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Save the children: il 73% dei minori si connette a Internet quotidianamente
In Italia due giovani su cinque tra i 16 e i 19 anni hanno scarse o nessuna competenza digitale. Dalla tutela della privacy al cyerbullismo, l’Atlante dell’infanzia a rischio analizza l’impatto dell’innovazione sui giovani. 5/12/23
I minori sono sempre più connessi: tra il 2021 e il 2022 il 73% dei bambini e degli adolescenti tra i 6 e i 17 anni ha dichiarato di connettersi a Internet quotidianamente e il 65,9% di usare il cellulare tutti i giorni. E quasi il 60% delle bambine e dei bambini tra gli 11 e i 15 mesi passa del tempo davanti a uno schermo (televisore, computer, tablet o cellulare). È quanto emerge dal 14esimo Atlante dell’infanzia (a rischio) - Tempi digitali, realizzato da Save the children e dedicato all’analisi dell’impatto dei cambiamenti tecnologici e digitali su bambine, bambini e adolescenti.
Un’intera generazione da non perdere: sfide, diritti e opportunità dei minorenni
Crc denuncia il malessere dei giovani tra povertà educativa, abitativa e alimentare. Allarmanti i dati sugli omicidi e l’emergere di nuove forme di abuso. Insufficiente e disorganizzata l’offerta dei servizi sociali e sanitari. 29/11/23
Gli effetti del digitale non sono solo negativi: app e videogame possono migliorare alcune prestazioni celebrali, rafforzare la creatività e il problem solving e aumentare la partecipazione democratica dei giovani. L’esposizione prolungata a uno schermo, tuttavia, può causare deficit dell’attenzione, riduzione della memoria, diminuzione della durata del sonno e stili di vita più sedentari. Per cogliere le opportunità delle innovazioni tecnologiche occorre sviluppare una digital literacy, una alfabetizzazione digitale. Come evidenzia l’Atlante, tuttavia, nel 2021 in Italia solo il 45,7% della popolazione tra i 16 e i 74 anni aveva competenze digitali di base e due giovani su cinque tra i 16 e i 19 anni avevano scarse o nessuna competenza digitale.
Lo sharenting e la tutela della privacy
Ci sono rischi legati alla privacy dei minori, garantita dall’articolo 16 della Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia, ma spesso non tutelata. Le informazioni raccolte online vengono processate e utilizzate dalle grandi multinazionali per orientare i consumi e gli stili di vita. In alcuni casi, tuttavia, sono i genitori stessi a non essere consapevoli di questi rischi. È il caso dello sharenting (dall’unione delle parole share “condivisione” e parenting “genitorialità”), l’abitudine di pubblicare online immagini e informazioni personali (nome, data di nascita, abitudini) dei propri figli, anche piccolissimi. Come riporta la European pediatric association, circa l’81% dei bambini che vive nei Paesi occidentali è presente online prima dei due anni, una percentuale che sale al 92% negli Stati Uniti e scende al 73% in Europa. Tra i pericoli maggiori c’è lo sfruttamento delle fotografie e dei video dei minorenni per la creazione di materiale pedopornografico.
La dipendenza da Internet
Bambine, bambini e adolescenti utilizzano piattaforme, tecnologie e algoritmi che non sono stati progettati per loro, con conseguenze sul benessere e sulla salute mentale. In alcuni casi si può sviluppare, anche tra gli adulti, la “dipendenza da Internet” che include comportamenti online problematici, dallo shopping compulsivo al sovraccarico informativo, e ha ripercussioni sullo svolgimento delle attività lavorative o scolastiche e sui rapporti affettivi. Secondo uno studio condotto dall’Istituto superiore di sanità, il 13,5% delle ragazze e dei ragazzi di 11, 13 e 15 anni fa un uso problematico dei social media. Una ragazza su due e un ragazzo su tre dichiara di aver fallito nel tentativo di passare meno tempo online, sottolinea l’Atlante.
Tra disinformazione e cyberbullismo
Come riporta l’Atlante, l’Italia è il Paese europeo dove circola maggiore disinformazione: nei primi sei mesi del 2023 Facebook Italia ha rimosso oltre 45mila contenuti considerati “dannosi per la salute o di interferenza elettorale o sui censimenti”. I social network, inoltre, possono aumentare la polarizzazione delle opinioni e proporre contenuti in linea con il punto di vista dell’utente, rafforzandone le posizioni ed evitando il confronto con altre idee.
Un altro rischio connesso alla rete è il cyberbullismo: insulti e messaggi offensivi online sono condivisi velocemente e sono visibili a un pubblico ampio, con conseguenze negative amplificate. Nel 2022 in Italia il 15% degli adolescenti di 11, 13 e 15 anni ha subito atti di cyberbullismo e a essere prese maggiormente di mira sono soprattutto le ragazze.
Di Maddalena Binda