Notizie dal mondo ASviS
Linee guida, strumenti operativi e nuove leve come l’intelligenza artificiale per accelerare sullo sviluppo sostenibile. Giovannini: Onu in difficoltà ma indispensabile. Presentato il Future paper dell’Alleanza sulla governance anticipante. 26/9/25
Un invito alle istituzioni internazionali e ai governi a spingere con più decisione sull’Agenda 2030 dell’Onu, dotandola di programmi e strumenti che ne facilitino l’adozione. È stato questo il filo conduttore dell’evento online “10 anni dell’Agenda 2030: progressi, ostacoli e prospettive future”, organizzato il 25 settembre dall’ASviS con la collaborazione della Rappresentanza permanente d’Italia presso le Nazioni Unite, Un Global Compact Italia e Sustainable development solutions network Italia. L’ASviS Live, moderato dalla giornalista del Tg3 Maria Cuffaro, si è tenuto simultaneamente a Roma e New York e ha raggiunto oltre 170mila persone, grazie anche alla diretta su Ansa e Rai per la Sostenibilità - Esg, a testimonianza dell’interesse vivo per lo sviluppo sostenibile.
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L’Onu non è più il soggetto aggregante di un tempo, indebolito sul piano economico e politico, e il multilateralismo attraversa una crisi profonda, tra veti incrociati e logiche di potenza. Proprio dal Palazzo di Vetro, poche ore fa, Donald Trump ha “bombardato” la transizione energetica. Eppure le Nazioni Unite non si fermano nella loro lotta. E a cinque anni dalla scadenza dell’Agenda 2030, mantenere gli impegni globali non è facile, ma resta possibile.
Lo ha ribadito in apertura Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’ASviS: “Non siamo stupidi, siamo ostinati, perché l’alternativa a un mondo sostenibile è solo un mondo insostenibile”. Ha ricordato che l’80% degli europei sostiene ancora l’Agenda 2030 e l’85% degli italiani chiede obblighi stringenti per le grandi imprese in merito ai danni ambientali. “Nonostante quello che sentiamo nelle dichiarazioni di alcuni leader politici, il supporto all’Agenda 2030 è ancora fortissimo”, ha sottolineato Giovannini, “e questo è merito dell’Onu. Dire che è in ‘morte cerebrale’ è un’esagerazione assoluta, perché in realtà l’Onu continua nelle sue battaglie attraverso le tante agenzie". Le difficoltà dell’Onu derivano dal fatto che alcuni Paesi con potere di veto bloccano gli sforzi della pace. Il direttore scientifico dell’ASviS ha respinto le fake news sul clima, ricordando che le imprese sostenibili crescono di più e che le persone chiedono “un capitalismo diverso, che rispetti persone, lavoratori, società e ambiente”. Poi ha citato il Patto sul futuro delle Nazioni Unite, che impegna i Paesi a darsi una “governance anticipante”, e l’articolo 9 della Costituzione italiana, che ora riconosce la giustizia tra generazioni: “Una novità straordinaria”. Proprio durante l’evento l’ASviS ha presentato il Future paper "Una governance anticipante per l’Italia", realizzato nell'ambito di Ecosistema Futuro.
Governance anticipante, come disegnare il futuro dell’Italia
Il documento ASviS, realizzato nell’ambito del progetto Ecosistema Futuro, propone un nuovo approccio per integrare gli scenari futuri nella definizione delle politiche pubbliche e tutelare così le prossime generazioni. 25/9/25
Maurizio Massari, rappresentante permanente d’Italia all’Onu, ha richiamato le difficoltà del quadro geopolitico: gli Stati Uniti si dissociano dall’Agenda 2030 e tagliano i contributi volontari, ma anche l’Occidente, in generale, non mostra coesione sul sostegno allo sviluppo sostenibile: “Basti vedere quante volte nei recenti discorsi dei leader occidentali l’Agenda 2030 e il Patto sul futuro sono stati pronunciati”. Massari ha denunciato una narrazione che riduce l’Agenda a un “universalismo ideologico che limita la sovranità nazionale” e ha richiamato il nodo cruciale del finanziamento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) e della riforma dell’architettura finanziaria internazionale: “Anche qui le posizioni dei Paesi restano divaricate: non solo tra Sud globale e Occidente, ma anche tra gli stessi Paesi del G7”.
È stata poi la volta di Phoebe Koundouri, presidente dello Sdsn Global climate hub, ricordando che gli SDGs furono concepiti per rispondere a crisi multiple: crescita stagnante, disuguaglianze, biodiversità, clima. Oggi solo il 17-18% degli Obiettivi è in linea. “Dobbiamo insistere sull’attuazione, magari rivedere alcune cose e includere strumenti come l’intelligenza artificiale”. Koundouri, membro del gruppo di scienziati incaricati da
António Guterres di redigere il Rapporto sullo sviluppo sostenibile globale (Gsdr) 2027, ha aggiunto: “Bisogna tradurre gli SDGs in percorsi implementabili, fino a oggi non c’è stato nessun programma Onu che ci ha aiutato ad applicarli. I governi hanno bisogno di spiegazioni dettagliate e chiare sulla struttura ottimale (politiche, strategie, investimento) per recepire e attuare gli Obiettivi”.
