Sviluppo sostenibile
Lo sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri.

L'Agenda 2030 dell'Onu per lo sviluppo sostenibile
Il 25 settembre 2015, le Nazioni Unite hanno approvato l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, un piano di azione globale per le persone, il Pianeta e la prosperità.

Goal e Target: obiettivi e traguardi per il 2030
Ecco l'elenco dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals - SDGs) e dei 169 Target che li sostanziano, approvati dalle Nazioni Unite per i prossimi 15 anni.

Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile
Nata il 3 febbraio del 2016 per far crescere la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e per mobilitare la società italiana, i soggetti economici e sociali e le istituzioni allo scopo di realizzare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile.

Altre iniziative per orientare verso uno sviluppo sostenibile

Contatti: Responsabile Rapporti con i media - Luisa Leonzi
Scopri di più sull'ASviS per l'Agenda 2030

The Italian Alliance for Sustainable Development (ASviS), that brings together almost 300 member organizations among the civil society, aims to raise the awareness of the Italian society, economic stakeholders and institutions about the importance of the 2030 Agenda for Sustainable Development, and to mobilize them in order to pursue the Sustainable Development Goals (SDGs).
 

Notizie dal mondo ASviS

Barometro del Futuro: italiani concentrati sul presente, i giovani pensano al domani

L’indagine dell’Istituto Piepoli per ASviS sulla percezione dei prossimi anni. Due persone su tre focalizzate sull’oggi. Preoccupano costo della vita e lavoro. Ma il 70% richiede che si parli più di futuro. Grande fiducia nella scienza. 2/12/25

martedì 2 dicembre 2025
Tempo di lettura: min

Il futuro è, per sua natura, un territorio ignoto. Non sappiamo con certezza cosa accadrà, ma possiamo elaborare scenari sufficientemente precisi. Ma cosa ne pensiamo, oggi, del domani? Siamo ottimisti o pessimisti? Quali sono le minacce maggiori? Il futuro è già scritto o è nelle nostre mani? Queste sono solo alcune delle domande a cui ha risposto l’indagine “Barometro del Futuro”, prodotta dall’Istituto Piepoli in collaborazione con ASviS e lanciata in occasione del Future Day, l’evento organizzato nell’ambito di Ecosistema Futuro che si è svolto all’Ara Pacis di Roma il 2 dicembre. 

Cominciamo quindi con i numeri. Otto italiani su dieci dichiarano di pensare al futuro, ma solo la metà di loro lo fa spesso. A rifletterci di più sono i giovani, ma non i giovanissimi (under 20), proiettati nel presente. In generale la priorità di italiani e italiane resta il qui e ora: due persone su tre si dichiarano concentrate soprattutto sull’oggi. La propensione a pensare al futuro è più alta al Sud che al Nord, e raggiunge il suo massimo nei grandi centri.

Per quanto riguarda l’umore verso i prossimi dieci anni, è prevalentemente negativo: quasi un italiano su due si dichiara pessimista sulla traiettoria futura del Paese, e questa sensazione pervade un po’ tutte le età. Ma quando si parla di futuro personale la situazione si ribalta, e la maggioranza delle persone si dice positiva. “Viviamo il paradosso di un Paese in cui, nella percezione, la somma delle traiettorie personali è migliore della traiettoria collettiva”, si legge nell’indagine. Il Nord, inoltre, è più ottimista del Sud.

Ma questo futuro lo decidiamo noi? La risposta per quattro intervistati su dieci è sì. Una convinzione particolarmente salda tra i giovani, che si mostrano più propositivi. Tra i trend del prossimo decennio, quello che preoccupa di più è il costo della vita. Riguarda un po’ tutte le fasce d’età, ma raggiunge il picco negli under 35. “L’inflazione percepita, la precarietà economica e il timore di una riduzione delle opportunità plasmano un sentire generazionale che guarda avanti con ansia più materiale che tecnologica, tanto che l’AI viene considerata meno rilevante rispetto al tema del potere d’acquisto”, si legge nell’introduzione allo studio.

Siamo però troppo ego-riferiti. Quando l’indagine Piepoli ha chiesto chi stesse veramente pensando al futuro la risposta è stata molto significativa: nessuno. Forse un po' i giovani per motivi generazionali, ma politica e scuola no. Secondo due italiani su tre siamo un popolo di individualisti.

Quindi in cosa riporre fiducia? Nella scienza, prima di tutto. A seguire istituzioni internazionali e le persone, i vicini di casa, la nostra rete relazionale, la gente che incontriamo per strada. Mentre la frattura con istituzioni nazionali e media si allarga. I giovani hanno poca fiducia nei media tradizionali (e anche i social non godono di ottima salute), ma si nota una grande apertura verso le istituzioni sovranazionali, considerate più capaci di affrontare le sfide dei prossimi anni.

In Italia si parla troppo poco di futuro, è un altro dato che emerge dalla ricerca dell’Istituto Piepoli in modo chiaro. Sette italiani su dieci lo pensano, e tre su quattro chiedono di introdurre una “Scuola dei Futuri” capace di combinare tecnologia, intelligenza artificiale, cooperazione, cittadinanza consapevole e comprensione dei cambiamenti strutturali del Paese. Un’iniziativa, quella della “Scuola dei Futuri”, che è partita proprio in questi mesi grazie a Ecosistema Futuro.

Altro dato interessante: i giovani sono considerati da tutte le età i più svantaggiati, e solo un italiano su quattro crede che i governi agiscano nel loro interesse. Il principio di tutela delle generazioni future, inserito nel 2022 in Costituzione come modifica dell’articolo 9, è ancora poco conosciuto (solo un italiano su tre) e questo ne smorza la possibile efficacia. Ma tra i giovani la consapevolezza sale al 57%, confermando che il futuro, in Italia, “abbia un suo centro di gravità spiccatamente generazionale”.

Scienza e innovazione, nel complesso, raccolgono la fiducia di due terzi degli italiani. La spaccatura si apre invece sull’intelligenza artificiale: mentre per gli under 35 è motivo di speranza, gli over 54 sono preoccupati. L’AI piace molto al Sud, mentre il Nord la boccia.

Quali priorità per il futuro, quindi? Guardando al 2030, italiani e italiane ne indicano due: migliorare i servizi e restituire dignità al lavoro. Tema, quest’ultimo, particolarmente sentito dai più giovani. A livello territoriale, il Nord richiede più servizi, mentre il Sud più lavoro, affiancato a una concreta lotta alle diseguaglianze. Ma siamo tutti d’accordo che di cambiamenti, da fare, ce ne sono molti.

Scarica l’indagine dell’Istituto Piepoli

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