riveste un ruolo cruciale non solo per il Goal 11, ma anche per il Goal 3 dell’Agenda 2030, che mira ad assicurare “Salute e benessere per tutti per tutte le età”. Lo spiega in modo approfondito l’opuscolo “Una montagna di salute”, elaborato dalla Commissione centrale medica del Club alpino italiano, che racconta l’omonimo evento diffuso tenuto il 10 ottobre 2021, nel quadro del Festival dello Sviluppo Sostenibile. Il documento raccoglie l’esperienza delle 14 manifestazioni organizzate con l’obiettivo condiviso di promuovere il tema della prevenzione e promozione della salute attraverso la frequentazione della montagna. Oltre a fornire informazioni sulle escursioni, l’opuscolo contiene infatti una serie di schede informative sui temi della salute e del benessere.
Di Milos Skakal