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L’Emilia-Romagna e la strategia di sviluppo sostenibile “partecipata e monitorata”
All’evento di presentazione sono intervenuti Stefanini, Giovannini, Bonaccini, Schlein e Sachs. “Dobbiamo accelerare sulla transizione tenendo conto della dignità dei lavoratori: solo così ce la faremo”. 10/6/22
Il convegno “Accompagnare le transizioni, contrastare le diseguaglianze” organizzato il 10 giugno dalla Regione Emilia-Romagna è stato l’occasione per presentare la Strategia di sviluppo sostenibile approvata lo scorso 18 novembre dalla regione. Durante l’evento, che si è tenuto presso il centro Arti e Scienze Golinelli di Bologna, l’ASviS ha anche reso noto l’aggiornamento degli indicatori compositi usati per monitorare il raggiungimento degli SDGs in ambito comunitario.
Schlein: “Abbiamo portato avanti una Strategia con approccio sistemico”
È toccato a Elly Schlein (vicepresidente e assessora al contrasto alle Diseguaglianze e Transizione ecologica della regione) dare inizio ai lavori di giornata: “Oggi è una festa di comunità che vuole valorizzare la Strategia che abbiamo presentato a novembre. Purtroppo la pandemia ha fatto aumentare le disuguaglianze, da quelle di genere a quelle generazionali. Dobbiamo fondere gli obiettivi che ci siamo posti per non lasciare nessuno indietro con quelli della trasformazione ecologica, che come ricorda l’Ipcc nei suoli ultimi lavori non è più rimandabile. Nella nostra Strategia abbiamo cercato di portare avanti un approccio sistemico, è presente la tutela della biodiversità, la lotta al cambiamento climatico, la sfida della rigenerazione dei nostri ecosistemi. Ci siamo poi posti una domanda: quali strumenti ci servono per monitorare la realizzazione dei 17 Obiettivi (dell’Agenda 2030, ndr)? Motivo per cui abbiamo introdotto diversi elementi di monitoraggio nel documento. Siamo per esempio andati a individuare indicatori specifici regionali per misurare l’efficacia delle politiche presenti nella Strategia. Ci siamo poi dati target intermedi al 2025 e 2030, quantificabili, per capire se la direzione intrapresa sia giusta. Attraverso un monitoraggio annuale vogliamo capire se le politiche messe in campo hanno dato frutti, anche per essere in grado di cambiare parti inefficaci della Strategia”.
Schlein ha continuato parlando dell’impegno preso dalla regione e del ruolo svolto dall’ASviS nella costruzione della Strategia: “Il programma del nostro mandato è plasmato sull’Agenda 2030. Grazie al lavoro portato avanti con l’ASviS e altre realtà siamo riusciti a costruire il posizionamento attuale, dunque dov’è l’Emilia-Romagna rispetto ai 17 SDGs? Possiamo vantare su molte questioni una buona posizione sul piano nazionale, ma restano tanti gli sforzi da compiere. Di sicuro vogliamo rendere più territoriale l’intera Agenda 2030, per questo abbiamo intenzione di costruire un team multilivello anche con il supporto dell’ASviS. Dobbiamo rendere la Strategia territoriale e partecipata, solo così riusciremo a realizzarla”.
