Notizie dal mondo ASviS
In un evento di Ecomondo, a cui hanno partecipato l’ASviS e il ministro Valditara, si è parlato dell’importanza della formazione nel promuovere la transizione ecologica. Ma “9 imprese su 10 non trovano il giusto profilo”. 9/11/24
“L’Italia che studia verso il futuro” è il titolo dell’evento che si è tenuto alla fiera Ecomondo di Rimini (l’8 novembre) per parlare di scuola, competenze e cittadinanza attiva. Nella prima parte del dibattito, introdotto da Marco Gisotti (coordinatore progetto “Green jobs & skills” di Ecomondo), è intervenuto Luigi Di Marco (segreteria generale ASviS).
“Coltivare il nostro futuro è il titolo del nono Rapporto ASviS da poco pubblicato. Nel Rapporto si parla anche del Patto sul futuro, un importante accordo raggiunto in sede Onu ma di cui si è parlato poco in Italia – ha dichiarato Di Marco -. Per garantire la conservazione della nostra specie servono delle competenze in grado di garantirla. A livello europeo la priorità è senz’altro rappresentata dal connubio competenze-innovazione. Per cambiare il nostro futuro ed essere competitivi non possiamo far mancare gli investimenti indirizzati alla formazione e allo sviluppo tecnologico. La direzione è chiara, chi vuole occuparsi di sviluppo sostenibile deve avere la possibilità di farlo”.
Di seguito, Annalisa Corrado (eurodeputata e componente della Commissione ambiente) ha raccontato il suo percorso formativo, poi si è soffermata sull’Europa. “Sono diventata ingegnera meccanica e mi sono occupata di rinnovabili perché volevo dare un contributo contro le tante ingiustizie. Quando ho scoperto che il nostro modello di sviluppo è insostenibile perché alimentato dalle fonti fossili, che generano anche tensioni geopolitiche, ho capito la strada che dovevo intraprendere. Le soluzioni ci sono, ma finché le persone non conoscono le soluzioni non le possono pretendere. In Europa si prende buona parte delle decisioni che determinano la legislazione ambientale. Senza istituzioni forti e un collegamento tra nazioni, grazie a un’Europa con una visione comune, non riusciremo a metterci al riparo dall’emergenza climatica. Se non arrestiamo la crisi climatica non riusciremo a difenderci dagli eventi estremi, non possiamo curare una ferita senza estrarre il coltello. E per stabilizzare il clima occorre tagliare le emissioni di CO2, la scienza è chiara, non c’è altro modo. L’agenda Draghi ha indicato nella decarbonizzazione l’unico modo per essere competitivi sulla scena internazionale. Se vogliamo avere un ruolo positivo, anche per costruire la pace, dobbiamo puntare sulla nostra indipendenza energetica grazie alle rinnovabili, tecnologie capaci di creare posti di lavoro e nuove forme di coesione”.
Marco Damiano e Sonia Carbone hanno poi presentato l’indagine condotta da Unioncamere tra le imprese presenti a Ecomondo. Dall’indagine emerge che le aziende hanno difficoltà a trovare i profili giusti, lo hanno infatti dichiarato nove imprese su 10, e i motivi sono diversi. Per esempio non c’è un’offerta adeguata che arriva dal mondo della formazione. Una criticità che si riscontra anche a livello nazionale. Dall’analisi emerge che le imprese hanno una forte volontà di collaborare con le università. Una cosa è chiara: “In futuro ci sarà un elevatissimo fabbisogno di profili con competenze green”.
Sull’alleanza tra mondo accademico e imprese è intervenuta Patrizia Lombardi (presidente Rus - Rete delle università per lo sviluppo sostenibile): “Le università giocano un ruolo importante nell’alta formazione. Devo dire che però questo gap che ci portiamo dietro è anche dovuto al fatto che si investe poco nell’istruzione. Le aziende cercano talenti e competenze, soprattutto green e digital, in pratica tutte quelle conoscenze che servono alla filiera produttiva per avanzare in termini di sostenibilità. Sappiamo che c’è un grandissimo lavoro da fare, ma all’interno del mondo accademico sta aumentando l’offerta formativa avente alla base una visione sistemica”.
Domenico Repetto, direttore generale Innovazione tecnologica e comunicazione del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica (Mase), ha spiegato che la comunicazione istituzionale è importante, anche per orientare nella giusta direzione i comportamenti dei cittadini. “Come Mase stiamo utilizzando una misura del Pnrr che intende mettere i cittadini italiani nelle condizioni di comprendere cosa vogliamo fare con la rivoluzione verde e la transizione energetica. Il nostro lavoro ci impone di cercare risposte a domande che ancora non conosciamo. Il compito delle istituzioni è proprio questo, anticipare i bisogni delle persone. Il cambiamento non va vissuto come un dramma. Anche per questo abbiamo realizzato delle video-lezioni sui green jobs per mettere a disposizione degli strumenti in grado di farci comprendere in che direzione andrà il futuro”.
Nella seconda parte del convegno dedicata al mondo delle imprese hanno preso parte Veronica Cremonesi (direttrice Education e formazione di Federchimica), Lorenzo Ferrando (scienziato dei materiali), Davide Viaggi (docente università di Bologna), Andrea Catizone (consigliere del ministro dell’Università e della ricerca con delega all’orientamento e al disagio giovanile) e Andrea Poltronieri (Unioncamere). Durante il dibattito si è ricordata l’importanza dell’orientamento nelle materie Stem (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica), necessarie per dare concretezza alla transizione ecologica.
Sulle competenze e il mercato del lavoro è infine è intervenuto il Ministro dell’istruzione e del merito Giuseppe Valditara: “Il tema del disallineamento tra domanda e offerta delle imprese nel settore green è drammatico. Secondo un dato Unioncamere, nel 2027, il 47% delle professioni green verrà disatteso. La formazione deve diventare sempre più personalizzata, bisogna fare delle scelte coerenti con il tipo di talento. Non possiamo sprecare le opportunità straordinarie che possono generare cittadini pienamente soddisfatti del proprio percorso di vita. C’è poi una richiesta forte della riforma del ‘4+2’ con cui gli studenti dei percorsi quadriennali potranno accedere direttamente a corsi altamente specializzati. La società del futuro è quella dove ci sarà sempre più contaminazione, non è un caso se oggi le imprese cercano anche diversi profili culturali, e che si stia parlando della possibilità di poter frequentare contemporaneamente due corsi di laurea. Il lavoro del futuro non può prescindere dal rapporto tra scuola e impresa. Il lavoro è un valore costituzionale, che va insegnato fin dalle scuole elementari. L’artigiano che innova arricchisce la società e i giovani devono capire questa importanza. Si tratta di un passaggio chiave per creare una scuola che guarda al futuro”.