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L’ASviS per l’insegnamento dell’educazione civica nelle scuole
Il programma include anche la conoscenza dell’Agenda 2030 e l’Alleanza contribuirà con le sue iniziative per l’educazione allo sviluppo sostenibile. Molina: i problemi posti dall’attuazione della nuova legge. 7/8/2019
L’approvazione definitiva della nuova legge da parte del Senato ha sancito la reintroduzione dell’educazione civica nelle scuole italiane: almeno 33 ore all’anno, dalla prima elementare alla quinta superiore.
“Questa innovazione”, dichiara Stefano Molina, coordinatore del Gruppo di lavoro dell’ASviS sul Goal 4 ( Istruzione di qualità), “si presta a una doppia lettura. Da un lato l’ASviS saluta con grande soddisfazione il fatto che per “formare cittadini responsabili e attivi e promuovere la partecipazione piena e consapevole alla vita civica, culturale e sociale delle comunità” (art. 1), al riferimento imprescindibile della nostra Costituzione repubblicana venga affiancato un ormai altrettanto imprescindibile rinvio all’Agenda 2030 (art. 3). I pilastri dell’educazione civica per così dire tradizionale – conoscenza delle istituzioni italiane ed europee, promozione dei principi di legalità, diritti e doveri – vengono dunque rinforzati con nuovi pilastri, non meno fondamentali: quelli della solidarietà intergenerazionale e dell’educazione allo sviluppo sostenibile e alla cittadinanza globale”.
In tale prospettiva, potranno rivelarsi utili i corsi di formazione per gli insegnanti sull’Agenda 2030 già predisposti dall’ASviS in collaborazione con il Miur e in particolare il corso e-learning a disposizione di tutti gli insegnanti e il volume “Un mondo sostenibile in 100 foto” che sarà diffuso da settembre. Entrambi i programmi saranno reperibili sulla piattaforma Indire.
“Dall’altro lato”, avverte Molina, “la norma approvata solleva alcuni dubbi circa la sua concreta applicazione nella quotidianità delle scuole italiane, prevista già a partire dal prossimo anno scolastico. Un primo aspetto problematico riguarda la scelta di fare dell’educazione civica un insegnamento specifico: una materia da svolgere un’ora alla settimana, con tanto di voto. L’educazione del cittadino – tanto nell’accezione tradizionale, quanto nel nuovo orientamento verso lo sviluppo sostenibile e la cittadinanza globale – dovrebbe essere finalizzata non solo a un’adeguata conoscenza, ma soprattutto alla promozione di comportamenti virtuosi. Verso tale obiettivo devono concorrere tutte le discipline, anzi tutte le esperienze educative progettate nell’ambito dell’offerta formativa. Occorre chiedersi se e in che misura alla dizione “insegnamento trasversale”, ripetuta per ben cinque volte nella legge, corrisponderà un coinvolgimento e un’assunzione di responsabilità davvero corale da parte del corpo docente.
Una risposta sembrerebbe affiorare esaminando quanto prevede la legge in merito alla titolarità dell’insegnamento. Nelle scuole del primo ciclo (dalla primaria alle medie), l’insegnamento verrà affidato, in contitolarità, ai docenti dell’organico dell’autonomia. Nelle scuole superiori, invece, l’insegnamento sarà affidato ai docenti abilitati all’insegnamento delle discipline giuridiche ed economiche, sempreché presenti nell’organico dell’autonomia. Per ciascuna classe sarà individuato un docente con compiti di coordinamento. “Dunque viene introdotta una nuova materia”, prosegue Molina, “ma non sono previsti nuovi docenti appositamente formati per insegnarla. Inoltre, il nuovo insegnamento si baserà sul raggiungimento di equilibri non scontati all’interno delle autonomie scolastiche, dove dovranno essere ridefiniti i quadri orari e i carichi di lavoro degli insegnanti. È auspicabile – ma per nulla scontato - che la dimensione co-progettuale finisca per prevalere su quella negoziale”.
Infine, dalla nuova legge ‘non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica e l’amministrazione interessata provvede alla sua attuazione con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente’. “Si conferma così”, conclude il coordinatore del gruppo di lavoro dell’ASviS, “una debolezza persistente nel governo del sistema scolastico italiano, ossia lo scarso coordinamento tra la formulazione di obiettivi ambiziosi e la debolezza delle misure di accompagnamento e incentivazione: nell’ambito delle risorse già stanziate per la formazione (e dunque in sottrazione ad altre possibili finalità formative), la legge prevede che quattro milioni di euro, a partire dal 2020, siano destinati alla formazione dei docenti sulle tematiche afferenti all’insegnamento trasversale dell’educazione civica. Poiché le classi formate sono quasi 400mila, il conto è presto fatto”.
a cura di Donato Speroni