Stefanini: “Investire su multilateralismo, coraggio e partecipazione”
A seguire è intervenuto Pierluigi Stefanini (presidente dell’ASviS), che ha sottolineato l'importanza di un coordinamento locale e globale per integrare gli SDGs con le politiche di settore: “Il confronto di oggi testimonia che questa regione sta investendo sul futuro, che si propone di raggiungere traguardi sfidanti attraverso un’ottica innovativa e trasformativa. Questo dell’Emilia-Romagna è un esempio da mettere a disposizione del Paese. Suggeriamo alla regione di integrare questo lavoro al documento di economia e finanza regionale. Come detto, il coinvolgimento e la partecipazione dei cittadini sono fondamentali. L’Agenda 2030 invita tutti ad avere un approccio globale, con la consapevolezza che il Pianeta è unico. La politica deve investire su multilateralismo, coraggio e partecipazione. Purtroppo registriamo una situazione non adeguata rispetto ai 17 Obiettivi. Sappiamo di essere in ritardo, di questo passo i 169 target di cui si compone l’Agenda 2030 non saranno raggiunti. È necessario investire per essere utili agli enti locali in difficoltà nel raggiungimento degli SDGs. In vista dell’High-level political forum di luglio, l’Italia invia oggi all’Onu un estratto della sua Strategia nazionale di sviluppo sostenibile, speriamo che dal documento emerga un rafforzamento della posizione italiana sull’Agenda 2030. Per cambiare le cose va costruito un quadro di coerenza delle politiche a tutti i livelli istituzionali. Un punto chiave è quello della trasparenza: come diamo ai cittadini strumenti di conoscenza? Anche su questo dobbiamo lavorare. L’ASviS ha poi proposto un nuovo sistema di monitoraggio, un sistema coerente di informazioni, utilizzabile a più livelli territoriali che vada dal piano europeo fino all’aggregazione dei comuni"
Stefanini ha quindi illustrato sinteticamente l'ultimo studio dell’Alleanza sull’evoluzione dell’Unione europea rispetto agli SDGs, anche alla luce della crisi pandemica: "L’impatto del Covid-19 è stato duro, l’Italia è ora penultima tra i Paesi Ue per gli Obiettivi dell’Agenda 2030 in materia di lavoro, disuguaglianze, pace, giustizia e istituzioni solide. Male il Goal 17 su cui si registrano nel nostro Paese, ma anche in Europa, tante difficoltà, pensiamo per esempio alla carente gestione dei vaccini su piano globale”.
Sachs: “Visione di breve termine blocca accelerazione verso rinnovabili”
Durante il suo discorso, Jeffrey Sachs (presidente di Un sustainable development solutions network, Un SDG advocate e direttore del Centro per lo sviluppo sostenibile della Columbia university), ha ricordato le tante difficoltà che si incontrano a livello globale per rendere reale l’Agenda 2030. “Viviamo in un mondo complicato, l’idea alla base dello sviluppo sostenibile è quella di costruire un mondo prospero e sostenibile, rispettando i vincoli ambientali del Pianeta. Tuttavia economia e ambiente sono ancora in rotta di collisione”, ha sottolineato Sachs, “non stiamo cambiando le cose come dovremmo, e siamo costretti ad affrontare nuovi problemi su scala globale. Nonostante le tante Conferenze, su clima e biodiversità per esempio, degli ultimi decenni, i dati scientifici ci dicono che la situazione diventa sempre peggiore. Nonostante l’Agenda 2030 venne acclamata nel 2015 da tutti i leader globali, sappiamo che è difficile da realizzare: è olistica, di lungo termine, e servono tanti cambiamenti, anche nelle leggi, per renderla reale. Siamo ora alla metà di questo percorso, ma l’economia non va nella stessa direzione dello sviluppo sostenibile, c’è ancora una mano invisibile del mercato a guidare il settore economico nel mondo”. Sachs ha poi criticato fortemente l’impostazione del suo Paese, gli Usa, su questo tema, e ha parlato della transizione energetica: “Tutti dicono di voler abbandonare i combustibili fossili ma poi la visione di breve termine blocca l’accelerazione che porta alle energie rinnovabili. I combustibili fossili hanno plasmato le regole economiche che abbiamo oggi, non è semplice cambiarle”. Parole di elogio, invece, quelle rivolte alla Regione Emilia Romagna: “La Strategia di questa regione è la migliore che ho visto fino a ora sull’Agenda 2030, e ne ho viste tante in giro per il mondo, mi complimento per questo. Dobbiamo coinvolgere tutti nel processo di trasformazione: business, società civile, istituzioni. Dobbiamo parlare tutti con tutti, dobbiamo costruire una nuova mentalità attraverso un approccio che parta dal basso”.
Al discoro di Sachs è seguito il panel “Attuare gli obiettivi della Strategia regionale Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile” coordinato da Walter Vitali (co-coordinatore del Gruppo di lavoro 11 “Città e comunità sostenibili” dell’ASviS), a cui hanno partecipato rappresentanti degli enti firmatari del Patto per il Lavoro e per il Clima. Ci sono state poi una serie di testimonianze sulle buone pratiche provenienti dal territorio.
