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Le donne di tutto il mondo non ricevono abbastanza test per la prevenzione
L’Hologic global women’s health index mostra che nel 2020 la maggior parte delle donne non si è sottoposta a screening per malattie cardiache e sessualmente trasmissibili, ipertensione e diabete, mettendo a rischio la propria salute. 13/10/21
Il quadro mondiale sulla salute delle donne è compromesso dalle disparità a livello globale nella prevenzione attraverso screening e test preventivi e, a prescindere dalle differenze di reddito, ogni Paese del mondo ha grandi margini di miglioramento in questa direzione. Con Taiwan in testa (69 punti su 100) e il Perù all’ultimo posto (36 punti su 100), infatti, nessun Paese raggiunge il 100 % sulla cura preventiva delle donne. Ad affermarlo è l’Hologic global women’s health index, un rapporto sulla salute delle donne di 116 Paesi del mondo, realizzato dall’azienda Hologic in collaborazione con Gallup e pubblicato lo scorso 21 settembre.
L’assistenza preventiva, spiega il dossier, è fondamentale per promuovere la salute e il benessere femminile e riesce a salvare la vita delle pazienti in caso di diagnosi precoci per le principali cause di morte nelle donne: malattie cardiache, obesità e diabete, cancro al seno e malattie sessualmente trasmissibili. Nel 2020, più di sei donne su dieci in tutto il mondo (1,5 miliardi) non sono state testate per nessuna delle principali malattie e il 40% non è stata visitata da un medico. Inoltre, soltanto una donna su tre (33%) in media ha dichiarato di essere stata sottoposta nell’ultimo anno a un test per l’ipertensione, la principale causa di morte nel mondo, che può portare a malattie cardiache, infarto e ictus.
Nello specifico, i test per l'ipertensione variano ampiamente nel mondo, da un massimo del 76% in Lettonia, che ha il punteggio più alto al mondo per la cura preventiva, a un minimo del 14% tra le donne della Costa d’Avorio e della Turchia, che si trovano nella condizione più penalizzante per ciò che concerne la prevenzione.
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Inoltre, nonostante l’obesità e le malattie legate al diabete siano la sesta causa di morte per le donne, meno di una donna su cinque (19%) ha riferito di essersi sottoposta a screening per il diabete nel 2020. I dati sul diabete sono diversificati a seconda dei Paesi e registrano il punteggio massimo del 46% di donne visitate in Portogallo e il minimo del 6% in Nigeria, dove l’Organizzazione mondiale della sanità stima che il diabete e la glicemia alta uccidano più donne che uomini ogni anno. Il tumore al seno si colloca all’ottavo posto tra le malattie per mortalità. In generale, soltanto il 12% delle donne ha dichiarato di essere stata sottoposta a test per lo screening dei tumori. In alcuni Paesi, le percentuali scendono in modo preoccupante, come in Pakistan, dove i tassi di tumore al seno sono i più alti dell’Asia, con soltanto l’1% di donne sottoposto a controlli medici nel 2020 per questa malattia.
Sebbene non siano le principali cause di mortalità femminile, le malattie e le infezioni sessualmente trasmissibili possono generare gravi effetti sulla salute della donna a lungo termine, tra cui problemi di fertilità e un aumento di rischio del tumore della cervice. Tuttavia, nel mondo solo una donna su nove (11%) ha dichiarato di essersi sottoposta a un test per le infezioni sessualmente trasmissibili negli ultimi 12 mesi e meno di una donna su dieci lo ha fatto in 56 Paesi. In controtendenza, quasi la metà delle donne provenienti da Paesi come Zambia (48%), Sudafrica (47%) e Tanzania (47%) che continuano ad avere tassi altissimi di infezioni da Hiv, ha dichiarato di essere stata testata nell’ultimo anno, anche grazie alla maggiore disponibilità di test, in particolare durante l’assistenza prenatale. In Giappone, Paese coinvolto in una controversia sul vaccino contro il papilloma virus umano (Hpv) che lo ha portato a sospenderne la raccomandazione, soltanto il 2% delle donne ha dichiarato di essersi sottoposta a una visita medica o test per qualsiasi malattia sessualmente trasmissibile.
I tassi di test nel 2020, spiega il dossier, potrebbero essere stati inferiori rispetto agli altri anni a causa della pandemia e delle difficoltà di accesso alle cure in ospedale, spingendo le donne a rinunciare ai controlli e alle procedure mediche considerate non emergenziali. Altre cause potrebbero essere la difficoltà di accesso ai servizi medici, la presenza di altre barriere e l’assenza di assicurazione sanitaria. L’accesso alle cure preventive è spesso legato ad altre variabili, come il livello di istruzione delle donne e il reddito pro capite e familiare delle pazienti.
I Paesi con punteggi molto alti, come Taiwan (69), Austria (67), Finlandia, Lettonia, Germania, Norvegia (65), infatti, registrano elevati livelli di istruzione femminile, fatta eccezione per l’Australia e la Nuova Zelanda, in cui l’impatto dell’istruzione superiore è quasi inesistente. Inoltre, i Paesi più forti dal punto di vista delle cure preventive sono anche quelli in cui si registrano redditi familiari e pro capite elevati, a eccezione degli Stati Uniti (con 61 punti su 100), in cui in media la popolazione spende il doppio degli altri Paesi per l’assistenza sanitaria, ma l’aspettativa di vita è inferiore. Con risultati leggermente al di sotto di Usa, Emirati Arabi e Vietnam (60), l’Italia ha ottenuto nell’Indice 58 punti su 100, al pari di Croazia, Kazakistan, Spagna e Uruguay. Agli ultimi posti, infine, si attestano la Repubblica del Congo, il Gabon (38), l’Iraq (37), il Venezuela (37) e il Perù (36).
di Viola Brancatella