Ha portato il contributo delle Nazioni Unite, attraverso un messaggio letto da Mariarosa Cutillo, la direttrice esecutiva di Unfpa Diene Keita: “Gli SDGs rimangono la nostra stella polare. La storia dell’Agenda è fatta di successi e di arretramenti. I diritti delle donne sembrano minati, ma non ammettono compromessi. Senza investire nei giovani non si libererà la leadership di cui i Paesi hanno bisogno. Le scelte di oggi saranno l’eredità di domani”.
Con un videomessaggio è intervenuto Edmondo Cirielli, viceministro degli Esteri e della cooperazione internazionale, sottolineando che “anche a causa dell’instabilità del quadro geopolitico”, i passi avanti sull’Agenda 2030 “restano disomogenei”. Alcuni settori, come energia e infrastrutture, mostrano progressi, ma la maggior parte ristagna: salute, educazione, lavoro dignitoso, lotta alla povertà e alla fame. “Sono settori prioritari per la cooperazione italiana, quelli su cui lavoriamo di più, e coincidono con l'espressione delle nostre eccellenze nazionali”. Cirielli ha concluso che “la sfida più grande resta quella dell’eguaglianza, ma l’Africa, il continente più giovane e con il maggiore potenziale, rimane sistematicamente indietro. Per questo il Piano Mattei rappresenta un modello di partenariato ecosostenibile e l’Italia è pronta a fare la sua parte”.
Marco Riccardo Rusconi, direttore dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics), ha ricordato che la legge sulla cooperazione del 2014 aveva già anticipato i principi dell’Agenda 2030, superando i silos. Sull’aiuto pubblico allo sviluppo, ha aggiunto, l’Italia ha mantenuto gli impegni di bilancio, a differenza di altri Paesi, pur restando lontana dall’obiettivo dello 0,7% del Reddito nazionale lordo. “Le risorse sull’Agenda 2030 ci sono, ma mancano buoni progetti: servono qualità, ownership, sostenibilità di lungo periodo. Nelle cinque P dobbiamo dedicare più attenzione alle Persone, garantendo sostegno ai più vulnerabili”.
Patrizia Lombardi, co-presidente di Sdsn Italia, ha richiamato il ruolo delle università e delle comunità locali: “Nella prospettiva di un cambio di passo, di una cultura d’impatto, i nostri campus possono essere living lab di sperimentazione, da replicare nella società”. Ha aggiunto che l’obiettivo di Sdsn Italia è “portare a una territorializzazione dell’Agenda 2030, dunque avvicinarla molto ai cittadini. L’Agenda ha portato a un linguaggio comune, c’è un vocabolario all’interno delle università legato a questo. Questa grande eredità va coltivata”. Lombardi ha insistito sul valore dell’educazione: non solo competenze tecniche, ma educazione al futuro e alla sostenibilità, per colmare il mismatch sulle competenze green.
Filippo Bettini, presidente di Un Global Compact Network Italia (rete che raggruppa oltre 700 aziende italiane), ha rivendicando la validità dell’Agenda e il processo inclusivo con cui fu costruita, anche se “nell’implementazione prevalgono le ombre”. Due i catalizzatori per accelerare sugli SDGs: regolamentazione chiara e contributo delle imprese, soprattutto in termini di innovazione tecnologica, anche disruptive, come quella relativa all’intelligenza artificiale. “In Europa abbiamo sofferto nella trasposizione di regolamentazioni fondamentali come il reporting e la due diligence delle catene di fornitura. Di fronte a principi condivisibili, l’Europa ha risposto con un framework complesso. Il risultato è stato una certa disomogeneità tra le imprese europee e quelle che operano all’estero o hanno matrice extraeuropea”.
Carola Carazzone, segretaria generale di Assifero e di Philea, ha evidenziato il ruolo della filantropia per lo sviluppo sostenibile: “Non è un tappabuchi delle politiche pubbliche, ma può permettersi di sperimentare, innovare, investire nel lungo periodo. In Europa le fondazioni di comunità sono ormai 900, l’Agenda 2030 viene integrata in ogni parte, dalla gestione patrimoniale all’operatività. Crediamo tantissimo nella governance anticipante, il paper dell’ASviS è veramente ben fatto”. Ha citato l’iniziativa “Future chair”, con cui le fondazioni riservano una sedia vuota alle generazioni future nei propri organi decisionali.
Pierluigi Stefanini, presidente dell’ASviS, ha chiuso l’evento: “Non ci arrendiamo, anzi. Mai come oggi, in un contesto difficile e pericoloso, c’è bisogno di reagire e impegnarsi. Siamo ispirati dai valori di pace, democrazia, libertà, partecipazione democratica. Ci vuole lungimiranza, sguardo che guarda avanti, a chi verrà dopo di noi”. Stefanini ha ricordato l’enciclica Laudato Si’, che con l’ecologia integrale contribuì alla definizione dell’Agenda 2030, e le parole del segretario Onu Guterres, secondo cui sviluppo sostenibile, pace e diritti umani sono interconnessi: “Dobbiamo lavorare per una prospettiva di futuro sostenibile”.
L’evento ha segnato l’avvio del percorso verso il decimo anniversario dell’ASviS, che sarà celebrato nel corso del 2026.