Giovannini: “Occorrono politiche di transizione trasformative”
Il dibattito ha sottolineato che le regioni con le loro strategie “hanno un ruolo trainante per lo sviluppo sostenibile”. Un concetto condiviso anche dal ministro delle Infrastrutture e mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, collegato da remoto: “Mi complimento il percorso avviato dalla regione, che rappresenta un punto avanzato nel dibattito italiano. Le regioni devono programmare diversi linee finanziarie, come il fondo di sviluppo e coesione 2021-2027 e i fondi europei 2021-2027. In passato molte regioni sono state criticate per aver avuto un approccio a pioggia su questi interventi. Negli ultimi mesi, per le materie di nostra competenza, abbiamo lavorato con città metropolitane e le regioni proprio per cambiare questo approccio. Devo dire che l’aver assunto l’Agenda 2030 come riferimento delle politiche mette l’Emilia-Romagna in una posizione ottimale per la programmazione delle risorse. È positiva anche l’attività di coinvolgimento svolta per rendere partecipi i cittadini. Nei prossimi dieci anni ci aspettano politiche di transizione trasformative, che saranno efficaci solo se facciamo comprendere alle persone la situazione e la direzione in cui vogliamo andare. Senza il coinvolgimento del settore privato, delle università, dei cittadini, non c’è speranza”.
Bonaccini: “Innovazione e tecnologia devono includere questione sociale”
La mattinata è stata chiusa da Stefano Bonaccini (presidente della regione Emilia-Romagna) che dopo una serie di ringraziamenti, “a Sachs per le belle parole e all’ASviS per il supporto avuto durante tutti questi anni”, ha evidenziato l’importanza della questione sociale per il raggiungimento degli obiettivi prefissati: “L’Unione europea nel Next generation Eu mette due pilastri di finanziamento: transizione ecologica e digitale. Siamo nella regione che ospiterà il nuovo data center del Centro europeo per le previsioni meteorologiche, avremo tra i primi cinque computer al mondo per potenza di calcolo. Questo ci permetterà di competere con colossi cinesi e Usa sulla potenza di calcolo, un elemento decisivo per la transizione. Devo essere onesto, penso che l’obiettivo della neutralità carbonica posta al 2050 sia raggiungibile anche prima, grazie a innovazione e rivoluzione tecnologica, ma bisogna tenere dentro la questione sociale. Oggi una nuova pandemia, quella energetica, ci sta colpendo, però dobbiamo stare attenti: è giusto chiedere ai cittadini di cambiare alcune abitudini, come fatto per i rifiuti, sull’utilizzo di acqua e di gas per esempio, ma la cosa non deve trasformarsi in un dualismo tra ambiente e lavoro. L’Unione ha fatto bene ad approvare una norma che prevede l’accelerazione sul passaggio ai motori elettrici: però mi preoccupa quella filiera di 90 mila lavoratori e lavoratrici, di 16mila imprese di artigiani, che ha fatto grande questa regione. Questi vanno aiutati nella transizione. Se teniamo tutto insieme possiamo essere protagonisti dello sforzo che serve per dare ai nostri figli un futuro migliore. Ieri il presidente del Consiglio Draghi mi ha nominato commissario per i rigassificatori dell’Emilia-Romagna, ma se ci fermassimo qui sbaglieremmo strategia. Dobbiamo infatti pensare già a una strategia di medio e lungo termine che deve portare a sostituire le fossili con le rinnovabili. Per questo ci siamo candidati a ospitare il più grande parco eolico e fotovoltaico offshore d’Italia, che sarà il terzo in Europa per grandezza. Una legge importante è poi quella sulle comunità energetiche, che serve anche per promuovere un cambio culturale. La cosa che deve essere chiara è che però da sola l’Emilia-Romagna non ce la fa, serve un Paese che creda in queste politiche, un’Europa e un contesto globale che spingano in questa direzione. Sappiamo che non mancheranno resistenze, anche dei poteri forti, ma andiamo avanti e facciamo la transizione con l’equilibrio che serve: è solo tenendo dentro la dignità dei lavoratori che vinceremo tutti insieme”.
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Per approfondire
Strategia di sviluppo sostenibile Emilia-Romagna
Studio ASviS su Europa e Agenda 2030
di Ivan Manzo